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Carlo Zanda, ”Un cane è il compagno ideale per uno scrittore, il suo ‘muso’ ispiratore”

A Raffaele La Capria “Clementina” ha insegnato a guardare le cose dal basso; per Emanuele Trevi “Tolep” è un regolatore dell’umore. Di chi stiamo parlando? Sono cani, teneri amici a 4 zampe che hanno accompagnato, e lo fanno tuttora, la fase creativa di importanti scrittori ed intellettuali di ogni epoca...

MILANO – A Raffaele La Capria “Clementina” ha insegnato a guardare le cose dal basso; per Emanuele Trevi “Tolep” è un regolatore dell’umore; per Emily Dickinson “Carlo” è stato l’unico testimone e giudice dei suoi momenti creativi. Di chi stiamo parlando? Sono cani, teneri amici a 4 zampe che hanno accompagnato, e lo fanno tuttora, la fase creativa di importanti scrittori ed intellettuali di ogni epoca, raccontati dall’autore e giornalista Carlo Zanda all’interno del libro “Una misteriosa devozione”, libro che ripercosse lo stretto legame tra scrittori ed i rispettivi cani, un rapporto che ha attraversato la storia della letteratura, benché i musi ispiratori siano spesso rimasti nell’ombra. Un libro che, come sottolinea lo stesso autore, mette al centro i sentimenti, ma non è sentimentale….
 
Come nasce l’idea di questo libro?
Desideravo da tempo scrivere un libro che avesse al centro i sentimenti (non però un libro sentimentale), quando mi sono imbattuto, casualmente, nelle pagine scritte da Goffredo Parise e Raffaele La Capria sui loro cani. Pagine intense, ricche di “anima”, proprio il tono che cercavo per il mio libro. Proseguendo nella ricerca ho trovato tanti altri autori che avevano scritto cose bellissime: Sagan, Hemingway, Buzzati, Malaparte, Soldati, Tomasi di Lampedusa, Colette… Ma è chiaro che la lampadina non si sarebbe accesa se non avessi avuto accanto a me Cara, la piccola segugia che due anni prima ero andato a prendere sul monte Amiata e che mi aveva introdotto nel mondo della “misteriosa devozione”.
 
Come se la spiega la passione della maggior parte dei grandi autori della letteratura con i loro amici a quattro zampe?
Uno scrittore ha bisogno di solitudine, ma troppa solitudine può essere controproducente. Per questo forse un cane è per chi scrive la compagnia perfetta. Silenzioso mentre lavora, felice di accompagnarlo quando è il momento di sgranchirsi le gambe.
 
E’ possibile definire gli amici a 4 zampe veri e propri “musi” ispiratori dei grandi autori?
In un certo senso sì, anche se poi occorre sempre vedere, caso per caso, in che modo.  Per Franco Marcoaldi, Baldo era un aiuto per ritrovare l’immediatezza. A La Capria Clementina ha insegnato a guardare le cose dal basso. Per Emanuele Trevi Tolep è un regolatore dell’umore. Per Emily Dickinson Carlo è stato l’unico testimone e giudice dei suoi momenti creativi. Per Edmondo Berselli Liù rappresentava l’esempio di come bisogna annusare la realtà….
 
C’è una delle storie contenute all’interno di questo libro che più l’hanno colpita?
Ce ne sono tante e molto belle, difficile scegliere. Il libro riserva numerose sorprese. Nel capitolo di Jack London, per esempio, non c’è traccia dei famosi cani raccontati in “Zanna bianca” o nel “Richiamo della foresta”, si parla invece di Rollo, il bastardino suo compagno di giochi durante l’infanzia, dal quale Jack a otto anni aveva appreso che i cani oltre che di istinto sono dotati di una elementare forma di intelligenza. Una tesi che, diventato famoso, London difenderà appassionatamente, scontrandosi con gli scienziati dell’epoca e lo stesso presidente degli Stati Uniti.
 
12 dicembre 2014
 
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