TORINO – Il Cile viene a volte chiamato “il Paese dei poeti”. Uno stato così stretto, così poco popolato, che ha però prodotto alcuni dei più grandi versi della letteratura mondiale. I premi Nobel Pablo Neruda e Gabriela Mistral, l’imponenza della figura di Pablo de Rokha, l’irriverenza di Nicanor Parra: il Cile è stato, nel secolo scorso, uno dei Paesi colpiti dal più grande fermento culturale ed allo stesso tempo depredato (fisicamente e moralmente) da quell’orrore che è stata la dittatura di Pinochet.
I RACCONTI DI SEPULVEDA – È così che l’ha raccontato Luis Sepulveda, uno dei più grandi scrittori viventi e grande amico di Neruda, De Rokha, Salvador Allende e tanti altri esponenti della letteratura e della società cilena.
Sotto la direzione di Bruno Arpaia, Sepulveda racconta delle sue esperienze di vita con i grandi della poesia cilena, mentre dei bravissimi attori si assumono l’arduo compito di declamarne i versi. È così che Sepulveda esprime la sua ammirazione verso il coraggio di Gabriela Mistral, prima sudamericana ad aver vinto un Nobel, e le sue scelte di vita.
La vita di Neruda, la sua misteriosa morte (da poco appurato essere avvenuta per cause naturali e non per avvelenamento, come si ipotizzava) e i suoi magnifici versi sono rievocati dallo scrittore cileno con nostalgia e sorrisi. La magnifica poesia “Ode al suo aroma” chiude con i versi dello stesso Neruda momenti ricchissimi di passione.
SEPULVEDA ED IL SUO MAESTRO – Divertimento e forti emozioni si alternano nella narrazione dello scrittore cileno sul suo primo, grande maestro: l’immenso (anche fisicamente) Pablo de Rokha. Le prime parole che il poeta gli rivolse, dopo aver letto un libricino di poesia del giovanissimo Sepulveda, furono “Fa proprio schifo. Ma hai talento: vieni a casa mia, e ti insegnerò a fare il poeta”. Fu così che andò avanti un apprendistato vivissimo e ricco di stimoli, che terminò tristemente quando De Rokha decise di chiudere gli occhi per sempre con un colpo di pistola.
CARMEN YAÑEZ – Incantevoli anche i versi di Carmen Yañez, moglie di Sepulveda e grande poetessa cilena contemporanea. Presente lei stessa alla conferenza, legge con la sua propria voce poesie struggenti nostalgiche e cariche di malinconia. Ma, ancor più di tutto questo, ciò che è palpabile nei versi di Carmen Yañez è l’inestinguibile senso di colpa che porta con sé chi è sopravvissuto.
Andrea Arricale
21 maggio 2013
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