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David Maraniss, ”Nel mio libro racconto i disagi adolescenziali del giovane Obama”

Conoscere il contesto culturale nel quale è cresciuto Obama e il percorso durante la sua adolescenza che lo ha portato a costruirsi la sua attuale identità. E' stato questo l'approccio con il quale il giornalista e scrittore americano David Maraniss ha realizzato il libro ''Barack Obama: The Story'', pubblicato lo scorso giugno in America da Simon & Schuster. Il direttore di Libreriamo Saro Trovato ha intervistato in esclusiva David Maraniss...

I segreti del giovane Barack raccontati nella biografia non autorizzata scritta dal premio Pulitzer e giornalista del Washington Post, diventata in breve tempo un caso letterario in America

MILANO – Conoscere il contesto culturale nel quale è cresciuto Obama e il percorso durante la sua adolescenza che l’ha portato a costruirsi la sua attuale identità. E’ stato questo l’approccio con il quale il giornalista e scrittore americano David Maraniss ha realizzato il libro “Barack Obama: The Story”, pubblicato lo scorso giugno in America da Simon & Schuster. Il direttore di Libreriamo Saro Trovato ha intervistato in esclusiva David Maraniss, Premio Pulitzer nella categoria National Reporting nel 1993 per gli articoli pubblicati su Bill Clinton durante la campagna elettorale presidenziale degli Stati Uniti 1992 e attualmente editor associato per il Washington Post. L’autore racconta i conflitti interiori del giovane Obama dovuti alla sua doppia origine e analizza le differenze del suo libro rispetto all’autobiografia realizzata dall’attuale Presidente degli Stati Uniti.

 

Saro Trovato: Cosa ha rappresentato per lei scrivere la biografia di Obama? Quanto tempo ci è voluto e che metodo hai usato?
David Maraniss: Ci sono voluti quattro anni e 50.000 miglia, centinaia di interviste e documenti raccolti in 18 biblioteche. Non è stato per nulla facile, ma amo fare ricerche e ho avuto il piacere di girare il mondo per comunicare e presentare questo libro.

 

S. T.: Nell’opera lei ha voluto fare luce sulla giovinezza di Obama, concentrandosi in gran parte sulle sue origini. Cosa l’ha spinta a scegliere questo approccio?
D.M.: Ciò che mi ossessionava fin dal principio erano due temi. In primo luogo, conoscere il mondo che ha creato Obama. L’incredibile casualità della sua stessa esistenza. E in secondo luogo, analizzare come durante la sua adolescenza e i primi anni da adulto abbia ricreato se stesso, costruendosi una propria identità.

S.T.: Il tema principale del suo libro è la formazione di Obama, in particolare della sua personalità. Ci spieghi come il conflitto tra le sue due diverse origini abbia determinato la personalità di Obama.
D.M.: Essendo Obama una persona dalla doppia origine, o “hapa” come vengono chiamati alle Hawaii, dove ha vissuto gran parte della sua infanzia, ha dovuto imparare a negoziare mondi e culture diverse. Questo aiuta a spiegare la sua cautela, e anche il suo desiderio di superare le divisioni razziali.

S.T.: Nel suo libro, sottolinea che Obama “entrò nel College come Barry e ne uscì come Barack”. Cosa portò Obama a prendere questa scelta?
D.M.: Obama conobbe studenti afroamericani ed africani che lo incoraggiarono a usare quel nome. Quello del College è spesso un  periodo in cui i giovani diventano più sensibili alle questioni legate alle loro radici etniche.

 

S.T.: Ha trovato inesattezze contenute nel libro autobiografico di Obama "I sogni di mio padre"? Se si, quali?
D.M.: C’è una grande differenza tra un libro di memorie e una precisa biografia. Obama stava scrivendo le sue memorie soprattutto per superare il conflitto interiore che stava attraversando mentre cercava di farsi una ragione delle contraddizioni dovute alla sua duplice origine. Il libro non era una tipica autobiografia. Ci sono passaggi del libro dove Obama ha creato personaggi complessi e volte in cui ha compresso la reale cronologia dei fatti. Inoltre, nel suo libro Obama a volte dà una versione romanzata della sua famiglia, senza verificare la realtà dei fatti. Ciò che ha raccontato sulla sua fidanzata di New York in molti passaggi non era la vera storia della sua relazione. La leggenda che suo nonno adottivo indonesiano fosse stato ucciso combattendo gli olandesi durante la rivoluzione si è rivelata poi non vera, in quanto l’uomo in realtà morì cadendo da uno sgabello mentre era intento a cambiare delle tende.

S.T.: Il fatto che Obama non sia cresciuto con suo padre è stato effettivamente un bene per lui, tenendo conto della natura piuttosto violenta di suo padre?

D.M.: Questa è una cosa difficile da dire da parte di un estraneo, ma credo che sia vero. Barack Obama Senior era un alcolizzato e violento. Ho intervistato a lungo la sua terza moglie, quella che è venuta dopo la madre di Obama, e lei mi ha raccontato storie orribili circa la sua natura violenta.

S.T.: Quali spunti di riflessione è possibile ricavare a proposito della carriera sportiva di Barack Obama?
D.M.: Il basket è stato molto importante per lui. Essendo cresciuto con una madre bianca e nonni bianchi in un luogo, le Hawaii, dove c’erano pochi afro-americani, il basket rappresentava la sua prima occasione di rapportarsi con gente di colore. Il basket era lo sport principale in città, e i suoi primi eroi sportivi erano giocatori NBA neri.

S.T.: Come descriverebbe la vita di Obama a New York. Era felice lì?
D.M.: Obama a New York era attento a tutto, cercava d’interiorizzare qualsiasi esperienza. Non aveva molti amici al di là di alcune ragazze e di alcuni vecchi amici che aveva incontrato prima di arrivare li. Mi riferisco all’Obama di quel periodo con il soprannome di “Moviegoer”, qualcuno che osservava la sua vita scorrergli davanti, senza viverla in prima persona.

 

S.T.: Lei ha inoltre scritto la biografia di Clinton. Quali differenze e similitudini ha individuato tra le due personalità?
D.M.: Entrambi provengono da famiglie problematiche, con diversi conflitti al loro interno. Entrambi sono cresciuti senza la figura paterna. Clinton maturò la sua vocazione politica prima rispetto ad Obama. Clinton era sempre in corsa per una carica al liceo e all’università, mentre Obama no. Clinton ha innate capacità di sopravvivenza e un profondo bisogno di stare tra le persone. Obama sa stare solo. Clinton è passionale, Obama è più razionale e distaccato. Entrambi hanno in comune un forte spirito agonistico e una spiccata elasticità mentale.

 

S.T.: Dopo aver esaminato la giovinezza di Obama in profondità, e dopo aver analizzato come la sua personalità si sia formata, pensa che lui avrebbe potuto scegliere di sposarsi con una donna bianca?
D.M.: La sua vita è sempre stata incentrata sulla ricerca di una casa, di un luogo confortevole. La sua ragazza bianca di quando viveva a New York aveva previsto che nel futuro di Obama ci fosse una forte donna nera. Aveva ragione.

 

S.T.: Ha intenzione di proseguire la biografia di Obama?
D.M.: Sì. Ho in mente un secondo volume, da pubblicare tra qualche anno…

 

27 luglio 2012

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