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Licia Troisi, ”Il fantasy permette di recuperare la dimensione più alta dell’esistenza”

''Ho iniziato a scrivere poco dopo aver imparato a leggere, a sette anni. Da sempre però ricordo che amavo raccontare e ascoltare storie''. Così Licia Troisi ci svela le origini della sua passione per la scrittura e per il raccontare storie, che da passatempo è divenuto un vero mestiere ...
L’autrice per ragazzi, in occasione dell’imminente uscita della saga completa de “La ragazza drago” ci racconta la sua passione per la lettura e ci svela i segreti della scrittura fantasy
MILANO – “Ho iniziato a scrivere poco dopo aver imparato a leggere, a sette anni. Da sempre però ricordo che amavo raccontare e ascoltare storie”. Così Licia Troisi ci svela le origini della sua passione per la scrittura e per il raccontare storie, che da passatempo è divenuto il suo vero mestiere. Appassionata di musica e cinema, nel 2004 si è laureata in astrofisica. Durante gli anni di università si è appassionata al mondo manga e Fantasy e, all’età di 21 anni, ha esordito con il suo primo romanzo, “Cronache del Mondo Emerso”.
Come è nata la passione per la scrittura, ed in particolare per storie destinate ad un pubblico di giovani ed adolescenti? Perché ha scelto di scrivere libri per ragazzi?
Ho iniziato a scrivere poco dopo aver imparato a leggere, a sette anni. Da sempre però ricordo che amavo raccontare e ascoltare storie. Non ho però scientemente scelto di scrivere per ragazzi; quando ho iniziato a scrivere le Cronache avevo un’idea e l’immagine di un lettore mentale che mi fosse simile nei gusti e nelle aspettative. È stata poi la casa editrice a spiegarmi che avrebbero pubblicato il mio libro nella sezione per ragazzi; la cosa mi è sembrata tutto sommato abbastanza naturale, anche se non era voluta.
Com’è nato invece l’amore per la lettura e cosa hanno rappresentato i libri nella sua vita, in particolare quando era bambina e adolescente? 
Credo sia una passione che mi è stata trasmessa dai miei genitori, che sono forti lettori.  La nostra casa traboccava di libri. Comunque, i libri sono sempre stati una parte importantissima della mia vita: mi hanno permesso di divertirmi, di capire tante cose, di formarmi come persona.
Quali sono i suoi libri preferiti?
Il mio libro preferito in assoluto è Il Nome della Rosa di Umberto Eco. Per il resto, leggo di tutto, dalla narrativa mainstream, al fantasy, al giallo, alla saggistica.  I libri che più ho amato sono distribuiti un po’ equamente in tutti i generi.
Il genere fantasy è tra i più graditi tra i ragazzi. Qual è, a suo avviso, il segreto di questo enorme successo?
Credo che il fantasy permetta di recuperare la dimensione più alta dell’esistenza. Viviamo in un periodo in cui il cinismo va per la maggiore, in cui chi ha sogni, speranze per il futuro viene spesso indicato come un ingenuo. Ma la tensione verso l’ideale non può essere soffocato nell’uomo, e soprattutto nei giovani, che più forte sentono quest’esigenza. Il fantasy, coi suoi personaggi mossi quasi sempre, nel bene e nel male, da idee etiche forti, recuperano questa dimensione. Poi, certo, ha un ruolo anche la fantasia, verso la quale i ragazzi, che hanno da poco lasciato l’adolescenza, sono più aperti.
Quanto è difficile riuscire a muoversi coerentemente in mondi fantastici? Sono mondi totalmente inventati o hanno tratti che li radicano nella realtà?
È molto complicato. Un mondo è qualcosa di complesso, e, affinché la storia sia il più godibile possibile, è assolutamente indispensabile cercare di diminuire al massimo le incongruenze. Questo riduce di non poco la libertà di azione dello scrittore, che si trova continuamente a dover mediare tra quel che vuole raccontare e i limiti che si è autoimposto quando ha stabilito le leggi del suo mondo. Però io credo, e non sono certo la prima a dirlo, che i vincoli in qualche modo aiutino la creatività.
Le vicende narrate nella saga “La ragazza drago”, di cui sta per uscire l’edizione completa, sono popolate da personaggi fantastici ma ambientate in luoghi reali. Come mai l’idea di fondere, per la prima volta nei suoi romanzi, questi due mondi diametralmente opposti?
Avevo voglia di raccontare posti a me molto cari. A Monteporzio ho fatto la tesi di laurea e ho lavorato a lungo, a Monaco ho vissuto per tre mesi, Benevento è la città dove vive gran parte dei miei parenti.  Ho pensato che un modo divertente per descrivere questi luoghi potesse essere  riempire le loro “zone d’ombra” con contenuti fantastici. Mi sembrava una bella idea, ed era una cosa che mi stimolava, così ho provato a costruirci su una saga.
11 maggio 2013
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