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Sir Michael Dobbs a Pordenonelegge, ”Con House of Cards ho svelato il lato oscuro della politica”

Sir Michael Dobbs porta a Pordenonelegge la sua storia politica ( è stato Chief Whip ovvero capo di gabinetto del Partito Conservatore nell’era thatcheriana) e la sua translitterazione cinica e crudele nella trilogia House of Cards...

PORDENONE – Sir Michael Dobbs porta a Pordenonelegge la sua storia politica ( è stato Chief Whip ovvero capo di gabinetto del Partito Conservatore nell’era thatcheriana) e la sua translitterazione cinica e crudele nella trilogia House of Cards, resa celebre dalla serie BBC prima e poi più recentemente dal network Netflix in Usa. In Italia è trasmesso con grande successo da Sky.

 

POLITICA E SHOW BUSINESS – Ma, prima di tutto, House of Cards è una trilogia della quale Dobbs parla molto volentieri con Stefano Feltri a Pordenone, in occasione dell’uscita il 25 settembre, presso Fazi editore, di Scacco al re, il secondo volume.  “La politica – esordisce Dobbs – è dura, difficile, impietosa e porta persino al desiderio di uccidere i propri nemici, ma coloro che la praticano amano le mie storie crudeli e si rammaricano di non esserne i protagonisti. Temevo, svelandone  il lato oscuro che qualcuno si riconoscesse e mi diventasse ostile ed invece è accaduto il contrario perché molti dei miei ex colleghi si sono rammaricati di non essere i protagonisti dei miei romanzi. I politici adorano di essere parte dello show business”.

 

COME NASCE HOUSE OF CARDS – Come è nata l’idea di scrivere un thriller politico?  “Mrs Thatcher – svela senza peli sulla lingua lo scrittore inglese – non era una donna facile  e quando lavoravo con lei sapeva essere perfida e violenta a parole. Ero la sua vittima preferita. Stanco di quest’aggressività, sollecitato da  mia moglie, ho voluto cimentarmi con la scrittura e la prima prova di un intero pomeriggio sono state due lettere F e U, le iniziali di Frank Urquhart, il protagonista di The house of cards, il cui temperamento è molto legato a quella brutta parola inglese evocata da F e da U. Così ho creato il personaggio”. Dietro a lui, un ambiente molto cupo e crudele, con politici spesso in club per soli uomini e con il vizio del bere.

 

LA POLITICA INGLESE – Ma la politica inglese è davvero cosi? “I politici  – risponde Dobbs – sono i più ambiziosi fra gli uomini e con il tasso più elevato di testosterone. Passano la maggior parte del tempo fuori casa e lontano dalle famiglie e sono sottoposti a molte tentazioni e perciò è quasi naturale che vi cedano. La differenza rispetto al lontano passato è che ora non abbiamo grandi leader, ma piuttosto manager politici con l’assillo di convincere milioni di persone, cosa non facile se non si ha una grande personalità. E le grandi personalità si accompagnano sempre a mogli o mariti nell’ombra, ma determinanti come è stato Dennis Thatcher.

 

IL VALORE SIMBOLICO DELLA MONARCHIA – Nel secondo volume in uscita Scacco al re si parla di un contrasto con la monarchia. Dopo aver ordito la scalata al potere, il nuovo primo ministro Francis Urquhart sfida il re in persona. Il ruolo della monarchia nell’Inghilterra contemporanea è messa al vaglio nel momento in cui il primo ministro, alias FU, minaccia di rivelare i segreti di corte dopo che il nuovo re, uomo dagli alti ideali, ha fermato i suoi progetti. La divergenza di pensiero presto scivola in ostilità dichiarata e anche se il romanzo è stato scritto vent’anni fa la curiosità su quale sia il ruolo della regina è ancora vivo.  “ “E’ fondamentale – dice Dobbs  : basti pensare che la prima visita di Elisabetta all’Irlanda indipendente ha sortito più effetto che vent’anni di politica. Il fatto che non ci sia una Costituzione scritta che regoli minuziosamente le prerogative la rende un simbolo molto potente. Ed anche il principe Carlo contribuisce nel suo essere in bilico fra coscienza e Costituzione ad evitare che l’istituzione monarchica finisca nel baratro.

 

IL REFERENDUM IN SCOZIA – Naturalmente alla fine dell’incontro si parla di stretta attualità: Dobbs ha recentemente firmato un appello a favore dell’unità della Gran Bretagna. “ Sono contento di essere qui – confessa – perché mi posso nascondere nel giorno che potrebbe essere il più triste della mia vita politica se in Scozia vincessero i separatisti . E no, Alex Salmond non può essere paragonato ai miei personaggi perché essi amano primeggiare solo su un grande palcoscenico: avrebbero scelto Downing Street.  Il problema qui è diverso : è il tentativo  di ridurre le distanze tra centro del potere e paese reale, senza riflettere sull’effetto drammatico e dirompente che una separazione potrebbe generare sull’intera Europa.

 

Alessandra Pavan

19 settembre 2014

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