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Daniele Manca, ”Si legge meno perché l’editoria non è riuscita a mantenere la propria specificità”

''Gli editori per lungo tempo sono stati impegnati a tagliare i costi perché i profitti non venivano garantiti, dimenticando quale fosse il loro mestiere: vendere i giornali.'' E' quanto afferma Daniele Manca...

Il vicedirettore del Corriere della Sera presenta le novità che riguardano oggi lo storico quotidiano di via Solferino, in primis il nuovo formato, più compatto, e analizza perchè oggi si leggono meno libri e quotidiani cartacei

MILANO – ”Gli editori per lungo tempo sono stati impegnati a tagliare i costi perché i profitti non venivano garantiti, dimenticando quale fosse il loro mestiere: vendere i giornali.” E’ quanto afferma Daniele Manca, il vicedirettore del Corriere della Sera, da oggi in edicola con un nuovo formato, più compatto, e diverse novità che lo stesso vicedirettore ci presenta in questa intervista.

Oltre al cambio del formato, quali sono le principali novità del Corriere della Sera dal punto di vista editoriale?

La maggiore novità è che la pagina delle opinioni, fino a ieri relegata al secondo sfoglio legato alla cultura, viene portata più avanti. Si dà quindi molta più importanza ai tre “editorialini” e ai commenti. Il Corriere della Sera ha sempre ritenuto di essere una piattaforma di opinioni, quindi non necessariamente i nostri editorialisti devono essere tutti d’accordo su specifici argomenti. Anzi, ci deve essere un dibattito che favorisce un ruolo che il quotidiano non può dismettere, ovvero quello di contribuire alla formazione dell’opinione pubblica attraverso le opinioni dei nostri editorialisti. Un po’ quello che avveniva nei salotti letterari del ‘700, una cosa che con l’avvento del web sembrava non essere più importante.

Qual è il marchio di fabbrica del Corriere in ambito culturale?

Il settimanale “La Lettura” è stato definito un grande azzardo: mentre la rete diventava regina delle opinioni e della cultura, abbiamo deciso di lanciare un settimanale di carta perché, come avviene nel rapporto tra cartaceo ed ebook, con la carta l’opinione viene reificata. Ciò dimostra quanto il Corriere della Sera ritenga importante non soltanto la cultura delle “Accademie”, ma dia spazio ad una cultura dove si confrontano diversi modi di vedere ed affrontare il dibattito intellettuale, in un momento di fortissima trasversalità: ogni filone tenta di riunificare sotto il proprio “ombrello” tutte le varie scienze, umanistiche o scientifiche, ma oggi, grazie al linguaggio di internet, possiamo vedere come le intersecazioni tra i vari saperi e le varie scienze sia fondante di una cultura che facciamo fatica a delineare in un modo antico.

In Italia si leggono sempre meno libri e giornali. Da cosa dipende?

 I giornali sicuramente stanno vivendo un momento di difficoltà. Le copie replica sull’Ipad han supportato la situazione, ma quello che è successo è che l’editoria quotidiana non è riuscita a far capire la propria specificità. Ciascun tipo di prodotto deve avere un pubblico, un mercato, una specificità che spinga le persone ad acquistarlo. Erroneamente, per molto tempo si è pensato che i quotidiani fossero soltanto dei portatori di notizie: hanno potuto reggere per un po’ a chi era più veloce come tv e radio, ma non hanno retto più ad internet, in quanto la quantità di informazioni e la velocità erano talmente elevate che il quotidiano non era più competitivo. Si sono quindi perse le caratteristiche reali del quotidiano che ne hanno sempre garantito una propria specificità, che è quella della gerarchia e della contestualizzazione degli eventi. Prima dell’avvento di radio e tv, i quotidiani fornivano un servizio basico aggiunto a quello informativo; oggi quello che devono fare i quotidiani è selezionare nel “rumore di fondo” fortissimo sulla rete le notizie più importanti. La gerarchia e la contestualizzazione sono decisive per comprendere la notizia, non basta essere informati. Gli editori per lungo tempo sono stati impegnati a tagliare i costi perché i profitti non venivano garantiti, dimenticando quale fosse il loro mestiere: vendere i giornali.

Quanto hanno influito i libri e la lettura nel suo percorso, sia professionale che umano?

I libri sono importantissimi. Quando il piacere ti arricchisce senza darti l’impressione di fare fatica è la cosa migliore. Riflettendo sulla lettura di un libro, oltre la trama, escono connessioni con il mondo del lavoro, con la tua vita. CapiSco poco quelli che non leggono, perché non comprendono quanto leggere sia arricchente dal punto di vista del lavoro, dei rapporti con gli altri.

24 settembre 2014

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