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Interpretazioni visionarie e creatività nelle fotografie di Art Kane, arriva a Modena la mostra ”Visionary”

Colori decisi, erotismo e umorismo surreale sono i tre elementi alla base dell’arte illusionista di Kane. Modena celebra il fotografo e gli dedica un’importante retrospettiva a Palazzo Santa Margherita dal 25 giugno fino al 20 settembre 2015. Tutte le fotografie di...

Da oggi inaugura alla Galleria Civica di Modena ‘Art Kane. Visionary’, una grande retrospettiva dedicata al celebre fotografo a vent’anni dalla sua scomparsa e nel novantesimo anniversario della sua nascita, presenta per la prima volta in Italia un centinaio di fotografie classiche e inedite che hanno contribuito a formare l’immaginario visivo della seconda metà del Novecento.

 

MILANO – Colori decisi, erotismo e umorismo surreale sono i tre elementi alla base dell’arte illusionista di Art Kane. Modena celebra il fotografo e gli dedica un’importante retrospettiva a Palazzo Santa Margherita dal 25 giugno fino al 20 settembre 2015. Tutte le fotografie di Kane sono pervase dalla sua incontenibile passione per la vita, per l’uomo e per una cultura popolare da interpretare attraverso simboli. Le sue sono immagini pensanti, visioni che comunicano sempre un personalissimo punto di vista, sul razzismo e sulla guerra, sul misticismo o sul sesso, sulla moda o sulla musica. Nessuna preoccupazione di “stile”: la sua tecnica fotografica era intuitiva e disarmante nella sua semplicità, animata da una varietà impressionante di spunti, di improbabili angolazioni di ripresa, singolari ambientazioni e colori saturi. Nulla appare come ce lo aspetteremmo: le immagini suggeriscono, provocano, spiazzano, ma tocca a chi guarda completare il quadro.

 
MUSICA, SOCIETA’ E VISIONARIE RIFLESSIONI – Una parte della mostra sarà dedicata ai ritratti e alle celebri foto delle maggiori icone della musica degli anni Sessanta, una sezione non meno consistente all’impegno civile (soprattutto la lotta per i diritti civili degli afro-americani e degli indiani, il fondamentalismo religioso, il Vietnam, l’incubo nucleare di Hiroshima, il consumismo, il crescente degrado dell’ambiente), a visionarie riflessioni esistenziali ricavate dal ‘sandwich’ di più diapositive (una tecnica pionieristica in un’epoca senza Photoshop), a illustrazioni fotografiche dei testi di Dylan e dei Beatles e alla moda, senza dimenticare le evoluzioni della società americana, il tutto fissato con sguardo tanto originale e visionario da conquistarsi onori, premi e le copertine dei più prestigiosi rotocalchi internazionali. ‘Voglio comunicare gli elementi invisibili in una personalità’, diceva Art Kane, racchiudendo in poche parole tutta la sua poetica.

 
UN ARTISTA “INCONSAPEVOLE” – Art Kane è il leggendario fotografo che alle 10 di un mattino d’agosto del 1958 immortalò per la rivista ‘Esquire’ ben 57 leggende del jazz su un marciapiede della 126ma strada, ad Harlem, ignaro di aver creato l’immagine più significativa della storia del jazz, universalmente nota come ‘Harlem 1958’. Una fotografia che gli è valsa la medaglia d’oro dell’Art Directors Club di New York e così potente da ispirare un libro, un documentario del 1994 che ottenne la nomination all’Oscar (‘A Great Day in Harlem’), e più di recente un film di Spielberg, ‘The Terminal’ (2004), con Tom Hanks.

 
INNOVAZIONE E RITUALITÀ – In anni in cui la tecnologia delle macchine fotografiche, ancora analogiche, progrediva ad una velocità parossistica, il formato 35mm fu per Kane liberatorio: “Amo l’aspetto ritualistico del mezzo, il senso embrionico di perdermi nella finestra magica del mirino, l’incredibile gratificazione di trovarmi nel tempio da me stesso creato. Apparivo ridicolo con la mia giacca sulla testa perché nessuno usava coprirsela scattando con una 35mm, ma io amavo quell’alienazione, l’essere totalmente rimosso dal mondo esterno, come se avessi a disposizione un mio piccolo teatro personale”. Trent’anni prima di Photoshop, armato solo di un tavolo luminoso e di una lente di ingrandimento, Kane ha inventato l’immagine ‘sandwich’ montando due diapositive a registro nello stesso telaio. Sviluppando questa tecnica oltre ogni limite, Kane è divenuto un vero e proprio pioniere della narrazione fotografica, che ha condotto avvalendosi anche di metafora e poesia, trasformando, di fatto, la fotografia in illustrazione.

 

INTELLIGENZA, CREATIVITÀ E SENSIBILITÀ – ‘Penso ad Art Kane come ad un colore acceso, diciamo, come un sole color zucca in mezzo ad un cielo blu. Come il sole, Art fissa il raggio del suo sguardo sul suo soggetto, e quel che vede, lui fotografa, e di solito si tratta di un’interpretazione drammatica della sua personalità’. Così diceva di lui Andy Warhol. ‘Art Kane è stato un mio idolo – ricorda Franco Fontana – quasi un miraggio per me che lo ammiravo da lontano. Poi l’ho conosciuto nel ’77 ad Arles e siamo diventati fratelli di ‘colore’ legati da un rapporto indimenticabile di amicizia e di intimità. Era un uomo geniale, di grande intelligenza e creatività. Animato dal mito impossibile di un’eterna giovinezza e di una continua rinascita, mordeva la vita fino in fondo: voleva addirittura ricavarne un musical. Girava per New York in Velosolex e una sera mi portò al mitico Studio 54, arrivando vestito di tutto punto da cowboy. Adorava le donne e le fotografava con una sensibilità e un erotismo in cui mi ritrovavo appieno. Amava l’Italia dov’era venuto più volte, anche per dei workshop organizzati da me. Ipercritico con gli studenti, li strigliava senza pietà, provocandoli e incoraggiandoli a scavare sempre in profondità nel loro subconscio’.

 
FOTO DIVENTATE ICONE – L’obiettivo di Kane si è posato poi altre volte sui grandi della musica, di ogni musica, dai Rolling Stones a Bob Dylan, ai Doors, a Janis Joplin, ai Jefferson Airplane, e ancora Frank Zappa, i Cream, Sonny & Cher, Aretha Franklin, Louis Armstrong, Lester Young, creando una serie infinita di icone, come, una su tutte, quella memorabile degli Who avvolti nella bandiera britannica. Ma Kane è stato molto di più: uno dei veri maestri della fotografia del XX secolo, le cui immagini visionarie hanno influito sulla coscienza sociale di più di una generazione e lasciato un segno sulla cultura mondiale. Immagini che oggi sono nelle collezioni permanenti del Museum of Modern Art e del Metropolitan Museum of Art.

 
ART KANE E LA RIVOLUZIONE DELLA FOTOGRAFIA – Art Kane (1925-1995) ha lavorato per la moda, l’editoria, realizzato ritratti di celebrità, reportage di viaggi, e trattato il nudo con un occhio implacabile e innovativo. Nato nel Bronx, a New York, nel 1925 (la famiglia Kanofsky – questo il suo vero cognome – vi si era trasferita nei primi anni del ‘900, fra il 1900 e il 1910, dall’Ucraina) Kane ha combattuto la Seconda Guerra Mondiale in Francia Dopo la laurea con lode presso la Cooper Union, all’età di 27 anni è diventato il più giovane art director della storia entrando alla rivista ‘Seventeen’. Nel 1958 la consacrazione con il ritratto delle leggende del jazz su un marciapiede di Harlem. Ha poi attraversato gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta come una furia, rivoluzionando la fotografia commerciale, l’immagine di moda, il ritratto di celebrità e il nudo, grazie ad un utilizzo spericolato del grandangolo, di pellicole dai colori ipersaturati e di un umorismo surreale ad alto tasso erotico.Nel corso della sua carriera Kane è stato premiato da quasi tutte le organizzazioni di photo-design negli Stati Uniti e ha ottenuto importanti riconoscimenti da numerosi enti e società americane.

 
OLTRE LA REALTÀ – In pochi anni ha rivoluzionato la fotografia, scoprendo tecniche nuove e personalizzandone altre per liberarla dal suo presunto ‘verismo’. La fotografia di Kane è energia pura, vera immaginazione al potere: “La realtà per me non è mai all’altezza delle aspettative visive che genera”, ha detto. “Più che registrarla con le mie foto, mi preme condividere il modo in cui sento le cose”. Il suo vocabolario visivo si arricchiva anche di immagini concepite per essere guardate rovesciate a testa in giù e di geniali montaggi di due diapositive i suoi cosiddetti ‘sandwichs’, di cui questa mostra presenta numerosi esempi. ‘Uso il sandwich come uno strumento poetico per fuggire dal fotorealismo – ha detto Kane -. È come la vita: le cose accadono, ma non sono necessariamente drammatiche, finché non fai un passo indietro e ne catturi l’essenza basandoti sulla tua memoria. La memoria è straordinaria. Quando hai l’audacia di estrarre un’immagine dal mondo vivente e unidimensionale, hai eliminato odori, tatto, suono, e gli hai messo intorno una cornice eliminando la visione periferica. In questo senso nessuna foto è la verità, non importa quanto realistica sia l’immagine, o quanto normale sia l’obiettivo. Mentono tutte, perché noi montiamo sempre. Nella visione normale cogliamo una cosa alla volta, ma muoviamo sempre gli occhi combinando ogni cosa di continuo.’

25 giugno 2015

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