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Le parole che in italiano hanno più significati

Si chiama polisemia il fenomeno che indica le parole che, nella nostra lingua, hanno la facoltà di avere significati diversi. Ecco alcuni esempi

La lingua italiana è ricca di regole, eccezioni e curiosità. Esiste un fenomeno chiamato polisemia, ovvero la facoltà per alcune parole di avere significati diversi sia per svolgimento di significato sia per confluenza di due diverse tradizioni.

Le parole che in italiano hanno più significati

Dopo avervi presentato le parole italiane che assumono significati opposti, abbiamo chiesto a Fausto Raso, giornalista specializzato in problematiche linguistiche e responsabile del nostro blog “Perché si dice“, di analizzare alcuni esempi.

“Non dar retta a quella stupida credenza”; “Apri la credenza e prendi i bicchieri”.

La nostra lingua è davvero strana! Nel primo caso la credenza ha il significato di  “convinzione”,  “fede”, “opinione, “fiducia”, “dottrina” e simili. Nel secondo caso, invece, il termine in questione è adoperato per indicare il mobile in cui sono custoditi i cibi, le stoviglie, le posate e quanto altro occorre per imbandire la tavola. Entrambi i termini, però, hanno la medesima origine: discendono dal verbo “credere”; sono, quindi, dei deverbali.

  

Tralasciamo la  spiegazione della prima accezione, perché ci sembra superflua, e parliamo della credenza come mobile della casa. Per comprendere bene la relazione che intercorre tra il verbo credere e il mobile (la credenza) è necessario tornare indietro nel tempo, esattamente al Medio Evo. In quel periodo storico le mense dei nobili non erano  “sicure”: il rischio di morire avvelenati era un fatto, potremmo dire, di normale amministrazione. Per scongiurare questa triste eventualità i signori si erano circondati di persone che avevano l’ingrato compito di assaggiare la pietanza prima del nobile in modo che quest’ultimo potesse  “credere” che cibi e bevande erano assolutamente privi di… veleno. La cerimonia dell’assaggio era chiamata “dar la credenza” o  “far la credenza”.

Se l’ “assaggiatore” restava ritto sulle proprie gambe il signorotto era sicuro che quanto ingeriva non lo avrebbe portato a sicura morte.

Da  questa cerimonia il nome del mobile che conteneva le posate e i cibi  destinati al nobile palato ed entrato, ormai, nell’uso corrente.

Simile alla credenza è il caso di fesso con due significati ben distinti. Se apriamo un qualsivoglia vocabolario alla voce in oggetto, leggiamo: “rotto”, “crepato per il lungo” (un vaso fesso, cioè rotto); “imbecille”, “stupido”. Che relazione intercorre tra l’imbecillità e la rottura, visto che il termine ‘fesso’ presenta queste due accezioni? Apparentemente nessuna. Proviamo, però, a risalire all’etimologia. Nel significato di ‘rotto’ fesso non è altro che il participio passato (con valore aggettivale) del verbo “fendere” (tagliare, spaccare, oppure ‘attraversare cosa fitta e folta’: fendere la folla, fendere l’acqua); nel significato, invece, di ‘stupido’, ‘imbecille’, ‘sciocco’ è voce napoletana derivata da “fessa”, cioè da vulva. Chissà perché, nell’opinione popolare, gli organi genitali sono sempre stati sinonimi di stupidità. La “fessa”, comunque, non è una piccola fessura del corpo? Ecco, quindi, la relazione che – a nostro personale parere – intercorre tra il fesso, inteso come ‘rotto’ e il fesso nell’accezione di ‘stupido’.

Ecco una serie di altre parole che in italiano possono avere più significati: campo (di grano, di gioco, “non c’è campo” inteso come non c’è linea telefonica),  appunto (annotazione, avverbio), radice (della pianta, in matematica), integrale (completo, riferito al pane), albero (asta delle navi, pianta, genealogico), lira (strumento musicale, moneta italiana), verso (direzione, metro poetico), riso (pasto, risata), squadra (strumento tecnico, gruppo di persone).

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