Sei qui: Home » Libri » ”L’amore si impara leggendo”, un’educazione sentimentale e letteraria attraverso 90 romanzi d’autore

”L’amore si impara leggendo”, un’educazione sentimentale e letteraria attraverso 90 romanzi d’autore

Nonostante siano cambiati i contesti storici, i costumi e le epoche, la sfera dei sentimenti umani, in particolare dell’amore, sembra essere la stessa dall’antichità fino a oggi. Ed è proprio per questo che molti romanzi “d’altri tempi”...

Abbiamo intervistato Beatrice Dogo e Massimo Minuti, autori de “L’amore si impara leggendo”, il libro che spiega le lezioni sull’amore contenute nei più svariati romanzi delle letteratura, da Jane Austen fino a Bridget Jones

 
MILANO – Nonostante siano cambiati i contesti storici, i costumi e le epoche, la sfera dei sentimenti umani, in particolare dell’amore, sembra essere la stessa dall’antichità fino a oggi. Ed è proprio per questo che molti romanzi “d’altri tempi” hanno ancora molto, moltissimo da dire, anche a noi lettori dei tempi moderni. È questa l’idea alla base del libro “L’amore si impara leggendo”, realizzato da Beatrice Dorigo e Massimo Minuti e pubblicato da Sperling & Kupfer. Un libro nato da una collaborazione con Accademia della Felicità (società di formazione e coaching attiva a Milano e a Torino) che si propone di offrire un’educazione sentimentale e letteraria che nasce dai suggerimenti dei due autori, librai e libroterapeuti.
 

 
Cosa possono insegnarci i libri – soprattutto se scritti anche in epoche lontane dalla nostra – sulle relazioni e sull’amore?
 
Beatrice: Credo che i libri siano uno specchio accurato e profondo di sentimenti e situazioni paradigmatiche che non hanno tempo né età: può capitare di ritrovarci in personaggi con i quali non abbiamo in comune né l’età, né il sesso, né il ceto sociale, ma che parlano e agiscono in un modo che ci è familiare. Questo succede perché alcune dinamiche forse cambiano faccia ma non sostanza, perché i bisogni primari dell’essere umano restano gli stessi attraverso i secoli: uno di questi bisogni fondamentali è proprio quello di essere amati. Tutto cambia, ma questa è una costante: così come – per me – è una costante il conforto che arriva dalla parola scritta.

 
Massimo: Moltissimo. Non dipende dall’ambientazione storica del romanzo. Può sembrare retorico ma non lo è: i sentimenti sono sempre ‘quelli’, così come le dinamiche relazionali. Certo, si sono modificati alcuni comportamenti (l’amore al tempo dei social network ha caratteristiche differenti da quello di fine Ottocento), ma il cuore delle cose è lo stesso. La parola chiave è proprio questa: cuore.
 

 
Nel vostro libro citate una pluralità di autori che magari possono anche sembrare molto distanti tra loro (Jane Austen e Stephen King, Chuck Palahniuk e Charlotte Brontë, per fare qualche esempio): cosa possono avere in comune?
 
B: Secondo me hanno in comune l’abilità a raccontare una storia: ognuno di loro, con uno stile diversissimo, mette in piedi un mondo immaginario che funziona, che avvince. I loro personaggi sono credibili, hanno fatto scattare in noi un’empatia – da lettori, prima di tutto. Li abbiamo scelti anche perché crediamo nella pluralità delle voci, nel fatto che uno stesso messaggio può arrivare con più o meno facilità a seconda di come è comunicato. Gli autori che abbiamo scelto, per me, hanno proprio questa bravura nel comunicare sensazioni e narrazioni. Hanno una bella “voce”, distinguibile dalle altre.

 
M: La capacità di creare quel rapporto unico e personale che si ha tra autore e chi legge (lettore/lettrice). Appunto. Questo è anche uno dei principi alla base della libroterapia. Certo, noi abbiamo fatto scelte specifiche, filtrate attraverso il nostro gusto personale, che proponiamo alle lettrici de ‘L’amore si impara leggendo’ proprio per seguire un percorso di lettura. La nostra è una proposta che può anche stupire, ma se ci si pone in maniera aperta e disponibile, si possono trovare molti punti in comune tra King e la Austen. Al di là del gusto personale e dell’imprinting letterario. Leggere è anche sinonimo di libertà e ‘concedersi’ di rompere alcuni meccanismi autolimitanti, proprio in questo ambito, favorisce un percorso di cambiamento. Anche per questo io e Beatrice non facciamo distinzione tra Letteratura di seria A e B, Pop o Classica.
 

 
Tra le varie “lezioni” sull’amore insegnate da questi grandi scrittori, qual è per voi la più bella e significativa?
 
B: Per me, quella di imparare ad amarsi per quello che siamo, e capire che ci meritiamo di trovare qualcuno che faccia lo stesso. Il che non vuol dire peccare di presunzione o ritenersi perfette: ma accettare con grazia i propri pregi, ammettendo quali sono i difetti e cercando di lavorarci sopra per migliorare, ma sempre nel rispetto del nostro io più profondo. Avere questa consapevolezza, secondo me, aiuta a sentirsi in diritto di pretenderlo anche dalla persona che ci sta accanto, e a fare lo stesso con lei. Per me è questa la lezione di “Malena”, che non a caso è uno dei libri che ho riletto più volte nella mia vita!

 
M: Ogni volta che un romanzo, attraverso un suo personaggio – alle volte è sufficiente anche solo un passo – mi ha aiutato a fare chiarezza e rendermi consapevole rispetto a un mio vissuto emotivo o psicologico, ho imparato qualcosa. Un esempio? Penso a Peter de ‘Il peso specifico dell’amore’ di Gianluca Antoni e a come sia riuscito a focalizzare il disagio, forte, che stavo vivendo e a elaborarlo, mostrandomi tutto ciò che in quel momento non vedevo.
 

 
Raccontateci dell’Accademia della Felicità e della vostra esperienza
 
M: L’Accademia della Felicità è una società di formazione e coaching che si ispira alla School of Life di Londra, che utilizza diversi strumenti culturali per permettere ai clienti di lavorare su di sé, sia per motivi personali che professionali. La mia esperienza è stata molto intensa e formativa sotto molti punti di vista, mi ha insegnato moltissimo. Ancora sto imparando, sia in ambito professionale che personale: mi sono riscoperto e ho imparato a vedere le persone nella giusta luce. Per quello che sono.
 
B: Sono arrivata in Accademia in un momento molto particolare della mia vita, ero in transizione: ricostruire la mia identità professionale stava diventando un lavoro molto più profondo di quanto avessi creduto, molto più personale. Sento di aver imparato moltissimo, dal master e dalla collaborazione con Accademia, e la cosa più bella che, a oggi, mi sostiene è un’idea estremamente chiara di chi sono, di chi voglio essere e del modo in cui voglio lavorare e vivere. Senza Accademia non avrei questa consapevolezza, ed è forse, oltre alle competenze acquisite e all’accoglienza che ho trovato al suo interno, la cosa più preziosa che porto con me da questo incontro.
 

 
 
 
12 febbraio 2015
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata