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Manuela Mazzi, ”Il genere giallo va ripulito dalla violenza gratuita”

Ripercorrere il genere giallo, epurandolo dalle scorie letterarie generate dalla violenza gratuita. E' questo il motivo che ha portato Manuela Mazzi a ideare il personaggio di Timoty Tompson Junior, scrittore di gialli protagonista di “Un giallo da concorso”, l'ultima fatica letteraria dell'autrice...

L’autrice de “Un giallo da concorso” illustra la sua passione per la fotografia e la scrittura e  commenta panorama letterario italiano attuale

 

MILANO – Ripercorrere il genere giallo, epurandolo dalle scorie letterarie generate dalla violenza gratuita. E’ questo il motivo che ha portato Manuela Mazzi a creare il personaggio di Timoty Tompson Junior, scrittore di gialli protagonista di “Un giallo da concorso”, l’ultima fatica letteraria dell’autrice. Giornalista e reporter free lance, Manuela Mazzi illustra la sua passione per la fotografia e la scrittura e commenta panorama letterario italiano attuale.

 

Lei è giornalista e reporter free lance, oltre che autrice di libri: come nascono le sue passioni per la fotografia e la scrittura?
A volte dico che sono giornalista perché sono curiosa, scrivo perché non amo molto parlare e scatto immagini perché non so disegnare. A monte ovviamente c’è il desiderio di “catturare” e custodire tutto quello che vedo, sento, imparo, annuso, percepisco, sperimento. La scrittura e le fotografie mi aiutano a ricordare e… a condividere.

 

Da dove arriva l’idea de “Un giallo da concorso”, primo romanzo dedicato al personaggio di Timoty  Tompson Junior, scrittore di gialli destinato a tornare in altri suoi successivi libri?
Mi piaceva l’idea di ricreare un personaggio “old style”. Uno di quelli che risolvono gli omicidi, o altri crimini, più con le abduzioni che non con analisi chimiche o scientifiche. Inoltre mi interessava ripercorrere il genere epurandolo dalle scorie letterarie generate dalla violenza gratuita; quella che non solo conquista il lettore violentandolo ma bensì alza in lui sempre di più il livello di sopportazione della bestialità disumana che già la quotidianità offre a dismisura.

 

Quali sono i suoi maestri e riferimenti letterari nell’ambito della giallistica?
Per alcuni “giallo” significa anche horror e noir. Per quanto mi riguarda, invece, non amo per niente queste due sfumature (sono un’inguaribile sensibile). Per contro adoro i classici del genere, come si sarà ben intuito. Conan Doyle, anzitutto e senza distinzione di titoli, e poi Agatha Christie; amo pure i polizieschi di Simenon; ho trovato intrigante La panne di Friedrich Dürrenmatt; inoltre ho letto tutti i gialli di Andrea Fazioli, mio conterraneo che oggi pubblica con Guanda. Tra gli italiani, i primi due gialli che ho apprezzato sono stati Un disco dei Platters e Maccaronì di Guccini-Macchiavelli, mentre l’ultimo (e qui chiedo perdono per averci messo tanto a prenderlo in mano) ho amato in modo viscerale Il nome della rosa di Umberto Eco, un capolavoro che mi pento di non aver letto prima e che ho divorato in 5 giorni. Nel mezzo, ho gradito uno di Faletti, trovo geniale la chiave ironica di Malvaldi, purtroppo invece non riesco a leggere Camilleri (il dialetto mescolato all’italiano me lo rende più complicato del Decameron di cui mi sto deliziando in questi giorni), ho trovato “insegnamenti” anche nell’ultimo che ho letto di Gianrico Carofiglio. Poi ovviamente mi sono letta tutti i Dan Brown, ho sondato Elizabeth George, Stieg Larsson, Joe R. Lansdale. E sono certa che per quanti ne ho qui citati, altrettanti ne ho dimenticati. Il punto è che da tutti ho imparato e imparo qualcosa che poi cerco di mettere in pratica.

 

La storia si propone di coinvolgere attivamente il lettore, il libro vuole creare un’interattività: ci può spiegare in che cosa questa consiste?
La sensazione più avvolgente provata durante la stesura di questo romanzo è stata contraddistinta dal piacere di giocare con il lettore. Ma non è divertente giocare da soli. Certo, è scontato che un amante di gialli cerchi di risolvere il delitto da solo, ma lo fa in modo quasi inconscio: semplicemente si lascia distrarre, di tanto in tanto, dall’istinto, da quella vocina che gli sussurra “magari è lui, l’assassino…”. Io ho cercato di rendere più concreto il coinvolgimento del lettore nelle indagini, sfidandolo a trovare il colpevole prima che io lo sveli nel libro. Gli strumenti che gli metto a disposizione sono un sacco di indizi, l’elenco dei protagonisti, e uno spazio vuoto dove prendere appunti. Finora mi risulta (perché me lo ha fatto sapere) che solo una lettrice ha indovinato anzitempo il colpevole, grazie a uno solo dei tanti indizi disseminati nel libro. Sarò felice di ricevere eventuali altre segnalazioni.

 

C’è già l’idea per l’episodio successivo della serie? Ci può anticipare qualcosa?
Più che un’idea è già scritto: saranno due gialli in uno. Un giallo da concorso finisce con una partenza, con l’inizio di un viaggio. Ebbene il prossimo libro sarà il suo proseguo. E se questo primo romanzo è ambientato tutto in Ticino, il prossimo sarà ambientato in una zona del nord Italia. Ma non voglio svelare troppo.

 

Lei che è nata e vive in Svizzera, e quindi ha una prospettiva d’osservazione esterna sul nostro Paese, come giudica il panorama letterario italiano attuale?
A dire il vero, da un punto di vista letterario, non mi considero per nulla esterna alla penisola italica. Mi troverei, infatti, molto più in difficoltà a rispondere in merito al panorama letterario elvetico, dal momento che qui la maggior parte dei libri è in lingua tedesca o francese. Siccome io sono nata e vivo in Ticino, ovvero nell’unico cantone svizzero di lingua italiana, il mio riferimento letterario è esattamente quello dell’Italia. Ragion di più se si considera che come autrice mi trovo confrontata proprio con il vostro mondo editoriale, per nulla facile e pieno di sfruttatori di sogni. Tuttavia, è indiscutibile che – nonostante la crisi abbia colpito violentemente questo settore (probabilmente non meno di tanti altri settori) –rimane certamente ricco e variegato. A colpo d’occhio potrebbe persino apparire confuso, tanta è l’offerta (di cui non sta certo a me giudicare la qualità). Ma a guardare bene non è difficile individuare i nomi più interessanti (alcuni li ho già citati prima). Ovviamente, come si potrà immaginare, al momento sono attratta soprattutto i romanzi dai genere, che in Italia hanno comunque una dignità letteraria non indifferente. Balzano in ogni caso all’occhio anche i De Carlo, i De Luca e i Baricco (adoro, tra l’altro, il monologo Novecento) che ben rappresentano il panorama letterario italiano.

 

3 gennaio 2013

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