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Simone Di Meo, ”Nel mio libro spiego perché le mafie puntano da 20 anni su uno sport così popolare come il calcio”

Come trasformare un gioco e un divertimento come il calcio in una macchina in cui investire denaro sporco e aumentare i guadagni in maniera illecita. A spiegarlo è Simone di Meo in ''Pallone Criminale'', un libro-inchiesta realizzato con Gianluca Ferraris in cui spiega come lo sport più popolare in Italia si stia trasformando, ormai da tempo, in un business sul quale le organizzazioni criminali hanno messo le proprie mani...

L’autore di Pallone Criminale parla del legame sempre più stretto tra calcio e mafia e ammette come scrivere il libro sia lo strumento migliore per realizzare un’inchiesta

MILANO – Come trasformare un gioco e un divertimento come il calcio in una macchina in cui investire denaro sporco e aumentare i guadagni in maniera illecita. A spiegarlo è Simone di Meo in “Pallone Criminale” (Ponte alle Grazie), un libro-inchiesta realizzato con Gianluca Ferraris in cui spiega come lo sport più popolare in Italia si stia trasformando, ormai da tempo, in un business sul quale le organizzazioni criminali hanno messo le proprie mani. Lo dimostrano i deferimenti e le inchieste portate avanti negli ultimi mesi. Il giornalista collaboratore per diverse testate e scrittore sensibile ai temi legati alla criminalità sottolinea, inoltre, come scrivere un libro rappresenti uno strumento principe per realizzare un’inchiesta, un prodotto che viene a formarsi attraverso un lungo lavoro di analisi e ricerca, impossibile da realizzare su quotidiani o riviste.

Da quando secondo lei le mafie hanno messo le mani sulle società calcistiche?
L’escalation c’è stata quando le società di calcio hanno iniziato ad aumentare i propri introiti attraverso le pay tv e gli sponsor alla fine degli anni ’90. Le mafie, comunque, avevano già da 20 anni puntato le loro attenzioni su questo sport così popolare, tanto da essere uno strumento di consenso sul territorio. Le motivazioni sono due: il calcio da la possibilità di rinvestire il denaro sporco di queste organizzazioni criminali e di ampliare il proprio sistema di relazioni. Gli esempi sono diversi; basti pensare ai Casalesi cha hanno tentato la scalata della società Lazio e il clan dei Mallardo, il gruppo camorristico napoletano operante sul territorio del comune di Giugliano che provò ad entrare come sponsor all’interno dell’omonima squadra calcistica.

 

Perché secondo lei giocatori che guadagnano così tanto decidono di mettere a rischio la propria reputazione nel tentativo di guadagnare maggior denaro illegalmente?
E’ difficile rispondere a questa domanda, credo che nemmeno Sherlock Holmes riuscirebbe a risolvere questo mistero. Ritengo inspiegabile come, ad esempio, un giocatore di 26 anni come Andrea Masiello si bruci la carriera vendendosi le partite, anche ricorrendo ad episodi goffi come un’autorete. E’ un fenomeno che andrebbe analizzato più da psicologi che da giornalisti attraverso un’inchiesta. Ci sono anche ex giocatori o calciatori a fine carriera che decidono di vendersi partite perché prendono coscienza di non aver guadagnato abbastanza negli anni. Sono storie la cui trama è degna di James Bond in Goldfinger.

 

Oltre il calcio, ci sono attualmente altri campi in cui la mafia ha esteso la propria influenza e i propri interessi?
Le mafie sono dei veri e propri centri di potere. Spesso le organizzazioni criminali decidono di mettersi d’accordo con i piccoli e i grandi uomini politici. Un sistema di contagio che sta operando su vari livelli, arrivando ad infiltrarsi nel campo dell’imprenditoria e persino nel mondo dello show business e dello spettacolo. Il calcio, comunque, rappresenta l’aspetto più decadente della faccenda, in quanto dovrebbe rappresentare solo un gioco, un divertimento.

 

Che importanza ha uno strumento come il libro per la realizzazione di un’inchiesta?
Il libro rappresenta uno strumento principe, un prodotto che viene a formarsi attraverso un lungo lavoro di analisi e ricerca, impossibile da realizzare su quotidiani o riviste. Personalmente, sono un amante del libri cartacei, che rappresentano la tradizione e il piacere della lettura, a differenza delle pubblicazioni digitali.

 

29 luglio 2012

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