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Fausto Brizzi, ”Scrivendo un libro posso fare ciò che ‘l’Italietta cinematografica’ non mi permette”

La differenza tra scrivere un libro o la sceneggiatura di un film? Scrivere un romanzo ti permette di avere meno vincoli e ti dà una maggiore libertà d’espressione. Parola di Fausto Brizzi...

Il celebre regista italiano esordisce in libreria con “Cento giorni di felicità”, un romanzo che unisce comicità e dolore

MILANO – La differenza tra scrivere un libro o la sceneggiatura di un film? Scrivere un romanzo ti permette di avere meno vincoli e ti dà una maggiore libertà d’espressione. Parola di Fausto Brizzi, il regista italiano celebre per film come “Notte prima degli esami”, “Maschi contro femmine” e per la sceneggiatura dei famosi “cinepanettoni” con Neri Parenti, diventati un vero e proprio classico a Natale presso i botteghini italiani. In questi giorni Fausto Brizzi esordisce in libreria con “Cento giorni di felicità”, un romanzo che unisce comicità e dolore, favola e autenticità, per rimettere finalmente al centro della commedia il senso dell’esistere e dell’andarsene.  Un libro che ha già raccolto una sorprendente accoglienza all’estero.

Di cosa parla il tuo libro?
Il libro vede protagonista Lucio Battistini, un quasi 40enne con due figli piccoli che scopre di avere un  “compagno di viaggio“: un tumore al fegato incurabile. Il romanzo è la storia di come lui decide di vivere i suoi ultimi 100 giorni, di come riscopre le piccole gioie della vita quotidiana e di come cerca di riconquistare i suoi affetti, un po’ dimenticati.


Quanto c’è di autobiografico nel protagonista del romanzo?

A parte il tumore ed i figli, tutto il resto che ha Lucio mi rispecchia molto: i suoi pareri, le sue passioni… Molti fatti della sua vita sono cose che conosco benissimo, perché sono mie. Il libro è in prima persona, con una voce narrante che è molto una voce fuori campo. L’ho scritto proprio pensando quasi come fosse un lungo monologo.


Il tuo romanzo alla Fiera del Libro di Francoforte ha riscosso molto successo. Te lo aspettavi?

Non me l’aspettavo. Ho scoperto il mondo dell’editoria che, rispetto a quello del cinema, è caratterizzato da una maggiore osmosi tra un paese e l’altro. Noi italiani non sappiamo quali siano i film di maggiore successo, ad esempio, in Spagna o in Francia. Per quanto riguarda i libri, invece, ho constatato una forte attenzione nei confronti dei mercati stranieri. Il nostro libro è stato comprato con grande mia sorpresa in paesi come Russia, Taiwan, Australia, Brasile, spesso con delle vere e proprie aste da parte degli editori. Evidentemente, ho toccato un tema universale, che in qualche modo cattura l’attenzione di tutti.


Hai già pensato alla trasposizione cinematografica del romanzo?

Questa è una deformazione professionale. Si ci sto pensando, non è sicuramente il mio film dell’anno prossimo, ma se dovesse funzionare come romanzo ci penso. Aspetterò anche le uscite estere, anche per capire che tipo di film fare, se italiano o una co-produzione. Non so, sto un po’ alla finestra, questo è un gioco nuovo per me.

Quali sono le differenze principali tra lo scrivere un libro e la sceneggiatura di un film?  
Ci sono maggiori difficoltà nello scrivere un film, perché un film si confronta con il reale, invece il libro si confronta solo con la fantasia. Un libro non ha budget, quindi posso permettermi di avere una parte “on the road” del libro in cui ogni giorno è ambientato in un posto diverso. Questo in un film il produttore sarebbe la prima cosa che ti direbbe di cancellare. Ora che ho “aperto la valvola”, nei libri posso sfogare tutto quello che non ho potuto fare nei film, ciò che l’ “italietta cinematografica” non ti permette di fare, in quanto non disponiamo di budget hollywoodiani.

Hai scritto per Neri Pareti i famosi cinepanettoni degli anni Duemila, film popolari che hanno riscosso notevole successo da parte del pubblico. Dato che in Italia si legge poco, pensi che la trasposizione di questo concetto di “popolare” anche per quanto riguarda l’editoria ed i libri possa aumentare l’interesse della gente nei confronti della lettura?
Non lo so. Ti posso dire che il mio gusto personale è naturalmente incline al pop. Molti dei miei film preferiti sono quelli che hanno registrato i maggiori incassi di tutti i tempi. Non so se questa sia la “ricetta” che possa portare a vendere più libri. So che ho scritto un libro che spero sia “popolare”, nel senso che raggiunga più lettori possibili. Un libro che si può leggere a qualsiasi età.

Da regista a scrittore. Ma quale scrittore italiano vedresti bene nei panni di regista?
Uno è anche un mio amico e spero che diventi presto regista: è Giorgio Faletti. Non è stata mai fatta la trasposizione cinematografica di un suo romanzo, e spero che prima o poi la faccia proprio lui. Essendo il più eclettico di tutti in Italia, la regia credo che sia una delle poche cose che ancora gli manca. In realtà ci sono tanti altri potenziali registi, come Gianrico Carofiglio.


La tua attività di regista ti vede protagonista a Natale al cinema con “Indovina chi viene a Natale”…

Non ho voluto seguire l’onda del “cinepanettone” classico, ma ho fatto la mia solita commedia romantica. Il film vede protagonista una famiglia allargata che si riunisce a Natale con la novità di questi ultimi anni, ovvero che a Natale non sai mai chi ti ritrovi: tuo padre potrebbe essersi risposato con una donna con figli, e quindi porta degli sconosciuti a tavola con te. A me capita di fare dei regali a dei perfetti sconosciuti a Natale, come mi è capitato l’anno scorso con il fidanzato tedesco di mia sorella, ed il film parla proprio di questo, di una famiglia che oltre agli ospiti consolidati si trova ad affrontare una serie di situazioni nuove, che in un certo senso minano il quieto vivere della famiglia stessa.

13 novembre 2013

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