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Gianluca Veltri, storia del parrucchiere con la passione per la scrittura

Gianluca Veltri è tornato in libreria con "Hotel Flora" (Morellini editore), una agile e appassionante raccolta di cinque racconti ambientati a Milano

MILANO – Gianluca Veltri fa il parrucchiere e scrive romanzi e chi pensa che non ci sia correlazione tra i due mestieri si sbaglia di grosso. “Il parrucchiere e lo scrittore, per come la vedo io, hanno in comune la voglia di raccontare l’essere umano, che è ciò che sempre più mi ha affascinato”, ci ha raccontato Gianluca, che è titolare di Anadema Haircut Milano, prestigioso indirizzo milanese dedicato al binomio arte e capelli, e ha scritto numerosi libri, tra romanzi e racconti. Ora è tornato in libreria con “Hotel Flora” (Morellini editore), una agile e appassionante raccolta di cinque racconti, storie affascinanti i cui protagonisti si muovono, corrono a tutta velocità, si nascondono e si perdono per le vie, i vicoli e le piazze di una Milano, nei suoi ristoranti, nei suoi casermoni di periferia e nei suoi squallidi hotel pieni di segreti e verità.

I racconti di questa raccolta mettono a fuoco momenti di crisi dei personaggi ma mostrano come le difficoltà si possano superare a testa alta. È una delle cose che volevi dimostrare?

Sì, diciamo che è un atteggiamento che fa parte del mio carattere. Ho la pessima abitudine di non riuscire a prendermi troppo sul serio, anche nei momenti più difficili della mia vita. L’ironia e l’autoironia sono fondamentali. Cerco sempre di fare le cose in maniera seria e non seriosa. Avevo voglia di raccontare storie intime che volgessero alla luce, all’alba. Credo poco nel pessimismo cronico che spesso aleggia attorno alla letteratura. Per scrivere delle belle storie non devi essere per forza pessimista. Se dovessi dedicargli un mese gli dedicherei settembre, il mese dei buoni propositi.

Sullo sfondo dei racconti c’è sempre la città meneghina. Quale Milano racconti in queste storie?

Ho raccontato diverse Milano, ma è sempre la mia Milano, fatta di ricordi emotivi e insieme storici. In questo caso mi sono divertito a raccontare la Milano degli anni ’70 e ‘8o e quella di oggi, due Milano totalmente diverse, anche se entrambe in grande forma, perché in pochissimi anni sono cambiati i milanesi, è cambiato l’assetto sociale. Mi piace pensare che Milano sia una città in grande spolvero e credo che i milanesi stanno migliorando molto dal punto di vista civile e sociale. Siamo molto più open mind di quanto ci sentiamo e ci descrivo. La città è bella.

“Arrivi e Partenza” parla del desiderio di successo. Com’è possibile gestire questo desiderio innato in molti?

Ho sempre pensato il successo consista nella realizzazione di se stessi, non quando si hanno più soldi in tasca di prima o più amici. Ci sono tantissime meravigliose persone di successo che conducono una vita normale, che vivono con amore e felicità, facendo ciò che gli fa star bene. Milano non è una città che porta necessariamente a desiderare il riscatto, è una città semplicemente molto competitva, in cui gli standard qualitativi sono altissimi. Nel racconto il successo diventa un personaggio che pensa: “Sono loro che mi evocano, e mi chiamano in mille modi per potersi creare un alibi ma non capiscono che io esisto solo perché loro mi chiamano”.

In “Eugenio Pecchi” c’è invece l’idea che agire nel giuso alla fine paga sempre. Credi sia proprio così?

Io la penso così, agire nel giusto paga sempre. Magari il male è più accattivante però il bene vince sempre, magari ci vuole solo un po’ di tempo in più. Noi siamo il risultato di precise scelte che quotidianamente facciamo. Noi non possiamo avere il controllo su tutto, però quello che puoi controllare è la natura delle scelte che fai: Pecchi è una persona perbene che arriva da una famiglia perbene, di lavoratori, sa di essere una persona di un certo livello dal punto di vista umano e culturale e tutti i giorni si impegna, mattone su mattone, per costruire la propria vita. Milano è la città del lavoro, e nel lavoro realizzi te stesso. È la città più calvinista in Italia, perché in Italia non si perdona il successo, siamo un Paese di rosiconi.

Nel racconto che dà il titola alla raccolta, “Hotel Flora”, parli di un altro tema che tocca tutti quanti, il rapporto tra scelte e rimpianti. Come si relazionano?

Io credo che sia un po’ immaturo cedere sempre agli incanti, perché la vita è una e te la devi giocare. È ovvio che non potrai cogliere tutto e realizzare tutto quello che hai sognato ma la persona matura sa che è così. Non è un accontentarsi del poco, ma dobbiamo entrare nell’ottica che non possiamo avere tutto. I rimpianti sono per chi ha sempre preferito guardare gli altri e stare fermi. Chi si muove non ha rimpianti.

Cosa hanno in comune il parrucchiere e lo scrittore?

Il parrucchiere e lo scrittore, per come la vedo io, hanno in comune la voglia di raccontare l’essere umano, che è ciò che sempre più mi ha affascinato. Spesso mi sono trovato a pensare che forse è questo che mi porta ad andare avanti perché mi piace imparare dall’essere umano, raccontarlo in tutte le sue sfaccettature.

 

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