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Michelangelo, le 10 opere più significative dell’artista rinascimentale

Sublime, complicato, umorale, geniale, solitario, Michelangelo Buonarroti è stato (ed è tuttora) uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Con le sue opere ha lasciato un segno indelebile...

Michelangelo Buonarroti è stato uno scultore, pittore, architetto e poeta, protagonista indiscusso del Rinascimento italiano. Sublime, complicato, umorale, geniale, solitario, è stato (ed è tuttora) uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Con le sue opere ha lasciato un segno indelebile nel mondo della storia dell’arte e dell’umanità. I titanici affreschi della Cappella Sistina lasciano sbalorditi, le sue sculture muovono gli animi alla contemplazione e all’ammirazione, così come le sue vibranti architetture.

Michelangelo, le 10 opere più significative dell’artista rinascimentale

Michelangelo nasceva il : 6 marzo 1475 a Caprese Michelangelo e moriva a Roma il 18 febbraio 1564, Roma. In occasione del suo anniversario ripercorriamo insieme, proposte in ordine cronologico, alcune tra le principali opere del titanico artista.

MADONNA DELLA SCALA 

L’opera è un evidente omaggio allo “stiacciato” di Donatello, come annotò anche Vasari, sia nella tecnica che gradua i piani con variazioni millimetriche di spessore, sia nell’iconografia, a partire proprio dal motivo della scala con gradini pronunciati e corrimano in scorcio, visibile ad esempio nel Banchetto di Erode a Lilla, che sfondano spazialmente aprendo una via di drammatica fuga prospettica.

 

buonarotti scala

 

LA PIETÀ VATICANA 

Databile al 1497-1499 e conservata nella basilica di San Pietro in Vaticano a Roma, si tratta del primo capolavoro dell’allora poco più che ventenne Michelangelo, considerata una delle maggiori opere d’arte che l’Occidente abbia mai prodotto. È anche l’unica opera da lui firmata, sulla fascia a tracolla che regge il manto della Vergine:

MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT

(‘Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti’).

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DAVID 

E’ tra le opere senz’altro più celebri al mondo, realizzata in marmo (altezza 516 cm esclusa la base, che misura circa 200 cm) databile tra il 1501 e l’inizio del 1504 e conservato nella Galleria dell’Accademia a Firenze. Largamente considerato un capolavoro della scultura mondiale, è uno degli emblemi del Rinascimento, nonché simbolo di Firenze e dell’Italia all’estero. Il David ritrae l’eroe biblico nel momento in cui si appresta ad affrontare Golia; originariamente la statua fu collocata in piazza della Signoria come simbolo della Repubblica fiorentina, vigile e vittoriosa contro i nemici. Il David è da sempre considerato l’ideale perfetto di bellezza maschile nell’arte. Così come la Venere del Botticelli è considerata il canone di bellezza femminile. Artisti ed esperti d’arte ritengono che il David sia l’oggetto artistico più bello mai creato dall’uomo.

 

david von michelangelo
TONDO DONI 

Il Tondo Doni è un dipinto a tempera su tavola (diametro 120 cm) databile al 1503-1504 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Conservato nella cornice originale, probabilmente disegnata dallo stesso Michelangelo, è l’unica opera su supporto mobile, certa e compiuta, dell’artista. Il dipinto è anche di fondamentale importanza nella storia dell’arte, poiché pone le basi per quello che sarà il manierismo: sicuramente è uno dei dipinti più emblematici ed importanti del Cinquecento italiano.

 

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MADONNA DI BRUGES 

E’ una scultura marmorea (h 128 cm) di Michelangelo, databile al 1503-1505 circa e conservata nella navata laterale destra della Chiesa di Nostra Signora (Onze-Lieve-Vrouwekerk) a Bruges, in Belgio.

 

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LA VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA 

La volta della Cappella Sistina contiene ilceleberrimo ciclo di affreschi realizzato nel 1508-1512 e considerato uno dei capolavori assoluti dell’arte occidentale. Commissionato da papa Giulio II, fu un’immane sfida per l’artista che, oltre a non sentire la pittura come arte a lui più congeniale (si dichiarò sempre scultore), terminò la complessa decorazione, di quasi 500 m², a tempo di record e quasi in solitaria. Il ciclo di affreschi completava iconologicamente le Storie di Gesù e di Mosè realizzate da un team di pittori (tra cui Botticelli, Ghirlandaio e Perugino) nel 1481-1482, al tempo di Sisto IV; Michelangelo dipinse infatti sulla volta le storie dell’umanità ‘ante legem’, cioè prima che Dio inviasse le Tavole della Legge a Mosè.

 

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MOSÉ 

è una scultura marmorea (altezza 235 cm) di Michelangelo, databile al 1513-1515 circa, ritoccata nel 1542, e conservata nella basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, nel complesso statuario concepito quale Tomba di Giulio II (in effetti il papa è sepolto in San Pietro insieme allo zio Sisto IV). Tra le prime scolpite per il progetto del mausoleo del papa, fu anche l’unica tra quelle pensate fin dall’inizio ad essere usata nel ridimensionato risultato finale, che vide la luce solo dopo quarant’anni di tormentate vicende. Il Mosè, grazie al suo vigore, al virtuosismo anatomico e alla sua imponenza (proporzionato al doppio del naturale) è una delle opere scultoree più famose di Michelangelo e della scultura occidentale in generale, esempio paradigmatico di quella ‘terribilità’ che si riscontra nelle sue opere migliori.

 

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SACRESTIA NUOVA 

Edificata da Michelangelo a più riprese tra il 1521 ed il 1534, vi si accede da un corridoio dalla Cappella dei Principi, mentre la porta che permette di entrare nella basilica oggi è chiusa. Commissionata da Papa Leone X e dal cardinale Giulio de’ Medici (futuro Clemente VII), Michelangelo Buonarroti la realizzò partendo dalla stessa pianta della Sacrestia Vecchia del Brunelleschi e divise lo spazio in forme più complesse, con archi trionfali che si aprono su delle specie di absidi. Incassati nelle due pareti laterali realizzò i sepolcri monumentali dedicati a Giuliano Duca di Nemours e suo nipote Lorenzo Duca d’Urbino, per i quali scolpì tre sculture ciascuno: le Allegorie del Tempo, adagiate sopra i sepolcri, e i ritratti soprastanti dei Duchi. Per la tomba di Giuliano de’ Medici, seduto in fiera postura, scelse il Giorno e la Notte; per quella di Lorenzo, in posa malinconica e pensierosa, il Crepuscolo e l’Aurora. Entrambe le statue guardano verso il centro della cappella dove Michelangelo realizzò e pose una Madonna con Gesù in grembo. Volgendo il loro sguardo alla rappresentazione sacra i duchi esprimono le inclinazioni religiose dell’artista, secondo il quale, quando le glorie terrene passano, solo la spiritualità e la religione riescono a dare sollievo alle inquietudini degli uomini. Completano il corredo le statue dei Santi Cosma e Damiano, di seguaci di Michelangelo. Sotto l’altare sono sepolti anche Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano de’ Medici, per i quali non ci fu mai il tempo per costruire una sepoltura monumentale: nel 1534, infatti, Michelangelo partì definitivamente da Firenze e lasciò l’opera incompiuta.

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 GIUDIZIO UNIVERSALE 

E’ un affresco (13,7×12,2 m) realizzato tra il 1536 e il 1541 per decorare la parete dietro l’altare della Cappella Sistina (Musei Vaticani, Roma). Si tratta di una delle più grandiose rappresentazioni della parusia, ovvero dell’evento dell’ultima venuta alla fine dei tempi del Cristo per inaugurare il Regno di Dio, nonché di un capolavoro dell’arte occidentale in generale, amato e celebrato in tutto il mondo. Il Giudizio universale segnò la fine di un’epoca e costituì uno spartiacque della storia dell’arte e del pensiero umano: all’uomo forte e sicuro dell’Umanesimo e del primo Rinascimento, che Michelangelo stesso aveva esaltato negli Ignudi della volta, subentra una visione caotica e angosciata che investe tanto i dannati quanto i beati, nella totale mancanza di certezze che rispecchia la deriva e le insicurezze della nuova epoca.

 

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PIAZZA CAMPIDOGLIO – Roma

Nel 1534-38 Michelangelo Buonarroti riprogettò completamente la piazza, disegnandola in tutti i particolari e facendola volgere non più verso il Foro Romano ma verso la Basilica di San Pietro, che rappresentava il nuovo centro politico della città. Si racconta che la risistemazione della piazza gli fu commissionata dall’allora papa Paolo III, il quale si era vergognato dello stato in cui versava il celebre colle (già dal Medioevo il luogo era in un tale stato di abbandono da essere chiamato anche ‘colle caprino’, in quanto era utilizzato per il pascolo delle capre) dopo il percorso trionfale organizzato a Roma in onore di Carlo V nel 1536.

Michelangelo conservò l’orientamento obliquo delle preesistenze, ottenendo uno spazio aperto a pianta leggermente trapezoidale (il Palazzo Senatorio e quello dei Conservatori formano un angolo di 80°), sulla quale allineò le nuove facciate, al fine di espandere la prospettiva verso il fuoco visivo costituito dal Palazzo Senatorio. Allo scopo pensò di costruire un nuovo palazzo, detto per questo Palazzo Nuovo, per chiudere la prospettiva verso la Basilica di Santa Maria in Aracoeli e di pavimentare la piazza così ottenuta eliminando lo sterrato esistente; ridisegnò il Palazzo dei Conservatori eliminando tutte le strutture precedenti e armonizzandolo con il Palazzo Senatorio, a cui aggiunse una doppia scalinata che serviva per accedere al nuovo ingresso, non più rivolto verso i fori ma verso la piazza.

Modifica anche la facciata per uniformarla a quella del palazzo dei conservatori (e quindi anche a quello del palazzo nuovo verso la chiesa di S.Maria dell’Aracoeli), inserendo paraste di ordine gigante (che compare per la prima vota negli edifici pubblici), un cornicione con balaustra (elemento di novità), e una torre. Al palazzo dei conservatori aggiunge una facciata a portico, e anche qui inserisce paraste di ordine gigante (che la scandisce in modo ritmico e regolare), e un cornicione balaustrato con statue; infine realizza un edificio ad esso simmetrico sul lato opposto della piazza. Il Buonarroti progettò anche la scalinata della Cordonata e la balaustra da cui ci si affaccia alla sottostante piazza d’Aracoeli.

 

piazza del campidoglio
PIETÀ RONDANINI 

E’ considerata l’ultima scultura marmorea (h. 195 cm) di Michelangelo, scolpita nel 1552-1553 (prima versione) e rilavorata dal 1555 circa al 1564; oggi è conservata nel Castello Sforzesco a Milano. Si tratta di una sorta di testamento dell’autore che, secondo le fonti, vi lavorò fino a pochi giorni prima di morire.

 

michelangelo pietà rondanini

 

“Il mondo ha molti re e un sol Michelagnolo”

(Pietro Aretino) 

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