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Massimo Maugeri, ”Il genere noir evidenzia i mali della società”

Lo scrittore e blogger siciliano è protagonista in libreria con il suo nuovo romanzo “Cetti Curfino”, libro che rappresenta la Sicilia come metafora della nostra contemporaneità

MILANO – La Sicilia come metafora per raccontare la nostra contemporaneità, con alcune problematiche “trasversali” rispetto ai territori, come la condizione femminile, la sicurezza sul lavoro, la disoccupazione, i paradossi insiti nei quartieri a rischio. E’ questo “Cetti Curfino“, il nuovo libro di Massimo Maugeri, scrittore siciliano nonché figura di spicco sia della comunicazione letteraria sul web con il suo blog Letteratitudine, uno dei primi nati in Italia dedicati alla letteratura. Lo abbiamo intervistato in merito alla sua ultima fatica letteraria.

 

Da cosa trae spunto il romanzo “Cetti Curfino”?

Trae spunto soprattutto dall’amore nei confronti di un personaggio letterario.

Come ho già avuto modo di raccontare, Cetti Curfino nasce in una mia raccolta di racconti intitolata “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa). In seguito, da questo racconto (che vedeva Cetti come protagonista) fu tratta una pièce teatrale per la regia di Manuel Giliberti e l’interpretazione di Carmelinda Gentile.

A partire da quel momento il personaggio in questione è tornato più volte alla carica per chiedere spazi più ampi. Aveva altro da raccontare, Cetti. E poi la sua storia continuava. Non potevo mica fermarmi a quel punto… con lei che – da dietro le sbarre della sua cella – finiva di raccontare la sua tribolata e dolorosa vicenda al commissario di polizia che l’aveva arrestata…

Un ruolo fondamentale lo ha poi giocato un altro personaggio che nasce nelle pagine di questo libro e al quale mi sono molto affezionato sin dalla sua prima apparizione sulla pagina. Si chiama Andrea Coriano ed è un giovane giornalista un po’ sfigato che lavora quasi gratis e che vive con l’anziana zia Miriam (che lo perseguita, affettuosamente, per coinvolgerlo in una serie di incombenze domestiche). Andrea decide di andare a trovare la Curfino in carcere con l’intento di raccontare la sua storia in un libro, convinto del fatto che la donna – nonostante il crimine commesso – sia anche vittima di una serie di circostanze che nessuno, a suo giudizio, ha mai messo bene in evidenza. Attraverso il rimbalzo di voci e prospettive tra questi due personaggi (Cetti e Andrea) prende corpo la trama del romanzo.

 

Dalla cronaca alla quotidianità. Quanto c’è della tua Sicilia in questo libro?

C’è molta Sicilia, soprattutto nelle parole di Cetti e nell’ambientazione del romanzo. Ancora una volta, però, la Sicilia diventa metafora per raccontare la nostra contemporaneità al di là dei meri riferimenti geografici. Alcune delle problematiche affrontate sono “trasversali” rispetto ai territori: la “condizione femminile” e gli abusi sessuali, la vita in carcere, le cosiddette “morti bianche” e la sicurezza sul lavoro, la disoccupazione, i paradossi insiti nei quartieri “a rischio” presenti all’interno di molte delle nostre città (non solo nelle città del Mezzogiorno), la differente percezione della giustizia.

 

Nei tuoi precedenti libri hai raccontato diverse sfaccettature della Sicilia. Quale hai voluto far emergere in questo libro?

Credo che alcune delle problematiche elencate nella precedente risposta risultino amplificate in una regione come la Sicilia, dove il disagio sociale è di gran lunga più elevato rispetto alla media nazionale. Credo che questo disagio (e la sua amplificazione) emerga con forza da questa storia, soprattutto con riferimento alle vicende che capitano a Cetti.

 

Ti sei ispirato a fatti o persone realmente esistite per il personaggio di Cetti Curfino?

No, il personaggio è inventato… ma come ho avuto già modo di affermare non credo sia difficile, soprattutto dalle mie parti, imbattersi in una donna con le caratteristiche “caratteriali” e “comportamentali” della Curfino.

 

Passione e delitto sono ingredienti che spesso ritroviamo all’interno di diversi libri gialli e noir. Quali sono secondo te gli altri fattori che decretano il successo di questo genere letterario?

Premetto che questo romanzo, pur accogliendo alcune delle caratteristiche del genere noir e del giallo, presenta alcune peculiarità. Per esempio, il lettore sa sin dall’inizio della storia che c’è questo personaggio che ha commesso un crimine (dunque conosce già il “colpevole”), ma solo verso la parte finale del libro scopre qual è il crimine e chi è la vittima.

Tornando alla domanda, credo che il noir e i gialli – per la loro natura (e se ben “costruiti”) – abbiano la capacità di tenere i lettori incollati alla pagina fino alla conclusione della storia. Come si è detto in tante altre circostanze il genere noir ha anche avuto il merito di mettere in evidenza i mali e le contraddizioni delle nostre società.

“Cetti Curfino” è anche un romanzo incentrato sulla ricerca del riscatto (ai propri occhi e a quelli del mondo), dove il ruolo della scrittura gioca un ruolo molto importante.

 

Oltre che autore sei anche blogger di Letteratitudine. Come si è evoluto negli ultimi anni il tuo blog, ed in generale la promozione della letteratura sul web?

Letteratitudine è nato nel settembre del 2016. Di tempo, dunque, ne è passato. Ho festeggiato il decennale di vita del blog con la pubblicazione di un libro: “Letteratitudine 3: letture, scritture e metanarrazioni” (LiberAria, 2017).

Tutti questi anni di attività hanno dato luogo a centinaia di dibattiti online incentrati sui libri e sulle tematiche da essi trattati (con il coinvolgimento diretto degli autori e l’animazione di una rete di lettori e di addetti ai lavori), giochi di gruppo sulla lettura e sulla scrittura, una sfilza lunghissima di recensioni e interviste, il programma radiofonico integrato con il blog (oggi in onda su Radio Polis e in podcast sul blog), il progetto LetteratitudineNews, gli “Autoracconti” d’autore, una serie di rubriche tematiche animate con la collaborazione di amici scrittori, il canale video su YouTube e tanto altro ancora.

Come ho già evidenziato in altre circostanze mi pare abbastanza evidente che – in questi anni – il numero dei blog e dei portali culturali sia cresciuto in maniera notevole. Di recente si è poi sviluppato il settore dei cosiddetti BookTuber (cioè di coloro che svolgono attività di divulgazione delle notizie relative ai libri attraverso YouTube).

Il cambiamento più importante, però, a mio avviso, è stato segnato dal boom dei social network: ciò, tra le altre cose, ha influito sui dibattiti online che si sono spostati – in buona parte – dalle pagine dei blog alle bacheche Facebook e ai profili Twitter dei vari utenti. A mio avviso (lo spiego nell’introduzione del volume “Letteratitudine 3”) questa fase di passaggio delle discussioni online è stata accompagnata da effetti positivi e negativi. Da un lato, infatti, si è sviluppata in maniera esponenziale l’interattività tra coloro che desiderano scambi di opinioni (con dibattiti che rimbalzano, appunto, da una bacheca all’altra), dall’altro è aumentata la frammentarietà e la volatilità delle discussioni medesime (nonostante il ricorso ai cosiddetti hashtag).

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