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Emmanuel Carrère, “Mi ritengo un cattolico migliore adesso che non lo sono più”

Intervista all'autore francese, vincitore del premio "La storia in un romanzo" 2015

PORDENONE – Assegnato nel 2014 a Umberto Eco, e nelle precedenti edizioni a Martin Amis, Ian McEwan, Alessandro Baricco, Art Spiegelman, Abraham Yehoshua e Arturo Peréz-Reverte, il premio La storia in un romanzo” 2015 va allo scrittore, regista e sceneggiatore francese Emmanuel Carrère. “Grazie allo stile di Carrère – si legge nella motivazione – la storia si trasforma davvero in romanzo, si vivifica sulla pagina, si allontana dalla pura erudizione per diventare corpo e anima, a volte toccando il dramma e a volte la comicità, così come è la vita”. Per Emmanuel Carrère (grande autore de “L’Avversario”, “La settimana bianca”, “Limonov”), quel periodo della vita in cui “sono stato cristiano” andava affrontato. In pubblico. Con un libro che si intitola Il Regno (ed Adelphi) È un romanzo-non-romanzo. Un auto-fiction che contiene in sé la forza strutturale di un saggio.

UN VIAGGIO ALL’INTERNO DEL CRISTIANESIMO – Era un periodo complicato, quello in cui Carrère, due decenni fa, si è avvicinato alla fede. Voleva fare lo scrittore, ma si trovava in crisi di idee. E anche nei rapporti sentimentali le sue prospettive erano piuttosto confuse. Imbattersi nella parola del Cristo, aggrapparsi a un messaggio come quello proposto dal cristianesimo, è stato per lo scrittore come ricominciare a vivere: “ero un cristiano dogmatico e inflessibile, ancorato a certezze che mi guidavano ogni giorno”. Poi, lentamente, l’incantamento spirituale si è rivelato fragile. Insostenibile. “La passione è durata tre anni. Poi è finita . Però, devo ammetterlo, mi ritengo un cattolico migliore adesso che non lo sono più ”. “ Non è – spiega- il libro di un credente, ma di una persona affascinata dalla fede e dal mistero che si sprigiona attorno ad essa”.

FIDUCIA IN PAPA FRANCESCO – Carrère ha saputo fare di questo viaggio all’interno del cristianesimo, durato tre anni, un motivo di approfondimento e di riflessione su “quella piccola setta ebraica” che ancora conquista adepti pronti a credere sfidando la ragione. Così, da scrittore con il piglio dell’investigatore, è andato a ritroso nella Storia. Seguendo le tracce di figure chiave del cristianesimo come Paolo e Luca. “Ho voluto vedere in queste figure le loro caratteristiche umane e non solo eroiche e, facendo un paragone con la pittura, più che alle figure eteree di Giotto mi sono ispirato al realismo di Rembrandt”. Dal Cristianesimo alla Chiesa di oggi: “ Mi spiace che oggi la religione cattolica perda ogni influenza, anche se non sono più credente, ma sono convinto che Papa Francesco rilancerà il Cristianesimo”.

CINEMA E DINTORNI – Dal realismo al cinema il passo è breve: Limonov, la vita spericolata di un russo che solo in un racconto poteva confluire nudo e crudo, dovrebbe finire sul grande schermo. “Ne parlai con Saverio Costanzo tempo fa. Mi rispose che il personaggio è intrigante e, per questo, richiede ulteriore meditazione. ”. Carrère ha anche partecipato, come giurato, alla recentissima giuria della Mostra del Cinema , esperienza che commenta cosi : “un onore stare al fianco di cineasti di alto lignaggio, Cuarón in primis. D’altronde la critica ha occupato una buona parte della mia vita.” È tempo di una nuova rivoluzione della settima arte? “Il clima favorisce nuovi flussi. Mi viene in mente il caso Grecia: una civiltà in affanno che al cinema dimostra estrosità, vitalità, e bizzarria”.

 

Alessandra Pavan

22 settembre 2015

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