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Arte Luoghi Propaganda, la ”Grande Guerra” vista attraverso gli occhi degli artisti

Dopo cento anni da uno degli eventi più terribili della storia, si guarda alla Grande Guerra tramite gli occhi degli artisti. Occhi che hanno visto il fervore, il clamore e poi gli orrori e la distruzione del Conflitto mondiale. Nasce da questa voglia di uno sguardo...

“La Grande Guerra. Arte Luoghi Propaganda” , una mostra che da aprile è arrivata alle Gallerie di Piazza Scala a Milano, alle Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli e Palazzo Leoni Montanari a Vicenza. In mostra fino al 23 agosto quasi 500 opere del Conflitto mondiale visto con gli occhi degli artisti

 

MILANO – Dopo cento anni da uno degli eventi più terribili della storia, si guarda alla Grande Guerra tramite gli occhi degli artisti. Occhi che hanno visto il fervore, il clamore e poi gli orrori e la distruzione del Conflitto mondiale. Nasce da questa voglia di uno sguardo alternativo l’allestimento della mostra che “si propone di indagare con un taglio innovativo le ragioni di un conflitto che tanto profondamente ha inciso sui destini dell’Europa e del mondo. L’esposizione vuole commemorare oggi – in tempi di grave crisi, di tensioni culturali e politiche mondiali – quegli avvenimenti e quei sacrifici e, allo stesso tempo, essere un monito, rivolto in particolare alle nuove generazioni, a riscoprire i valori della pace e dell’armonia fra i popoli”. La mostra si articola in tre sedi italiane – Milano, Napoli e Vicenza – proprio per la scelta di ricordare il carattere nazionale del conflitto. La Grande Guerra espone in totale quasi 500 opere – provenienti dalle collezioni di una sessantina di Musei pubblici italiani e stranieri e da una trentina di collezioni private. Nell’ampio Salone Scala delle Gallerie milanesi, si potranno ammirare capolavori raramente o mai esposti, in quanto la loro dimensione imponente rende difficoltoso non solo il trasporto ma anche un allestimento che li supporti e li valorizzi, consentendone la fruizione pubblica.

 

SGUARDI ARTISTICI – La mostra propone uno sguardo nuovo – quello degli artisti – su un periodo che va dalla Belle Époque al Fascismo, uno sguardo che svela le tensioni sociali ed esistenziali che precedettero e portarono a un conflitto di entità mai vista e che, successivamente, nel tentativo di ricostruire un ordine dopo il caos, condussero al Fascismo. Lo sguardo dei pittori-soldato impegnati al fronte, da dove descrivono umanità ferita, paesaggi modificati e luoghi di battaglia che ancora oggi portano il segno della distruzione, rivelato dalla fotografia contemporanea. Lo sguardo sui muri delle strade cittadine da dove la propaganda dilaga oltre le pagine dei giornali, con immediatezza ed efficacia, per coinvolgere e suscitare il consenso di una popolazione, lontana e spesso ignara, chiamata in nome dell’Amor di Patria e del senso del dovere a offrire supporto economico e aiuti di vario genere alla macchina della guerra. Il racconto della fine di un’epoca attraverso l’incontro con grandi artisti italiani e capolavori mai visti, che hanno cambiato l’arte dell’Italia tra un secolo e l’altro. Un percorso per comprendere quanto la Grande Guerra debba considerarsi come il decisivo punto di svolta rispetto alla civiltà ottocentesca e, di fatto, la porta di ingresso del mondo a noi contemporaneo.

 
ATTIVITA’ DI APPROFONDIMENTO – Le iniziative collaterali previste per tutta la sua durata vedranno al lavoro un altro centinaio di persone tra storici dell’arte, attori e musicisti, per la realizzazione, nelle tre sedi, di attività culturali, didattiche e di approfondimento destinate a coinvolgere i pubblici più diversificati. Un ruolo importante è affidato anche alla multimedialità che offrirà ai visitatori la possibilità di approfondimenti e di percorsi paralleli e complementari a quello espositivo tradizionale.

 

IL CINEMA DELLA GRANDE GUERRA – Una importante rassegna cinematografica sul tema della Grande Guerra, in collaborazione con la Fondazione Cineteca Italiana di Milano, presenta oltre sessanta titoli realizzati in un arco di tempo che va dagli anni Dieci del Novecento ai giorni nostri. La rassegna, in corso presso le Gallerie di Piazza Scala a Milano fino al 30 luglio, verrà in parte proposta anche presso le Gallerie d’Italia di Vicenza e Napoli. Per ampiezza, diversità, rarità e qualità delle opere, il programma cinematografico è uno dei più esaustivi mai progettati sull’argomento. Documentari si alternano a opere d’invenzione, pellicole indimenticabili – che dimostrano quanto l’Italia abbia partecipato all’affermazione del cinema muto – si affiancano a film più recenti, aiutando a seguire le mutazioni di un linguaggio che si confronta nel tempo con uno dei momenti più sconvolgenti della storia dell’umanità.

 

UNA MOSTRA IN TUTTA ITALIA – Nelle tre sedi il visitatore avrà la possibilità di approfondire diversi aspetti artistici legati alla rappresentazione del conflitto, dagli anni che lo precedettero sino a quelli che lo seguirono, e che portarono al Fascismo:

 

A MILANO – LA GRANDE GUERRA. ARTE E ARTISTI AL FRONTE – si indagano i movimenti artistici, partendo dalla stagione dorata della Belle Époque, con il Liberty, o Art Nouveau, il Simbolismo e il Divisionismo, per poi focalizzarsi sui pittori e sugli scultori che parteciparono in prima persona al conflitto e sull’affermarsi delle nuove avanguardie, come il Futurismo, che rappresentarono un decisivo punto di svolta rispetto alla società ottocentesca. Dopo una riflessione sugli anni contraddittori e devastanti della guerra, la rassegna si conclude sulle opere destinate alla celebrazione della vittoria e alla costruzione del mito della Grande Guerra, in anni che in parte coincisero con l’ascesa del Fascismo. Il percorso espositivo, che comprende oltre duecento opere, è articolato in quattro grandi sezioni: due indagano gli anni prima della guerra, le altre due sono dedicate agli anni durante e dopo il conflitto.

 

A NAPOLI – LA GRANDE GUERRA. SOCIETÀ, PROPAGANDA, CONSENSO – si racconta la nascita della comunicazione di massa avvenuta in occasione del conflitto, il cambiamento di prospettiva, di temi e anche di linguaggio. Qui l’attenzione non è tanto sugli eventi bellici, quanto sulle emozioni che si vogliono far percepire e sulle azioni che si vogliono suscitare lontano dal fronte – dalla pietà all’orrore, dal riscatto dopo Caporetto a una nuova presa di coscienza da parte dell’intero Paese. Oltre a un centinaio di manifesti originali – che rendono la popolazione partecipe dell’evento portando la voce delle retrovie, la responsabilizzano, la convincono a fornire supporto economico e aiuti di vario genere – un allestimento multimediale contribuisce ad approfondire l’evoluzione del conflitto. Il visitatore è accompagnato da un continuo confronto con manifesti stranieri, da musiche – tra composizioni d’autore, brani musicali e canzoni di guerra – che testimoniano il momento storico e da un approfondimento su un nuovo linguaggio del Novecento, il cinema, che da allora ebbe un successo crescente.

 

A VICENZA – LA GRANDE GUERRA. I LUOGHI E L’ARTE FERITI – protagonisti sono gli artisti-soldato, coloro che sono stati diretti testimoni della guerra, sia perché vi parteciparono in qualità di volontari sia perché operarono in veste ufficiale di reporter con l’incarico di documentare gli eventi. Circa centotrenta opere testimoniano, attraverso dipinti e disegni, la realtà del fronte italiano, gli aspetti quotidiani della vita dei combattenti in trincea e la devastazione di un paesaggio umano e naturale divenuto tra i teatri più cruenti del conflitto. Ad attestare che nulla venne risparmiato, una sezione della mostra ricostruisce la vicenda relativa ai gravi danni subiti dalla Gipsoteca di Possagno e in particolare dai bellissimi gessi di Antonio Canova ridotti in molti casi a volti e corpi mutilati. Sarà inoltre presentata una sezione fotografica con scatti di Luca Campigotto realizzati nel 2013 nell’ambito del progetto Teatri di guerra dedicata a quelle testimonianze della guerra di montagna – percorsi, sentieri, trincee, forti, postazioni, gallerie, grotte – che in cento anni la natura non è riuscita né ad assimilare né a cancellare del tutto.

15 giugno 2015

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