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Levante, “La noia favorisce la creatività”

Intervista alla giovane cantante siciliana, in libreria con "Questa è l'ultima volta che ti dimentico", una storia di amicizia, amore e grandi sogni

MILANO – Oggi non sappiamo più cosa sia la noia perché riempiamo questi momenti con stimoli provenienti da cellulari, internet che non ci arricchiscono, ma anzi ci svuotano tantissimo. E’ questo il pensiero di Claudia Lagona,  in arte Levante, la giovane cantante siciliana tornata in libreria con “Questa è l’ultima volta che ti dimentico“, una storia di amicizia, amore e grandi sogni. L’abbiamo intervistata poco prima dell’appuntamento di Bookcity che l’ha vista protagonista al Teatro dal Verme.

 

Quanto c’è di Levante nel personaggio di Anna, protagonista del libro?

Tantissimo. Inevitabilmente ho attinto dal mio bagaglio emotivo e dalla mia esperienza. Ne ho approfittato per raccontare parti di me e dei miei ricordi. Sono partita dal sentimento di inadeguatezza: faccio vivere ad Anna il debutto in società che, non ce ne ricordiamo, ma avviene in prima elementare, misurandosi con i suoi compagni. In questo romanzo di formazione Anna fa le prime esperienze e scopre le sue prime passioni. Nello sviluppo di questo racconto c’è anche l’ultima volta, e chissà se sarà tale…

 

Come capitato ad Anna, quanto sono state salvifiche anche per te le tue passioni?

Molto. Ad Anna faccio affrontare una cosa molto più faticosa, la disciplina della danza che richiede costanza, sacrificio fisico, concentrazione. Io ho scelto la musica, ma è stato meno difficile per me affrontarla perché sono sempre stata autodidatta, senza ricerca di teorie dal punto di vista tecnico. Il tema principale è il sogno, che ricorre in tutte le mie canzoni e nei miei piccoli racconti. Il sogno è salvifico.

 

C’è molta Sicilia in questo libro. Cosa significano per te le tue origini?

Sono tutto, anche se vivo da anni a Torino. La parte più formativa della mia vita l’ho vissuta li. Sono siciliana fisicamente e nello spirito. Ho raccontato la mia adolescenza negli anni ’90, una cosa potentissima come la mia terra. Nel libro racconto anche la noia: oggi non sappiamo più cosa sia perché riempiamo questi momenti di noia con stimoli provenienti da cellulari internet che non so quanto ci arricchiscano, anzi credo che ci svuotino tantissimo. Nella noia trovavamo spunti per creare delle cose, e oggi non abbiamo più questo momento che sviluppa la creatività, ed è gravissimo. Me ne rendo conto nella mia esperienza: il tempo speso davanti al cellulare potrei investirlo in tante cose in più, che potrebbero nascere dalla noia.

 

Quali sono le differenze tra scrivere un libro o una canzone?

Al di là delle misure (scrivere una canzone richiede meno fatica dal punto di vista dello sviluppo), scrivere dei romanzi è più faticoso: per sviluppare un concetto a volte puoi metterci giorni, ed hai la paura di essere noiosi o ripetitivi. D’altro canto, con la scrittura puoi essere incredibilmente potente con una descrizione lunga, cosa che il testo di una canzone non ti permette di fare, in cui tutto è ridotto in poche parole che devono rendere bene il concetto che vuoi esprimere.

 

Hai delle letture preferite?

In assoluto “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza. Poi io ripesco sempre da cose del passato: mi faccio fregare dai ricordi, sono un’eterna nostalgica. Uno dei romanzi che ha segnato la mia adolescenza è “Due di due” di Andrea De Carlo.

 

photocredits: Alessio Albi

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