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Azar Nafisi, “Per scrivere di sé e del proprio mondo bisogna esserne fuori”

La scrittrice iraniana nel suo nuovo romanzo spiega l’America di oggi attaverso Twain, Lewis, Mc Cullers

PORDENONE – A Pordenonelegge, Azar Nafisi rivela che l’idea del titolo de La Repubblica dell’immaginazione, uscito per Adelphi il 17 settembre, è nata in Italia, a Roma, quando si è resa conto che, senza averlo mai frequentato, conosceva comunque benissimo il nostro paese. “ Ebbene – dice – sapevo tutto, perché sono cresciuta con i film di Fellini, Rossellini, Pasolini e con i libri di Calvino e di Svevo. L’Italia era nel mio immaginario”. Da qui è nato il titolo di questo suo ultimo libro, a metà tra memoir e saggio, in cui attraverso i tre scrittori americani per lei più significativi – Mark Twain, Sinclair Lewis e Carson McCullers ( in particolare Huckleberry Finn, Babbitt e Il cuore è un cacciatore solitario) – la scrittrice iraniana ci fornisce un quadro sul valore della lettura e sull’ “americanità” della letteratura americana. Una sorta di sequel, a dodici anni di distanza, di Leggere Lolita a Teheran, ambientato questa volta negli Stati Uniti, su cui non risparmia il suo giudizio critico: “un paese democratico – dice – ma con la coscienza dormiente e con una cultura divenuta intrattenimento, che cerca solo il successo effimero”.

 

MARK TWAIN – Perché Mark Twain? “ Perché – dice la scrittrice iraniana – è il padre della narrativa americana moderna sia dal punto di vista della costruzione degli intrecci sia dal punto di vista della lingua”: è lui, seconil creatore dell’inglese americano, che ha definitivamente soppiantato il British English. Non solo: è anche il portavoce di una nuova moralità più disinibita ed individualista. Contrapposto ad Huckleberry Finn , è il personaggio di Babbit di Sinclair Lewis , un personaggio divertente che impazzisce per i gadget: “sembra di vedere– commenta la Nafisi- le code davanti ai negozi della Apple. È un libro fondamentale per capire l’America nei suoi personaggi marginali e apparentemente insignificanti, ma potenti. Babbit parla come Donald Trump”.

 

JAMES BALDWIN – La repubblica dell’immaginazione ferma poi il suo sguardo su James Baldwin, uno scrittore universale, ma con una lingua definita negra, potente, espressiva, che rompe la pace, come diceva Nabokov. “Baldwin è essenziale – spiega Azar Nafisi – per comprendere quello che succede oggi nel mondo in termini di conflitti razziali e identità. Va ricordato che lui, uomo di colore, scrisse un libro su un gay bianco, pubblicandolo in Inghilterra. I libri che meritano di essere letti superano le classi, le razze e le tradizioni: appartengono a uno spazio universale”.

 

IRAN NEL CUORE – Lo spazio universale è quello della scrittura, che per la Nafisi è sì riconnettersi alla comunità umana, ma in uno spazio senza radicamento. Cittadina americana, da qualche anno, è ancora profondamente iraniana: “ma per scrivere di sé e del proprio mondo bisogna esserne fuori – conclude – ponendo la giusta distanza dal luogo da cui si proviene”. E cosi risponde, a distanza, al regista iraniano Kiarostami che aveva parlato, a proposito degli iraniani “altrove” di alberi strappati che non possono più dare frutti.

 

Alessandra Pavan

21 settembre 2015

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