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I dieci personaggi letterari da NON invitare al cenone di Natale

La letteratura è ricca di personaggi indimenticabili, nel bene e nel male. In questo periodo di festa, l'Huffington Post ha deciso di stilare una classifica molto particolare, quella dei 10 con cui non vorremmo mai condividere la tavola per il pranzo/cena di Natale...

Da Miss Bates di “Emma” alla donna di Bath de “I racconti di Canterbury”, ecco i personaggi della letteratura che non vorremmo alla nostra tavola per Natale

MILANO – La letteratura è ricca di personaggi indimenticabili, nel bene e nel male. In questo periodo di festa, l’Huffington Post ha deciso di stilare una classifica molto particolare, quella dei 10 con cui non vorremmo mai condividere la tavola per il pranzo/cena di Natale. Sulla selezione dei nomi è necessaria una precisazione: non sono stati considerati i mostri (si tratti delle creature della notte come Dracula, o di persone veramente mostruose come Annie Wilkes di Misery). No, i personaggi da non invitare sono esseri umani a tutti gli effetti – uomini, donne o bambini – che, per qualche loro caratteristica, finirebbero per rovinare la festa.

Miss Bates da “Emma” (Jane Austen) – La zitella chiacchierona descritta dalla Austen è piuttosto amichevole, ma al momento del dolce e dopo aver bevuto qualche bicchierino in più potrebbe venirvi l’irrefrenabile tentazione di dirle di chiudere la bocca. Gli amanti del romanzo della scrittrice inglese sanno anche quanto possa diventare imbarazzante la signora – ad esempio mettendosi a piangere al vostro picnic dopo essere stata rimproverata.

Frank Begbie da “Trainspotting”, “Colla” (Irvine Welsh) – Nel racconto breve del 2009 “Elspeth’s Boyfriend”, tutto incentrato sulle avventure del sociopatico scozzese più amato di sempre, passiamo il Natale niente meno che con la famiglia di Begbie. Ovviamente non fila tutto liscio. Frank offende il fidanzato della sorella e arriva ad aggredirlo sopra il tavolo da pranzo. Scena piuttosto divertente da leggere, ma penso proprio che vi nascondereste nel camino prima di permettere a Begbie di entrare in casa vostra.

Meursault da “Lo straniero” (Albert Camus) – Natale in famiglia, spesso, significa recitare. Gioire per un regalo non voluto, mostrare interesse per i racconti di vecchie zie, cose così. A tutto c’è un limite, però, e l’ultima componente che vorreste aggiungere a questo mix improbabile è un depresso cronico, nel bel mezzo di una crisi esistenziale e con nessuna intenzione di adattarsi alla situazione.

Victor Frankenstein da “Frankenstein” (Mary Shelley) – Non si può negare, paventerebbe i bambini a morte. Il sangue sotto le unghie, il vago odore di corpo in putrefazione e lo sguardo spettrale farebbero scoppiare a piangere i più piccoli in meno di un secondo. Allo stesso tempo il melodramma e l’auto compiacimento potrebbero annoiarci a morte. Meglio lasciarlo a Ginevra.

Patrick Bateman da “American Psycho” (Bret Easton Ellis) – A pensarci bene, inserire Bateman nell’elenco contraddice il “niente mostri” di cui parlavamo all’inizio. Ma se vostra sorella portasse il banchiere psicopatico di Bret Easton Ellis a casa per Natale, il cannibalismo e i ratti sarebbero i problemi minori. Vogliamo parlare delle chiacchiere senza fine, e senza patos, sul suo lavoro e gli elettrodomestici?! Ironia o meno, a nessuno piace annoiarsi.  

Veruca Salt da “La fabbrica di cioccolato” (Roald Dahl) – Nella migliore delle ipotesi, i bambini a Natale sono concentrati di stupore, amore e gratitudine. Nella peggiore, somigliano a Veruca Salt e frugano tra montagne di regali piangendo, perché non hanno ricevuto il pony che volevano. Sempre restando tra i personaggi di Dahl, inviteremmo a cena la Signorina Trinciabue, gli zii di James oppure il coccodrillo Enorme prima di una ragazzina capace di buttare nella pattumiera i vostri regali in un lampo.

Dexter Mayhew da “Un giorno” (David Nicholls) – Lo sappiamo, lo sappiamo, “Un giorno” è una storia d’amore. E non solo questo, ma la più amata del 2011. Qui non parliamo tanto del Dexter redento di fine libro, ma della sua incarnazione negli anni ’90.

Piggy da “Il signore delle mosche” (William Golding) – Non è una questione di peso. Certo non lesineremmo sul cibo a Natale, soprattutto quando si parla di un bambino che viene da un’isola deserta. In realtà il fatto è che Piggy, con i suoi occhiali rotti, i lamenti e l’intellettualismo ostentato, non è esattamente una persona divertente.

Robert Cohn da “Fiesta: Il sole sorgerà ancora” (Ernest Hemingway) – Geloso, odioso e violento, il pugile che entra ed esce dal romanzo di esordio di Hemingway come un cattivo odore sarebbe un ospite davvero orribile. Detto questo, chiunque dei bevitori che popolano i libri sulla “generazione perduta” finirebbero per guastare i brindisi con le loro critiche pungenti, senza parlare del fatto che vi svuoterebbero il mini-bar molto prima delle 11.

La donna di Bath da “I racconti di Canterbury” (Geoffrey Chaucer) – Ogni pranzo di Natale che si rispetti ha bisogno di narratori ma il Natale è una cosa di famiglia. Il racconto della donna di Bath su sesso e matrimonio può essere adatto per gli avventori di un bar, ma per dei bambini? Meglio di no.

Roberta Turilazzi

24 dicembre 2013

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