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Enrico Brizzi, “La montagna è lo spazio della libertà”

Il presidente della giuria del Premio ITAS dal 2013 è lo scrittore Enrico Brizzi, autore del libro cult "Jack Frusciante è uscito dal gruppo". La nostra intervista

MILANO – Il Premio ITAS del Libro di Montagna, nato a Trento nel 1971, si tiene una volta ogni due anni e premia le opere narrative e non in cui protagonisti sono la montagna e le esperienze vissute nella natura che la circonda. Presidente della giuria dal 2013 è lo scrittore Enrico Brizzi, autore del libro cult “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” e grande amante delle alte vette. Lo abbiamo intervistato. Ecco cosa ci ha raccontato.

Cosa cercherai nelle opere in concorso?

Come già nelle edizioni del 2013 e del 2015, cercherò insieme agli altri componenti della giuria una maniera peculiare, che spicchi per originalità sulle altre, di raccontare la montagna come uno spazio di libertà, di avventura, di ricerca, lontana dalla retorica a cui ci hanno abituato i resoconti tecnici delle spedizioni. In questo senso abbiamo degli esempi illuminanti che sono quelli dei libri vincitori delle scorse edizioni.

Cosa ci hanno lasciato in particolare questi libri vincitori?

Mi rifaccio semplicemente ai tre titoli che abbiamo premiato nell’edizione del 2015 perché danno l’idea del ventaglio di possibilità che si prestano di fronte a chi vuole scrivere di montagna. I vincitori sono stati “Ti scriverò dai confini del cielo” della canadese Tanis Rideout, una storia d’amore basata su un potentissimo lavoro di ricerca fatto dall’autrice, che va a raccontare in una maniera assolutamente inedita una storia di montagna che tutti gli appassionati di montagna conoscono benissimo, ossia quella dell’ascensione mitica sull’Everest di George Mallory. La Rideout lo fa attraverso il punto di vista della donna del noto alpinista, della compagna che lo aspetta a valle. Questo per dire che anche una storia famosissima dell’alpinismo classico può essere raccontata grazie alla bravura di un autore in maniera totalmente inedita.

E per quanto riguarda il libro di Robert Macfarlane?

Il secondo libro che abbiamo premiato l’anno scorso è stato appunto “Le antiche vie” di Robert Macfarlane, che è un nome noto ai lettori italiani ma notissimo nel Regno Unito anche per la sua attività accademica e le sue apparizioni televisive. “Le antiche vie” disegna un catalogo di percorsi possibili in giro per il mondo – gran parte dei quali in montagna – e lo fa attraverso la preparazione dell’accademico e la leggerezza del narratore alato. Famosa è diventata la sua frase: “I sentieri sono importanti non tanto perché uniscono dei luoghi ma perché uniscono delle persone”.

Ma anche gli autori per ragazzi amano ambientare le loro storie in montagna…

Sì, infatti il terzo libro premiato è “I lupi arrivano col freddo” di Sofia Gallo, una narratrice per ragazzi che ha il pregio di raccontare in una maniera accessibile ai più giovani una storia drammatica come quella che si trovano a vivere i ragazzi nel Kurdistan. La Gallo parla della storia di un ragazzino kurdo che si trova di fronte all’età adolescente. È sostanzialmente un romanzo d’iniziazione e appartiene al filone nobile dei vari David Copperfield e Huckelberry Finn. L’autrice ha montato una piccola odissea che ha il merito di raccontare una storia che riguarda un angolo del nostro mondo euro-mediterraneo in modo inusuale. Questa panoramica sui tre vincitori del 2015 credo possa dare un’idea di quello che cercheremo tra gli scritti in concorso.

Per quanto riguarda la saggista e la varia?

Che sia una guida o un manuale, valuteremo naturalmente la sua novità, rispetto ai titoli già esistenti sul panorama, e alla veste grafica.

Quali possibilità in più dà il paesaggio di montagna alla narrazione? 

Probabilmente la montagna ha qualcosa in comune con gli scenari classici delle storie mitiche, che potevano essere ambientate anche in scenari pianeggianti o marittimi. Oggi la montagna è uno scenario superstite nel quale si possono svolgere grandi confronti tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e se stesso, l’uomo che va alla ricerca alla ricerca dei propri limiti. E la conoscenza dell’assoluto, le risposte che cerchiamo di darci alle domande antiche: chi siamo, cosa ci facciamo qui, dove andremo a finire. Naturalmente non è l’unico luogo in cui può essere ambientata una situazione di questo genere, però la montagna è probabilmente lo scenario che è stato scoperto più recentemente dall’uomo. Rispetto al mare la montagna è stata negletta dalla frequentazione umana e per forza di cose dalla narrazione delle vicende umane per molti secoli. La scrittura di montagna ha inizio sostanzialmente con l’alpinismo moderno, un genere che quindi non è più antico della nostra unità nazionale. In questo senso è probabilmente lo scenario potenzialmente più fertile perché è ancora il meno raccontato.

Ad Alex, il protagonista di “Jack Frusciante è uscito dal gruppo“, piacerebbe la montagna?

Quello che posso dire è che il protagonista del mio primo romanzo per larga misura è autobiografico. Quindi quello che posso dire è che all’età in cui ho scritto quel libro erano già molti anni che frequentavo la montagna e che mi piaceva partire, zaino in spalla, insieme agli amici. In realtà, però, la mia storia con la montagna è cominciata ancora prima che io nascessi: i miei genitori si sono fidanzati all’ombra di un campanile a cipolla dell’Alto Adige quando avevano finito da poco le scuole superiori. E’ stata mia madre a trasmettermi l’amore per la montagna, un amore che poi mi sono portato dietro, tanto che oggi è una componente importante della mia vita. Non sono mai stato un alpinista, non sono uno sciatore estremo, però ora, mentre parliamo, ho di fronte uno zaino che devo ancora disfare dall’ultimo ritorno e che dovrò riempire di nuovo in occasione della prossima escursione.

 

 

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