Una lettera,
così ti scrivo e, probabilmente, attraverso la scrittura cerco di comunicarti senza né interruzioni né fraintendimenti quello che provo.
Sono difficili queste comunicazioni, anche e soprattutto perché non trovo parole che riescano a contenere l’amore di una madre – almeno il mio è così ostico da non sentirsi rappresentato a sufficienza – e faccio fatica.
Posso dirti che cosa intendo io per amore, nella sua forma più alta e pulita, che riguarda proprio l’aspetto materno, anche se non sempre lo si riesce a capire nei tempi giusti. L’amore fraterno, amicale o di coppia è assai più limitato e, spesso, può anche non esistere o finire, è molto facile che venga sostituito da accomodamenti passeggeri.
Noi madri – bada bene – siamo sfortunate: partiamo da perdenti. Nella smania di essere perfette rischiamo di dimenticare quanto siamo umane, limitate, impreparate. Per timore di non essere all’altezza cerchiamo di vestire una corazza che, almeno agli occhi vostri, ci renda invincibili. Ma sbagliamo.
Non siamo invincibili perché nessuno lo è, commettiamo sbagli, vi cresciamo nella menzogna che domani sarà un giorno migliore, finiamo per illudervi e di conseguenza vi facciamo male, anche se accade nonostante quello che è il nostro auspicio… almeno a me succede di pensarla proprio così.
Il fatto è che non esiste un corso, una scuola, una qualifica, non è possibile prepararsi se non cammin facendo: quando – per amore di verità – si cerca di contenere il danno e si vorrebbe aver fatto miracoli. La vita, però, non consente di fare miracoli: tutt’altro. Essa richiede un continuo adattamento a situazioni impreviste ed imprevedibili, per le quali proprio ci sentiamo come catapultate dentro ad un paradosso.
Io non sono esente da tutto questo, perciò ti chiedo di prendermi così, per quella che sono, una persona che vorrebbe proteggerti ma che non può operare il miracolo, esattamente come tutte le altre, anche e soprattutto come coloro che non lo ammettono.
Penso sia giusto e molto più onesto dirlo, credo di non volerti dare false aspettative, piuttosto punto a prepararti perché potrei non esserci più, come non vorrei mai pensare di diventare una zavorra limitante nella tua vita. Sii cittadina del mondo, sentiti libera, prenditi la vita che vuoi: sai e puoi scegliere, io sono fiera di te, anche quando brontolo, anche quando borbotto e non mi ricordo che – fra noi due – c’è un quarto di secolo, c’è del tempo che mi ha cambiata e che, domani, scorrendo, inesorabilmente cambierà anche te maturandoti e donandoti molte consapevolezze nuove.
Questa nemesi è tremenda e inesorabile: i miei errori – come accade per ogni genitore – ricadono su di te ingiustamente, costituiscono un sofferto bagaglio di cui ti fai carico senza alcuna responsabilità, è vero. E’ altresì vero che serve proprio perché tu possa diventare migliore di me come persona: io me la spiego così o non avrebbe un senso. Esorcizza i miei errori e credi alla mia buona fede. Valorizza il giusto e scarta sempre il male e il dolo.
Io sono l’esempio, coi miei lati buoni, di cosa è più giusto e – allo stesso modo – lo sono, coi miei limiti, per ciò che è del tutto sbagliato.
Ho deliberatamente scelto di non elencare una serie infinita di belle parole, di ti adoro e di altre amenità sdolcinate – tanto inutili quanto ovvie – perché tu sei molto forte e non ti piacciono le confetture ma ami le concretezze.
Ho scelto di sceglierti allora e scelgo te da sempre, fiera di quello che rappresenti e sorpresa di come sei maturata rapidamente. Sei una persona adulta e non lo dimentico: mi piace la tua compagnia perché mi confronto volentieri con te pur capendo quanto grande sia la tua voglia di volare da sola.
Vola per te stessa, fallo, non credere a me non piaccia vederti libera – di testa e di pensiero – perché se tu sei un’anima libera significa che hai qualcosa della mia parte migliore: uno spirito indomito che, in questa valle dove il vuoto cosmico riempie tutto del suo nulla, si libra vivace, ostinato e travolgente.
Ricordati che l’amore lascia sì liberi perché rispetta, ma non abbandona mai solo se è un’amore di madre.
Non ti dirò neanche la frase patetica “Un giorno lo capirai” perché sono certa tu lo sappia già e soprattutto perché da te, io, mi aspetto la scelta di una persona degna.
Altrimenti sarei una bigotta, una moralista che scrive “Figlia mia, spero tu possa trovare un uomo che…”
No, tu punta esclusivamente su te stessa, perché le persone che si fanno telecomandare o che vogliono pilotare la vita delle altre ne offendono l’intelletto per poi finire sole, svuotate ed infelici.
Francamente – da noi due – sono certa che posso aspettarmi molto di più.
Per questo sono molto serena e, pur fra mille problematiche avulse da te, tu rappresenti la mia stella polare.
Paola Cingolani