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Marcello Simoni, “L’oscurità dell’essere umano di oggi appartiene a tutte le epoche”

Il vincitore del Premio Bancarella 2012 è in libreria con "L'abbazia dei cento inganni", ultimo capitolo della trilogia iniziata con "L’abbazia dei cento peccati"

MILANO – Il male dell’essere umano di oggi appartiene a tutte le diverse epoche storiche. Parola di Marcello Simoni, vincitore del Premio Bancarella 2012 in libreria con “L’abbazia dei cento inganni“, ultimo capitolo della trilogia iniziata con “L’abbazia dei cento peccati” e proseguita con “L’abbazia dei cento delitti“. Il romanzo, uscito il 23 giugno, è subito stato ai primi posti della classifica dei libri più venduti in Italia ed è tuttora all’interno della top ten. Un dato che accontenta l’autore, non tanto per le vendite, ma soprattutto per l’apprezzamento dei lettori, che entrano in libreria alla ricerca dell’ultimo romanzo di Marcello Simoni. Ecco l’intervista all’autore

 

Come nasce la trama di questo libro, terzo capitolo della trilogia?

Mi sono lasciato molto trasportare dalle suggestioni che mi danno la storia della città di Ferrara e l’abbazia di Pomposa. Non solo scenari, ma co-protagonisti del romanzo e di tutta la trilogia. Le loro ambientazioni mi hanno aiutato ad elaborare le scene che hanno luogo al loro interno.

Nello stesso tempo, con questo terzo volume volevo anche creare una sotto-trama che lo aprisse ed accompagnasse un po’ i lettori all’interno di quella che è la trama orizzontale della trilogia. Questo è stato l’esercizio più difficile: non potevo partire da dove si era interrotto il secondo romanzo, ma dovevo creare un nuovo prologo.

 

Non solo luoghi: ci sono anche diversi autori hanno influenzato questa tua opera. Quali sono?

Sono tutte suggestioni che ricevo da quando ero ragazzino ed ho iniziato ad addentrarmi nella narrativa avventurosa e nel giallo. Salgari ha dimostrato ampiamente come nella trama, anche quando è storica, deve esserci prima di tutto l’avventura, e prima della storia occorre avere una trama robusta. Altri riferimenti preziosi per me sono stati autori come Giulio Verme, Arthur Conan Doyle, Alexandre Dumas.  Edgar Allan Poe e Howard Phillips Lovecraft, con le loro ambientazioni, mi hanno insegnato a creare questi aloni di mistero che avvolgono le storie e che non necessariamente partono dal Medio Evo. L’oscurità appartiene a qualsiasi epoca, non necessariamente al Medio Evo.

 

La storia, ambientata 700 anni fa, viene narrata come se si stesse svolgendo in tempo reale. Come riesci a realizzare questo presente storico?

Gioco molto sulla verosomiglianza, ovvero sul cercare di creare qualcosa accaduta molto tempo fa che potrebbe accadere adesso.  Questo deriva dal fatto che una storia, prima di scriverla, cerco di immaginarla, come se dovessi immaginarmi un film. Cerco di immedesimarmi tanto nei protagonisti, e soprattutto elaboro la sinossi del romanzo 2° maglie larghe”; ciò mi consente in fase di scrittura di lavorare molto di fantasia ed improvvisazione nel momento stesso in cui sto scrivendo. Ciò mi crea una piccola tensione: devo risolvere seduta stante dei problemi che avevo abbozzato, ma non definito nel dettaglio. Una tensione che dalla scrittura si trasporta anche nella lettura.

 

Molti fatti di cronaca oggi, purtroppo, hanno i contorni del thriller. Hai mai pensato di ispirarti alla stretta attualità per un tuo nuovo romanzo?

L’attualità purtroppo si racconta da sola, attraverso i giornali e la cronaca che spesso è nero. Seguendo dei miei flussi noir, in questo mi faccio guidare anche dall’attualità, in quanto il male dell’essere umano di oggi appartiene a tutte le diverse epoche storiche. Per i prossimi romanzi, mi terrò in epoche passate, soprattutto in cui non si sentono squillare i cellulari e non ci sono rumori di macchine e treni per le strade, dove c’è ancora un po’ di possibilità di fantasticare e liberarsi dall’oppressione del quotidiano.

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