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”Contaminazione”: una mostra personale dedicata alla fotografia di Maria Mulas

รˆ allestita fino al 25 gennaio 2013 presso l'exfabbricadellebambole di Milano una personale dedicata a Maria Mulas dal titolo ''Contaminazione'': una selezione di opere che, come scrive il pittore Gustavo Bonora, ''nel far brillare l'estroso istante selettivo dello 'e lโ€™acume elettivo dell''obiettivo', segnano il salto di qualitร  estetico della fotografia nel museo postmoderno''...

L’esposizione è allestita presso l’exfabbricadellebambole di Milano fino al 25 gennaio

MILANO – È  allestita  fino al 25 gennaio 2013 presso l’exfabbricadellebambole di Milano una personale dedicata a Maria Mulas dal titolo “Contaminazione”: una selezione di opere che, come scrive il pittore Gustavo Bonora, “nel far brillare l’estroso istante selettivo dello ‘scatto’ e l’acume elettivo dell’‘obiettivo’, segnano il salto di qualità estetico della fotografia nel museo postmoderno.”

 

LE OPERE IN MOSTRA – “In mostra esporremo circa dodici opere, quasi tutte di un metro per un metro e mezzo”: con queste parole l’autrice stessa ha presentato la sua personale. “L’esposizione si concentrerà sui luoghi e le architetture: i sanpietrini del ciclo ‘Omaggio a Galla Placidia’, quelli verdi, fatti da me nel 1994 a Ravenna, proprio all’entrata della Basilica di Santa Apollinare in Classe, un dittico di pavimenti del ’500, ‘Prospettive I e I’, un particolare di una finestra bruciata dal sole del 1990, ‘Luce al Tramonto’.” A queste si aggiungono i ritratti doppi: “quello di Joseph Beuys fatto nel 1984 a Dusseldorf e di Bruce Nauman, ritratto, sempre nell’84, nella sua casa nel New Mexico e quello di Claes Oldenburg e di sua moglie Coosje Van Bruggen, in occasione della Biennale di Venezia del 1984 . ‘Andy Warhol con frati’ con alle sue spalle il Cenacolo giallo.” E poi l’opera che dà il titolo alla mostra: “‘Contaminazione’, un grande e lungo lavoro di un metro per 2 metri e mezzo quasi: lo scoppio di una bomba, un cielo con una x rossa e una scritta in giapponese che lascia poco all’immaginazione ‘fine’.”

LA RICERCA DELL’ARTE NEI PARTICOLARI BANALI – “Questi lavori sono tutti di grande ricerca e riflessione”, afferma Maria Mulas spiegando il senso delle sue fotografie, che mirano a mettere in evidenza l’arte  “anche nei particolari più banali e ed apparentemente ovvi, come un sasso, o una mattonella. Do loro risalto e vita”, prosegue l’artista, “grazie alla mia ricerca costante della luce. Non ho mai usato flash o cavalletto, in tutto il mio lungo lavoro. Ho voluto dimostrare che anche da un semplice scatto si può andare oltre e dare un altro significato allo scatto primario.”

GILLO DORFLES: NON SEMPLICI FOTOGRAMMI MA “OPERE VISIVE” – Fa eco alle parole della fotografa Gillo Dorfles, illustre filosofo e critico d’arte italiano, che afferma: “Tra i tanti tentativi di dare una sistemazione alle infinite sfaccettature dell’‘arte fotografica’, forse una delle distinzioni più accettabili potrebbe essere posta tra due grandi categorie: quella di coloro che, infatuati d’ogni artificio tecnico si valgono di tutti i mezzi – meccanici, chimici, ottici – per una sapiente manipolazione dell’immagine; e quella di coloro che per contro, affidano tutto il risultato dell’operazione all’occhio, al momento dello scatto, alla valutazione psicologia del personaggio ritrattato, all’atmosfera dell’ambiente o del paesaggio. Maria Mulas appartiene indubbiamente al secondo gruppo, anche se ha saputo e voluto darci molti esempi di ‘manipolazione’ della pellicola attraverso sovrapposizioni, giustapposizioni, embricazioni dell’immagine primitiva. Ma anche nei casi più insoliti e arrischiati, si tratta sempre d’un uso ‘normale’ della fotografia, che non viene modificata chimicamente e otticamente, ma si trasforma sempre seguendo l’idea progettuale dell’artista. Non si tratta più, allora, di semplici fotogrammi, più o meno riusciti dal punto di vista ‘retinico’, quanto di ‘opere visive’ (preferisco non pronunciare l’abusata parola ‘fotografia d’arte’) […]”.

 

21 dicembre 2012

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