Sei qui: Home » Libri » ‘Cade la terra’, un libro per riscoprire l’importanza delle rovine e dei luoghi abbandonati

‘Cade la terra’, un libro per riscoprire l’importanza delle rovine e dei luoghi abbandonati

Abbiamo intervistato Carmen Pellegrino, l’autrice di “Cade la terra” (Giunti): una storia di resistenza, di luoghi dimenticati e di persone sconfitte. Negli ultimi anni la scrittrice ha censito e visitato decine e decine di paesi abbandonati...

Intervista a Carmen Pellegrino, appassionata di paesi abbandonati, autrice di “Cade la terra” (Giunti)

 

MILANO – Abbiamo intervistato Carmen Pellegrino, l’autrice di “Cade la terra” (Giunti): una storia di resistenza, di luoghi dimenticati e di persone sconfitte. Negli ultimi anni la scrittrice ha censito e visitato decine e decine di paesi abbandonati, in Italia e all’estero, al punto da indurre la Treccani a registrare un neologismo: abbandonologo. “Cade la terra” è il suo primo romanzo.

 

Ci parli della sua passione per le rovine e per i luoghi abbandonati. Come nasce questo suo interesse?

Sono nata nel Cilento montuoso, in un paese circondato di borghi abbandonati. Questo di certo ha aiutato. Negli anni ho raccolto storie e immagini – scattate all’inizio con una vecchia polaroid – di case e casolari non più abitati, ma lasciati con le porte chiuse, le piantine sui davanzali, come se i proprietari dovessero tornare da un momento all’altro, pure se li si sapeva morti. Mi interessa abitare le rovine, il contatto diretto con le cose che la storia non ricorda, inutili perché hanno perduto la destinazione d’uso, insomma un vero e proprio ingombro. Mi interessa cercare tracce di vita là dove si nascondono, là dove non le si sospetta. Queste pietre scabre, queste pietre che cadono sono piene di tutte le vite e di tutte le età di chi le ha abitate. Come si può non provarne premura?

  

“Cade la terra” mette in scena un paese abbandonato, un mondo chiuso abitato da personaggi “sconfitti”. Da dove ha preso l’ispirazione?

I luoghi del romanzo sono quelli di Alento, che è un immaginario borgo disabitato, simile tanto a Roscigno Vecchia, paese abbandonato dagli inizi del ’900. Estella – ultima abitante, segreta guardiana dei muri di Alento – ricorda un po’ l’ultima autentica abitante di Roscigno, Dorina, morta nel 2001. Nelle storie che occupano la parte centrale del romanzo ritornano i nati morti di una terra che inghiotte il suo dolore, un dolore che risale per le generazioni e sembra che il mondo non lo possa capire.

 

Nel suo romanzo si trattano luoghi e personaggi che provano a “resistere” all’oblio e al tempo. È effettivamente possibile questa resistenza? Come?

I personaggi e i luoghi di “Cade la terra” sono già fuori dal tempo, fuori anche dallo spazio. Sembrerebbero morti: morta la città; fantasmatici gli abitanti. Ma qui viene in mente Pascoli quando dice che vive solo quello ch’è morto! In ogni caso, dai ruderi è possibile trarre un invito alla resistenza: se resistono nonostante gli spacchi, nonostante le furie della natura e delle guerre a cui sono sopravvissuti, possiamo resistere anche noi. Possiamo almeno provarci.

  

15 marzo 2015

  

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata