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La storia dell’eroe di Rigopiano finito per un cambio turno sull’elicottero del 118

La storia di Davide De Carolis, eroe di Rigopiano e morto a bordo dell'elicottero del 118 caduto ieri tra l'Aquila e Campo Felice

MILANO – A bordo dell’elicottero del 118 precipitato ieri tra l’Aquila e Campo Felice c’erano sei persone. Tra queste c’erano il medico Walter Bucci e il tecnico del Soccorso alpino, Davide De Carolis, entrambi tra i primi a intervenire dopo il disastro all’Hotel Rigopiano. Quest’ultimo non doveva essere lì perché aveva cambiato il turno all’ultimo con un collega. Davide De Carolis a Rigopiano ha salvato varie vite. Una delle persone sopravvissute è stata estratta dal crollo proprio da lui. La storia del suo eroico intervento è stata raccontata da Roby De Paolis (amico di Davide De Carolis), che ha affidato una testimonianza alle news di Tiscal. Eccone alcuni alcuni stralci.

RIGOPIANO, 20/01/2016 – Sono due giorni che mi sento al telefono con Davide (De Carolis, ndr), lui vive con moglie e figlia in un paesino al cospetto del Gran Sasso che è isolato da giorni. Alle 13:30 mi chiama per dirmi che finalmente le turbine hanno riaperto la strada. Dieci minuti dopo ricevo la chiamata dal Soccorso: ‘ciao Ruby, tu e Valeria potreste andare a Rigopiano stasera? Ti organizzi una squadra’ La risposta è scontata! Richiamo Davide, gli chiedo se vuol venire e quanto tempo gli serve a prepararsi, anche la sua risposta è scontata! Alle sedici siamo in viaggio, con noi anche Enrico, un veterano del Soccorso Alpino dell’Aquila, insieme formiamo quella che tecnicamente si definisce una ‘squadra di soccorso’”.

INIZIAMO A SCAVARE – […] Entriamo nella buca io e Davide e iniziamo a scavare aiutati da Fabio, un vigile del fuoco che pur senza guanti resterà con noi tutta la notte, Alessandro ed Enrico restano sul bordo e sposteranno tutto ciò che scaviamo. Rivivo per un attimo le ore del terremoto di Amatrice ma la situazione è completamente diversa, stiamo intervenendo su una valanga ma nella neve ci sono detriti, alberi, travi, tegole, mattoni, suppellettili e arredi. Dopo meno di un’ora pratichiamo un foro su quel che resta di un tetto e iniziamo a chiamare, ci risponde G. dicendoci che ci sente ma che siamo ancora lontani. Ancora una volta la scelta giusta, chi è sopra la buca chiede incredulo se davvero è vivo, incrocio lo sguardo di Valeria e vedo nei suoi occhi la preoccupazione di chi, per ruolo, è preposto a preservare la salute delle vittime anche in situazioni estreme, tutti ci rendiamo conto che da quel momento in poi la vita di G. dipende da noi. […]

SOPRAVVISSUTI – Fabio, il Vigile che è con noi, nel muoversi calpesta alcune tegole e G. urla che ha sentito muoversi qualcosa, è quello che aspettavamo, la certezza che stavamo scavando nella giusta direzione. Rimuoviamo quella porzione di tetto e in mezzo a quel casino intravediamo un Moon Boot, lo tocco con cautela e sento che si muove, G. urla che gli sto toccando un piede, vedo la sua mano, mi allungo e gliela stringo, lui ricambia la stretta quasi a volermi rassicurare, sento nuovamente quel nodo alla gola. Le ore successive saranno un susseguirsi di decisioni e di operazioni delicatissime atte a permettere l’estrazione del sopravvissuto senza comprometterne ulteriormente lo stato di salute, finalmente alle sei, dopo oltre sette ore di lavoro frenetico, lo tiriamo fuori tra gli applausi e i complimenti di tutti gli astanti. Sapremo più tardi che non corre pericolo ed è ricoverato all’ospedale di Pescara. […]

Per leggere la testimonianza per intero vi rimandiamo alle news di Tiscali.

PHOTO CREDITS: Agi

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