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I luoghi dell’arte visti attraverso gli scatti di Ugo Mulas alla Triennale di Milano

Vastissimo è il lavoro di Ugo Mulas, maestro della fotografia italiana, sui luoghi espositivi dell'arte

MILANO – Dai reportage alle Biennali fino alla mostra “Vitalità del negativo”, lungo un percorso internazionale che si snoda attraverso le collezioni private d’Europa e d’America, i musei, le gallerie, la città stessa: vastissimo è il lavoro di Ugo Mulas, maestro della fotografia italiana, sui luoghi espositivi dell’arte. A questo lavoro è dedicata la mostra fotografica presentata dalla Triennale di Milano in collaborazione con Johan & Levi Editore: “Ugo Mulas. Esposizioni. Dalle biennali a vitalità del negativo”, a cura di Archivio Ugo Mulas e Giuliano Sergio. Un corpus di 120 opere – di cui molte inedite – esposte in Triennale fino al 26 agosto.

LE BIENNALI DI VENEZIA – Il fotografo documenta tutte le edizioni delle Biennali di Venezia dal 1954: la presenza di grandi maestri come Max Ernst e Gino Severini, i preparativi dell’allestimento di Alberto Giacometti, la supervisione di Carlo Scarpa, i ritratti di Fontana, Melotti e Chillida, la presenza dei galleristi, da Guido Le Noci a Leo Castelli, mostrano l’entusiasmo della grande festa umana e artistica dentro e fuori le stanze della manifestazione.

I MUSEI E LE MOSTRE INTERNAZIONALI – Alla fine degli anni Cinquanta, Mulas osserva il rapporto dei visitatori con le opere nei musei: le immagini nelle sale del Louvre, dell’Ermitage e del Pergamon Museum raccontano l’esperienza del pubblico, il rito collettivo della visita ai grandi capolavori del passato. Gioiosi e rivoluzionari, gli anni Sessanta metteranno in discussione l’idea stessa di esposizione: nelle fotografie di Mulas si ritrova la storia di questa sfida. Già nel 1962 il fotografo documenta “Sculture nella città”, una mostra curata da Giovanni Carandente, che invita cinquanta scultori internazionali – tra cui Giacomo Manzù, David Smith e Pietro Consagra – ad esporre le proprie opere nelle antiche vie e piazze di Spoleto. Nel 1964 Mulas compie il suo primo viaggio a New York. Le immagini mostrano le sale della Malborough Gallery, le abitazioni dei collezionisti americani Scull e Tremaine, le istallazioni di George Segal al Jewish Museum, la personale di Calder al Guggenheim e un enigmatico Marchel Duchamp davanti alle sue opere esposte al MoMA.

LA FINE DI UNA STAGIONE – La Biennale del 1968 segna la fine di una stagione, la crisi delle istituzioni museali, la critica al collezionismo e alla privatizzazione dell’arte. Con gli eventi “Campo urbano” (1969) e il decennale del “Nouveau Réalisme” (1970) Mulas segue il tentativo delle neo avanguardie di coinvolgere gli spettatori in azioni estetiche, condivise ed effimere. Nel 1970 il fotografo è chiamato a Roma da Graziella Lonardi Buontempo a documentare la mostra “Vitalità del negativo”: coglie il pubblico nelle istallazioni di Pascali, Alviani, Marotta e Mauri, le sale vuote di Boetti, Paolini e Anselmo e le istallazioni dei molti artisti presenti alla rassegna. Tra le immagini più significative ritroviamo Mulas riflesso nelle opere di Fabro, di Vettor Pisani e negli specchi di Pistoletto: l’analisi delle opere coincide con l’indagine del fotografo sull’autoritratto. L’istallazione sonora di Kounellis sarà l’occasione per interrogarsi sui limiti della fotografia: Mulas realizza la “Verifica 3 – Il tempo fotografico.”

L’INIZIO DI UNA NUOVA FASE DEL LAVORO FOTOGRAFICO DI MULAS – “Vitalità del negativo” inaugura una nuova stagione: l’ingresso delle avanguardie nel museo, ma anche il progressivo allontanamento di questo autore dalla documentazione dell’arte verso nuove prospettive di ricerca. Si chiude così, insieme a un percorso esistenziale e artistico del fotografo, il percorso espositivo di questa mostra.

 

3 agosto 2012

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