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Vauro Senesi, “In Italia viviamo un periodo di assenza di informazione”

In 'Tutto Vauro. Sessanta mi dà tanto', oltre 1300 vignette ripercorrono i sessanta anni di carriera del vignettista toscano

PIETRASANTA – Vauro presenta ad ‘Anteprime e non solo‘ di Pietrasanta la sua ultima fatica ‘Tutto Vauro. Sessanta mi dà tanto‘ con oltre 1300 vignette che ripercorrono tanti anni di carriera edito per Piemme per i sessanta anni del vignettista toscano. Un Vauro che spazia a tutto campo dall’informazione alle riforme, che guarda avanti, ma riflette sul passato del nostro Paese. Un lavoro di raccolta durato molti mesi che ci racconta chi siamo e chi eravamo e forse anche dove stiamo andando.

 

Vauro, perché una raccolta di tante vignette in un solo volume?

Non è stata una mia esigenza, ma una idea dell’editore che ha voluto mettere insieme con una lavoro che direi archeologico, tanto della mia produzione e che copre un arco temporale molto lungo. Io sono un disordinato e non ho un vero e proprio archivio, quindi il merito di questo lavoro è  dei miei editori. Avevo quasi paura di raccogliere e guardarmi così indietro. Rileggendo queste vignette si può ripercorrere un pezzo di storia dell’Italia e non solo. La satira ha bisogno di respiro e varca anche i confini.

 

Qual è il rapporto tra satira ed informazione? L’Italia non è mai tra i Paesi dove l’informazione è più libera. Cosa ne pensa Vauro?

Viviamo in periodo di assenza di informazione, parlerei anzi di latitanza. Ormai tutto è gossip, la politica è gossip, l’informazione è gossip. Dovremmo capire se è la politica ad aver ridotto a gossip l’informazione o il contrario, ma è come la storia dell’uovo e della gallina. In questa latitanza la satira prova a raccontare ciò che non ci dicono: la satira deve essere informata per dare un commento all’informazione. Scelgo di parlare di ciò che mi colpisce e talvolta provo a colmare un vuoto dell’informazione con cui sempre di più dobbiamo fare i conti. Dobbiamo renderci conto che viviamo in un Paese in cui non è garantito l’accesso all’informazione. Il giornalismo oggi è fatto di Public Relations e il giornalismo è asservito alla politica che poi ripaga quei giornalisti asserviti. un tempo fare il giornalista era un altro mestiere.

 

Oggi però c’è la rete…

Umberto Eco ha commentato che la rete ha dato uno spazio per legioni di imbecilli. Io sono rimasto a quando per votare si andava nei seggi. Non credo di dover aggiungere molto sulla rete  e sulla politica fatta su internet. La rete è uno spazio in cui tutti possono avere delle opinioni spacciandole per idee che ormai non ci sono più e che invece, aiuterebbero a dare una lettura della realtà. Le idee sono più impegnative delle opinioni.

 

Come giudica la politica di oggi?

Si va avanti a riforme che ormai sono controriforme: un tempo quando si parlava di riforme si parlava di nuove leggi che aumentavano i diritti delle persone, oggi segnano dei passi indietro, come quella della scuola che dovrebbe aiutare ad avere idee e non solo opinioni. Il mio prossimo libro per Piemme tornerà a parlare della scuola.

 

E la riforma costituzionale?

È una riforma eversiva e reazionaria che intaccherà altri diritti.

 

Al referendum si schiererà per il No?

Come l’ha capito?

 

Michele Morabito

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