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Donne, migranti e le mille “ombre” della società tunisina raccontate da Azza Filani

Questi i temi che la scrittrice tunisina tratta nel suo ultimo libro "Ouatann. Ombre sul mare"

PORDENONE – La scrittrice tunisina Azza Filali è stata a Pordenonelegge per presentare il suo primo libro tradotto in italiano: si intitola Ouatann. Ombre sul mare (ed Fazi) . Ma il termine “Ouatann” è difficile da tradurre, perché il termine, per le popolazioni che abitano la terra tra il Mediterraneo e il Sahara, non si usa per indicare solo la patria, ma un’intera tradizione condivisa, è una lingua, un sistema di valori, di abitudini e di gesti, la casa, un certo modo di intendere la vita, che è diverso per ciascuna delle nazioni che formano il Maghreb.

LA SOCIETÀ TUNISINA – “La società tunisina – dice la scrittrice – ad esempio, è molto complessa, non facilmente descrivibile né facilmente ascrivibile a delle tipologie umane.  Si stanno sviluppando nuove forme di indipendenza culturale e lavorativa (come per le donne che rivestono un ruolo sempre più importante nella società e nel suo cambiamento) che convivono con forme di arretratezza sociale e discriminazione, appena ci si allontana dalle città più importanti. Ma non è solo questo: convivono innovazione e tradizione, valori religiosi e nuove laicità, silenzi e denunce, indipendenza e le molte tracce fisiche, psicologiche e culturali della dominazione francese, un elemento che nel romanzo è presente nel tema della sepoltura del francese nel giardino della sua casa, ancora piena di libri e oggetti, perché la casa è una metafora della Tunisia e della sua condizione”.

IL RUOLO DELLE DONNE NELLA RIVOLUZIONE DEI GELSOMINI – Naturale che il discorso cada sulla condizione femminile: “il ruolo delle donne – dice Azza Filali – è stato fondamentale nella rivoluzione contro il regime dittatoriale che per tanti anni ha governato la Tunisia e che l’ha portato ad una terribile crisi economica.” Ed è dalle donne che deve partire lo slancio ancora: non a caso nel romanzo la protagonista è l’unica che parla in prima persona, gli altri sono solo descritti e vivono nella luce che lei riflette su di loro: il suo stesso nome significa luce, luce “raccolta” che si propaga debolmente in uno spazio limitato e raccolto, che come da una nicchia nel muro diffonde una luce dolce e illumina gli altri.

IL TEMA DELL’EMIGRAZIONE NEL LIBRO E NELLA REALTÀ DI OGGI – Nel libro un altro tema è quello della fuga verso l’Italia, un tema quanto mai attuale: “Sono le stesse famiglie che spingono i giovani a partire, per loro raccolgono denaro per farli partire e così ogni notte numerose carrette del mare attraversano le acque del Mediterraneo per portarli altrove. Soprattutto a Lampedusa, la terra straniera più vicina, che non è un punto di arrivo, ma una prima tappa verso un altro futuro. Qui spesso vengono invece reimbarcati e rimpatriati, ma è una grande onta ritornare in questo modo in patria. la famiglia ti disprezza, gli amici ti deridono”. In un contesto di questo tipo l’incertezza del futuro e la sottrazione della propria identità sociale e personale attraverso provvedimenti governativi che limitano la libertà del fare porta molti giovani a scegliere la dimensione estremista dell’islamismo. lì ritrovano forme di accoglienza e protezione, seppure distorte, perché gli estremisti danno in qualche modo protezione alla fragilità di molti individui, delusi da tutto ciò che c’è attorno a loro, dalla loro vita”.

IL “SILENZIO” DELLA SOCIETÀ TUNISINA – Attorno dilaga il silenzio, che è uno dei tratti della condizione tunisina; un silenzio cupo durante la dittatura, un silenzio che parla di cose non dette ancora oggi, ma che ha già un altro “odore”. I silenzi non sono tutti uguali, alcuni sono gioiosi, altri calmi, altri gravati da un senso di profonda pesantezza. I tunisini non sono consapevoli dell’evoluzione che il loro paese ha avuto negli ultimi anni, delle conquiste comunque fatte (legislazione laica, diritto di espressione, ecc.), dei cambiamenti comunque avvenuti (le donne sono la maggioranza nelle università, specialmente a medicina e a legge, nell’insegnamento): dal 2013 sono nate 15.000 associazioni civili che denunciano ciò che di terribile avviene nel paese: la corruzione della polizia, il suo coinvolgimento e la sua infiltrazione nei movimenti estremisti islamisti, un piccolo passo per combattere un assordante silenzio.

 

Alessandra Pavan

24 settembre 2015

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