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Emmanuel e il razzismo fomentato sui social che inquina le menti

Ecco il commento dello scrittore Paolo Di Paolo dedicato al nigeriano 36enne assalito insieme alla moglie da un ultrà della Fermana ed ucciso

MILANO – “La logica “salvaguardare gli italiani” e respingere “l’invasione straniera” che dirompe sui social e sui giornali sta inquinando la testa delle persone, portando poi i più esagitati a commettere gesti violenti e intollerabili”. E’ questo il pensiero dello scrittore Paolo Di Paolo in merito all’increscioso episodio avvenuto ieri, la cui vittima Emmanuel, nigeriano 36enne scampato agli assalti di Boko Haram insieme alla compagna di 24 anni, è stato assalito insieme alla moglie da un ultrà della Fermana ed ucciso. Ecco il suo pensiero in merito alla vicenda.

 

“E’ sempre abbastanza complicato commentare certi fatti e trovare parole che non abbiano il rischio di una retorica vacua. Nello sgomento di fronte a un fatto del genere, quello che mi sembra doveroso rilevare è un’onda sempre più inquietante di violenza verbale, che in questo caso si è tradotta in un lampo di follia inaccettabile, l’atto di un razzista, la cui testa è inquinata da confuse idee neofasciste. Altro che ultrà!

L’onda di violenza verbale non riesce a fermarsi neanche di fronte a un fatto del genere. Pensavamo di avere tenuto a bada il razzismo con il “politicamente corretto”, mentre in realtà continuava a serpeggiare, a prendere fiato. Se un politico, un rappresentante delle istituzioni piange questa vittima del razzismo, ciò che lascia letteralmente sconvolti è la somma dei commenti accecati dall’odio che trovi sulle piattaforme social e nei siti internet dei giornali, dove la logica canonica – comunque e nonostante tutto – è quella di “salvaguardare gli italiani”, preoccuparsi prima degli italiani e respingere “l’invasione straniera”. C’è qualcosa che ci è sfuggita letteralmente di mano, è questa pochezza, questa mancanza di pietà minima che sta inquinando la testa di troppe persone.

Questi propugnatori social del razzismo più basso ed istintivo, più o meno noti, sono tutti responsabili. Sono anzi corresponsabili di quello che è accaduto a Fermo. Emmanuel non è morto soltanto per il raptus di follia di un singolo, ma perché c’è un “brodo di coltura” di questo razzismo che si traduce in parole violente, in una visione del mondo, in un atteggiamento mentale, nella convinzione che occorra “salvaguardare gli italiani”.

Siamo in un’età sospesa tra il ghigno, il “cazzeggio” a tutti i costi, e il rancore. Stiamo dando fondo alla parte più bassa di noi. Se questo modo di vedere, di sentire significa “salvaguardare gli italiani”, io preferirei dimettermi dalla mia identità di italiano. Se Salvini, anche davanti alla morte di Emmanuel, insiste sul concetto di invasione organizzata e un cosiddetto essere umano, nei commenti è capace di scrivere “Gesto orribile, ma conseguenza dell’odierno sistema nel quale gli immigrati vengono tutelati pur non facendo nulla dalla mattina fino alla sera e noi italiani penalizzati sotto tutti i punti di vista. Potrebbe non essere un caso isolato”, se tutto questo è possibile, preferisco rinunciare all’aggettivo “italiano” associato alla mia cittadinanza.

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