Sei qui: Home » Libri » Alberto Rochira, ”Le politiche culturali non devono privilegiare solo i grandi eventi”

Alberto Rochira, ”Le politiche culturali non devono privilegiare solo i grandi eventi”

Senza fondi adeguati la cultura soffre, e con essa si abbassano la civiltà di un popolo, la qualità della vita e il livello dei ragionamenti e dei sentimenti”. E’ quanto dichiarato da Alberto Rochira, giornalista friulano collaboratore di diverse testate locali e nazionali e agenzie di stampa...

Il giornalista friulano analizza lo stato della cultura in Friuli-Venezia-Giulia e spiega cosa occorrerebbe fare per continuare a garantire livelli di offerta culturale adeguati in ambito locale

 

MILANO – “Senza fondi adeguati la cultura soffre, e con essa si abbassano la civiltà di un popolo, la qualità della vita e il livello dei ragionamenti e dei sentimenti”. E’ quanto dichiarato da Alberto Rochira, giornalista friulano collaboratore di diverse testate locali e nazionali e agenzie di stampa (tra cui Ansa, Il Piccolo, Consumatori, Il Sole 24 Ore e con l’Agenzia di Comunicazione Gruppo Rem) occupandosi prevalentemente di cultura e politica. Rochira lavora in una regione, il Friuli-Venezia-Giulia, ricca di iniziative culturali in ogni campo, ma che anch’essa vittima della crisi e di scelte politiche che hanno levato fondi alla cultura. Nonostante l’impegno di  Comune e Regione per assicurare livelli di offerta culturale adeguati, Rochira sottolinea l’importanza di affidarsi agli stati generali della cultura per valorizzarne l’apporto democratico dal basso, cercando nuove idee e inedite sinergie. Invece di continuare a privilegiare i grandi eventi, anche la politica culturale dovrebbe farsi più attenta e minuziosa, entrando nelle pieghe della società per ascoltarla soprattutto.

 

Come nasce la sua passione per la lettura?
Faccio il giornalista di professione, e dunque la  passione per la lettura si accompagna ovviamente a quella per la scrittura. E questa è nata sin dall’infanzia e dall’adolescenza, quando anche attraverso il confronto con gli autori classici prima, e con quelli più all’avanguardia poi, si cercano modelli, punti di riferimento e di identificazione,  ideali per cui lottare, valori in cui credere, canoni estetici e stilemi letterari da conoscere e da sfidare. Oggi la lettura non è più solo su carta, ci sono nuovi mezzi da usare e nuovi mondi da esplorare con le tecnologie che abbiamo a disposizione. Ma quell’atto ‘divino’ della concentrazione sulla pagina scritta per catturarne il senso, lasciarsi sedurre o sorprendere, imparare qualcosa di nuovo, meravigliarsi o inorridire, conserva sempre la stessa freschezza. Così, paradossalmente, penso che il piacere per la lettura non mi abbandonerà mai, anche se ci trovassimo un giorno in un mondo senza libri.

 

Quali sono i suoi generi e autori preferiti?
E’ molto difficile fare una classifica, perché sono un lettore onnivoro, che spazia dal saggio su temi d’attualità al romanzo d’avventura, dal giallo al romanzo di formazione, dal testo teatrale a quello di approfondimento filosofico. Mi presto al gioco, però, facendo il nome di un autore che amo per ciascun genere, così, per aprire uno scorcio sui tanti mondi che come lettore frequento. Per il giornalismo, uno dei miei miti è Ryszard Kapuscinski. Per il romanzo del passato adoro autentiche pietre miliari della letteratura come Virginia Woolf e Marcel Proust, autrici come Marguerite Yourcenar, Marguerite Duras, Nadine Gordimer, Françoise Sagan.  Per il romanzo contemporaneo, tra i miei preferiti ci sono Michael Cunningham, Jonathan Coe, Ian McEwan, ma anche Umberto Eco. Nel campo del giallo sono un appassionato lettore di Veit Heinichen, scrittore tedesco, ma naturalizzato della mia regione, il Friuli Venezia Giulia. Tra i romanzieri della mia regione, mi piacciono molto anche Tullio Avoledo, Alberto Garlini e Gianmario Villalta. Tra i poeti, una leggenda vivente è proprio il friulano Pierluigi Cappello, che ha vinto il Premio Montale. Mi fermo qui, perché la lista potrebbe allungarsi moltissimo e questo è solo un assaggio”.

 

Qual è la situazione culturale nella sua regione, sia per quanto riguarda le iniziative culturali, sia per quanto riguarda lo stato di librerie e biblioteche?
“La mia è una regione fino a questo momento assai fortunata, poiché ricca di iniziative culturali in ogni campo, dal teatro alla musica, dal cinema alla letteratura e all’arte. Abbiamo musei importanti, alcuni anche rinnovati come la galleria di Casa Cavazzini di Udine,  progettata in origine da Gae Aulenti, oggi sede del Museo d’arte contemporanea. E ci sono rassegne uniche in Italia e al mondo, come Il Far East Film Festival, le Giornate del Cinema Muto, le rassegne culturali Vicino Lontano ed E’storia, il Mittelfest, festival della Mitteleuropa. Non mancano concerti per tutti i gusti e si registra un enorme fermento tra i giovani musicisti, gruppi e solisti. Le biblioteche sono capillarmente diffuse, con un gioiello rinascimentale come l’antica Guarneriana di San Daniele del Friuli, e tante iniziative per favorire la crescita dei giovani lettori, come i progetti Youngster e Crescere Leggendo curati da Damatrà e dall’Aib, l’associazione delle Biblioteche. Molto vitale è anche il tessuto delle associazioni che producono cultura e arte a tutti i livelli. Fatto sta che negli ultimi tempi la crisi, ma soprattutto le avvilenti e miopi scelte della politica stanno condizionando pesantemente la vita culturale della regione, che viene colpita da pesanti tagli. Senza fondi adeguati la cultura soffre, e con essa si abbassano la civiltà di un popolo, la qualità della vita e il livello dei ragionamenti e dei sentimenti. È nato anche qui in Friuli Venezia Giulia un forte movimento di protesta contro i tagli, che si chiama 1%. Chiede almeno questa minima percentuale per gli investimenti nella cultura. Lo sostengo con convinzione e spero che abbia la meglio”.
 
Qual è la sensibilità della popolazione locale nei confronti della lettura e della cultura?
 “In una terra di confine come questa, un tempo colpita da una forzata quanto insensata marginalizzazione, e oggi tornata alla ribalta della nuova Europa per la sua posizione centrale nello scacchiere geografico internazionale, le sofferenze del passato sono diventate paradossalmente il motore di una grande passione creativa e di una voglia di riscatto su tutti i fronti. Dalla giusta rivincita culturale delle lingue minoritarie (se ne parlano tre in questa regione, friulano, tedesco, sloveno), che hanno ritrovato impulso e vitalità in tutti i settori, dalla poesia al teatro, dalla letteratura all’arte, fino al recupero delle antiche tradizioni e del patrimonio storico-artistico, tenuto nella massima considerazione, tutto quello che si muove nel mondo della cultura in Friuli Venezia Giulia parla di attenzione per le proprie radici, amore per le novità, curiosità intellettuale, spirito di ricerca e creatività. Questo guardando naturalmente a ciò che si agita dal basso, tra i giovani e i non più giovani che a frotte frequentano le università, nel vivace tessuto delle associazioni e degli enti di produzione culturale, nei sodalizi che animano i paesi. Una realtà straordinaria che, invece, i livelli ‘alti’ non riflettono affatto. La politica, in particolare, in questo momento storico non è più capace di dialogare con questo mondo, di interpretarlo e di sostenerlo in modo adeguato. Un vero peccato”.

 

Cosa dovrebbe fare, a suo parere, l’amministrazione locale in merito alla promozione della lettura e la salvaguardia dei beni culturali?
Le amministrazioni locali si comportano in modo diverso a seconda dei livelli. A quello comunale, in Friuli Venezia Giulia si fa molto per assicurare livelli di offerta culturale adeguati all’esigenza di mantenere un elevato livello di civiltà. Le piccole amministrazioni si sforzano per sostenere le iniziative culturali, spesso con duri sacrifici e l’impegno di molti volontari. Anche i Comuni capoluogo di provincia e le Province si danno molto da fare per dare continuità ai progetti e per valorizzare il patrimonio storico-artistico locale, sempre compatibilmente con le risorse, che secondo me non sono mai abbastanza. A livello regionale, l’impegno è stato corposo negli anni passati, in termini di programmazione e di risorse. Anche le manifestazioni per promuovere la lettura, come Pordenonelegge.it, che è certamente la più grande e famosa, sono state sostenute con risorse adeguate sia pubbliche, sia private. Certo la crisi attuale, come ho già sottolineato, sta rimodellando in modo spesso drammatico questo scenario. La scarsità di risorse diventa un problema quando la politica, costretta a fare delle scelte invece che erogare finanziamenti a pioggia, si trova impreparata a gestire la situazione e produce disastri per mancanza di conoscenza e di competenza. Quello che si dovrebbe fare è avere l’umiltà di affidarsi davvero agli stati generali della cultura, spesso inutilmente convocati, per valorizzarne l’apporto democratico dal basso, cercando nuove idee e inedite sinergie. Invece di continuare a privilegiare i grandi eventi, anche la politica culturale dovrebbe farsi più attenta e minuziosa, entrando nelle pieghe della società per ascoltarla soprattutto.

 

10 dicembre 2012

© Riproduzione Riservata