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I tesori della Fondazione Buccellati, 100 anni di storia dell’arte orafa

Dal 2 dicembre 2014 al 22 febbraio 2015, le monumentali sale del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti a Firenze accoglieranno un evento espositivo di grande fascino: ''I tesori della Fondazione Buccellati. Da Mario a Gianmaria...

Seguendo i canoni rinascimentali dettati da Benvenuto Cellini, uno dei massimi artisti di ogni epoca, Mario Buccellati, amico di Gabriele d’Annunzio, che lo definì il ”Principe degli orafi”, creava le sue opere, reinterpretandole in modo assolutamente personale, unico e facilmente riconoscibile. A lui, va il merito di aver fatto conoscere lo ”stile Buccellati” in tutto dal mondo, apprezzato dai membri delle case regnanti, da pontefici e uomini di cultura

MILANO – Dal 2 dicembre 2014 al 22 febbraio 2015, le monumentali sale del Museo degli Argenti di Palazzo Pitti a Firenze accoglieranno un evento espositivo di grande fascino: ”I tesori della Fondazione Buccellati. Da Mario a Gianmaria, 100 anni di storia dell’arte orafa” che presenterà una selezione di oltre 100 opere, tra gioielli, lavori di oreficeria e di argenteria disegnati da Mario e Gianmaria Buccellati, rispettivamente padre e figlio, divenuti due tra i nomi più significativi del panorama orafo mondiale. Buccellati rappresenta l’alta gioielleria italiana, fondata a Milano nel 1919.

LA MOSTRA – La rassegna si apre con un omaggio a Mario Buccellati (Ancona, 1891 – Milano, 1965). Saranno esposti alcuni tra i pezzi più preziosi ideati dal fondatore del marchio, come i bracciali, le spille o la tiara, lavorati a ‘tulle’ o a ‘nido d’ape’, vero segno distintivo di Casa Buccellati, in cui la finezza del traforo è esaltata dall’incastonatura dei brillanti e delle pietre preziose. La sua amicizia con il Vate è testimoniata da un bracciale in argento ritorto decorato con cinque lapislazzuli, contenuto in un astuccio firmato personalmente da d’Annunzio, da una collana in oro giallo, decorata con un berillo e rubini, offerta a Eleonora Duse come gioiello “prezioso, ancorché bizzarro”, da indossare come “serto ombelicale” e da oggetti quali portagioie e portasigarette con incisi motti e immagini cari al poeta e un portapillole recante l’iscrizione di una delle espressioni preferite da d’Annunzio, “Io ho quel che ho donato”.
Il percorso prosegue poi con la sezione dedicata a Gianmaria Buccellati (Milano, 1929), il cui talento precoce – disegnò il primo gioiello a dodici anni – fu incoraggiato dal padre per continuare la tradizione di famiglia. Tra l’altro fu proprio visitando nel 1968 il Museo degli Argenti, che Gianmaria prese spunto dalle bellissime opere della famiglia Medici, per creare le sue prime collezioni.

28 novembre 2014

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