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La nuova maturità ed il primo giorno di scuola degli studenti di Alessandro D’Avenia

"Ci sarà la terza prova? I crediti verranno ricalcolati? E la tesina?". Sono queste alcune domande che gli studenti di quinta dello scrittore-docente Alessandro D'Avenia hanno rivolto al "prof 2.0"

MILANO – “Ci sarà la terza prova? I crediti verranno ricalcolati? E la tesina?”. Sono queste alcune domande che gli studenti di quinta dello scrittore-docente Alessandro D’Avenia hanno rivolto al “prof 2.0”. Lo stesso D’Avenia ne ha parlato all’interno della sua rubrica “Letti da rifare” sul Corriere della Sera.

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L’albero maturo…e felice

D’Avenia pone l’accento sull’incertezza che aleggia in questo inizio di anno scolastico, tra assegnazione cattedre incompleta e direttive ministeriali i nfase di cambiamento. Poi prosegue raccotando la sua prima lezione, incentrata sulla parola “maturo”. Per analizzarla, D’Avenia pare da “felicità”, che deriva da “felix”, che in latino indicava l’albero che da frutto. “L’albero felice è l’albero fertile, nutre e dà altre piante. La parola «felice» occupa la prima pagina dei libri di psicologia come motore della vita umana. E, a conti fatti, i due ambiti che consentono di definirci felici sono la costruzione di relazioni autentiche con gli altri e la realizzazione della proprie attitudini nella vita, non solo professionale.” Si prosegue quindi con l’analisi della parola “maturo”, imparentata con “mattutino, (do)mani, mese… parole derivanti da una radice che indicava il misurare e si utilizzava per le cose del grande misuratore: il tempo.”

Arrivare per tempo

Ma qual è il vero significato della parola maturo? Chi lo è? “Colui che arriva per tempo, quindi la maturazione non è compatibile con la pigrizia o con la fretta: i frutti maturano nella stagione giusta e nelle precedenti si preparano; maturo è colui che arriva a compimento, quindi bisogna aver chiaro quali aspetti della propria persona occorre curare perché diano il frutto atteso; maturo è colui che sa misurare i fenomeni, ed è quindi capace di affrontare la realtà a partire da una presa di posizione «radicata» — senza radicalismo — sul mondo, per non lasciarsi trasportare dai venti emotivi e nei luoghi comuni. Maturo, insomma, è chi misura e si misura con la realtà.” il rischio dei ragazzi di oggi per d’Avenia è che questo processo non si compia, a causa dell’ossessione per la sicurezza, “fonte di paura che porta a rifugiarsi in copioni dettati da altri, pur di non fallire. Così il successo (risultato) ha sostituito il processo (vita): ci si impegna per qualcosa se è facile, comodo o garantito. Esattamente il contrario di ciò che fa il seme per maturare, cioè uscire da sé, per dare un giorno i frutti scritti nel suo stesso innato dinamismo.” Da qui il ruolo degli educatori, ovvero quello di mettere, come i giardinieri, il seme in condizione di fruttificare, e poi potano, non per mortificare, ma per concentrare la linfa, che un giorno renderà fecondo l’albero, ovvero “felix”.

Tra scuola e vita

E’ questo il concetto di maturità che Alessandro D’Avenia vuole trasmettere ai suoi studenti, unico modo per arrivare alla felicità e dare frutto, cosa che il sistema scolastico attuale non riesce a fare. a conclusione del suo itnervento, D’Avenia cita i versi della poesia “Un’adolescente” del nobel Wislawa Szymborska, in cui la poetessa 86enne immagina di incontrare se stessa 16enne: “Sul suo modesto orologio / il tempo è ancora instabile e costa poco./Sul mio è molto più caro ed esatto”.

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