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Lettera di Maria Carmela Pompilio

6 giugno 2007

Ho scelto di scrivere, di prendere la penna e misurare il tratto, faccio fatica nell’avanzare, il leggero tremore mi percorre il braccio. Ma se mi sforzo, se trattengo la penna e l’accompagno sino alla fine del rigo, noto che ce la faccio, che le lettere sono ancora leggibili e le pause brevi, prima d’arrivare ad una erre sghimbescia o ad una finale allungata, stesa, trascinata verso un altro inizio…

Morbo di Parkinson, otto minuti per informarmi, per darmi la certezza della malattia ed annullare in un secondo la speranza e l’illusione di un errore. Spect—-Tac le nuove tecnologie non lasciano dubbi. L a mia è una malattia neurodegenerativa a cui la ricerca non ha ancora dato risposte. Non si guarisce.

Ho scelto di scrivere ora, seppur nel dolore e nella sofferenza. Ho scelto di limitare le lacrime. perchè adesso ci sono, ci sono ancora, lucida nel poter gestire il mio disagio, la mia precarietà, le mie debolezze. le mie mancate libertà

Ho scelto di scrivere a te Maria , la prima parte del mio nome a lungo negata, quella che porta le tue radici che hai imparato presto ad ignorare.

Maria, coraggio devi uscire dal tuo limbo. Devi essereci per l’altra, ha bisogno di te! Eppure ardi dal desiderio di esistere, di schiarire le nebbie entro cui ti ha seppellito, scrollarti di dosso le bugie con cui ti ha coperto, riprenditi la tua forza, la tua dignità, tocca a te…adesso.

Ti sei liberata dal ruolo di sorella inferiore e sei andata avanti, hai cercato tu quella effimera relazione tra medico e paziente per programmare le cure, hai tradotto tu l’espressione di ” facis ipomimica” cercando conferma allo specchio, ma non hai trovato, almeno non ancora, la tua maschera inespressiva.

Alle lacrime hai sostituito liquidi orizzonti, al preannunciato ergastolo sogni di libertà, nella nuvola d’amore che chi ti ama ti ha costruito attorno hai fatto salire anche l’altra parte del tuo nome. Quella ora è più fragile.

Ci scriveremo ancora Maria? Forse, non a lungo.
Ti lascio con il sorrriso di sorella confortevole, mi trascino lentamente per la mia strada, mi guardo indietro e ti vedo ancora lì, ferma ad aspettarmi, ferme entrambe, rischiarate dalla luce di un mattino ancora limpido edinespolorato. Ciao Maria, a presto…

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