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Perché è importante educare i nostri figli al digitale

Lo psicologo americano Jordan Shapiro spiega nel suo libro come e perché educare i nostri figli all'utilizzo del digitale

MILANO – Il filosofo e psicologo americano Jordan Shapiro spiega nel suo libro Il metodo per crescere i bambini in un mondo digitale perché è importante educare i nostri figli al digitale e accompagnarli a un uso corretto della tecnologia.

8 bambini su 10 di età compresa tra i tre e i cinque anni sanno usare lo smartphone dei genitori, secondo i dati della rivista Pediatrics riportati dal Corriere. E in effetti i genitori che mettono il telefono in mano ai figli sono sempre di più, come è normale che sia, vista la pervasività di questi oggetti nella nostra vita quotidiana.

Tuttavia, per molti genitori servirsi della tecnologia per intrattenere i figli è un segno di “cattiva genitorialità”. Come se cedere allo smartphone per placare il figlio capriccioso sia in qualche modo una sconfitta, un fallimento educativo. La tecnologia, insomma, viene vista da molti come un’ultima spiaggia a cui ricorrere quando non ce la si fa più.

Siamo sicuri però che questo modo di guardare alla tecnologia sia lungimirante, soprattutto in ambito educativo? Jordan Shapiro, psicologo e filosofo americano dice di no. Nel suo libro Il metodo per crescere i figli in un mondo digitale affronta il tema dell’educazione al digitale senza demonizzare la tecnologia e cercando di trovare un metodo per integrarla nello sviluppo del bambino.

Il primo problema da affrontare è proprio la paura della tecnologia. Se il digitale è una parte importante della nostra vita, e lo sarà sicuramente anche per i nostri figli, perché non educarli a un utilizzo consapevole invece che tenerli lontani finché possibile? I punti chiave su cui fare leva sono due: da un lato cercare di includere al posto di vietare, dall’altro considerare la tecnologia digitale come complementare, e non oppositiva, ad altre occupazioni.

No ai divieti

I divieti, si sa, servono a ben poco. Se percepiti come ingiusti, non faranno altro che generare nei figli il desiderio dell’oggetto vietato e susciteranno ostilità e sfiducia nei confronti dei genitori. “Ogni volta che un genitore liquida il mondo digitale come qualcosa di aggiuntivo, diabolico o superficiale, manda al figlio un messaggio chiaro: non vedo valori nel tuo mondo”, dice Saphiro in un’intervista a Wired.

Occorre invece che i genitori dialoghino con i figli, spieghino come utilizzare tablet, smartphone e giochi elettronici, domandino la loro opinione per suscitare dialogo e reciproca comprensione: “Perché ti piace questo gioco? Che video vuoi guardare? Da quanto tempo stai guardando il telefono?”.

Ogni volta che un genitore liquida il mondo digitale come qualcosa di aggiuntivo, diabolico o superficiale, manda al figlio un messaggio chiaro: non vedo valori nel tuo mondo

Il digitale non esclude la realtà

Spesso si è ostili al fatto che i bambini familiarizzino con il digitale per paura che possa sostituire l’esperienza della realtà, e in qualche modo oscurare “la vita vera”. Il problema, però, non è della tecnologia ma dell’utilizzo che ne facciamo. È importante insegnare ai nostri figli che i due mondi sono complementari, e che la loro convivenza è possibile.

Educare al digitale per educare alle nuove relazioni social(i)

Insegniamo ai nostri figli come comportarsi a tavola, come trattare gli amici, come rispondere agli adulti. L’educazione alla socialità è un aspetto importantissimo per la crescita di un bambino. Nel mondo attuale, però, una parte importante delle relazioni sociali vive sui social network. Questo non è né un bene né un male, è un dato di fatto.
Perché dunque lasciare soli i figli nella decodificazione dei comportamenti da tenere nelle relazioni social? Il problema è quantomai attuale, e iniziamo a vedere le conseguenze di comportamenti “sregolati” già adesso, dice Saphiro sempre su Wired: “Forse la ragione per cui assistiamo a tanti terribili atteggiamenti digitali come il cyberbullismo e i troll su Twitter è che l’attuale generazione di adulti non ha avuto abbastanza opportunità di affinare le proprie qualità sociali digitali quando era piccola, non ha avuto il sostegno degli adulti dell’epoca”.

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