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Cosa vogliono leggere i ragazzi di oggi?

Lo abbiamo chiesto allo scrittore Fabio Geda, autore de "La fuga" raccolta di racconti per ragazzi realizzata con altri scrittori ed i ragazzi del blog Qualcunoconcuicorrere

MILANO – “Cose che interessino loro, dal fantasy ai romanzi d’amore. Di nuovo c’è di mezzo la ricerca della propria identità, quindi ognuno va alla scoperta del mondo per capire, nel mondo, dove potersi collocare”.  Leggono per evadere dalla realtà, o per ritrovarsi, i giovani di oggi secondo Fabio Geda, autore della raccolta di racconti “La fuga” insieme agli scrittori Violetta Bellocchio, Stefania Bertola, Paolo di Paolo, Lorenza Ghinelli, Marco Magnone e Giusi Marchetta, i quali si sono confrontati sul tema della “fuga” con i giovani curatori del libro, i ragazzi del blog Qualcunoconcuicorrere. L’autore, protagonista insieme agli altri scrittori oggi a Bookcity Milano di un incontro in programma presso la Sala Viscontea del Castello Sforzesco, ci spiega il progetto “la fuga” e ci indica i gusti di lettura degli adolescenti di oggi.

 

Come nasce il progetto “la fuga”?
Il progetto nasce da un gruppo di lettura di ragazze e ragazzi di Firenze e zone limitrofe, Qualcuno con cui correre, animato da un prode insegnante di lettere, Matteo Biagi. Sono stati loro a decidere di saltare il fossato e passare da semplici lettori a curatori di una raccolta di racconti, loro a scegliere gli autori e a decidere il tema della raccolta: la fuga. Il Castoro ha poi accolto la sfida. E quello che il lettore si trova tra le mani è il frutto di questa inedita collaborazione.

 

Come è stato per te scrivere un racconto confrontandoti con un adolescente?
Be’, io mi sono occupato di disagio minorile per dieci anni e su sei romanzi che ho scritto cinque hanno degli adolescenti come protagonisti: quindi diciamo che non era per me un territorio sconosciuto. Ma certo, ogni volta è una sfida. Perché da un lato devi ritrovare l’adolescente che ancora si nasconde dentro di te e dall’altro devi parlare agli adolescenti di oggi, che non sono come quello dentro di te. Conviene quindi aver avuto occasione di frequentarli. La cosa straordinaria, devo dire, è che a undici anni di distanza dal primo romanzo non solo non mi sono stancato di vestire i loro panni nel tempo della scrittura e della finzione, ma anzi, ho sempre più voglia di farlo. È come se in quell’età si nascondesse una riserva inesauribile di senso. E di mistero, anche. E ovviamente di emozioni – di cui forse, ammetto, ho anche un po’ nostalgia.

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Da cosa fuggono i ragazzi di oggi?
Partiamo dal presupposto che tutti fuggiamo da qualcosa, non solo i ragazzi. Fuggiamo dai brutti ricordi, dalle esperienze negative, dalle fragilità conclamate, dai desideri che abbiamo paura che non si realizzino (o che si realizzino) e da un sacco di altra roba. Nello specifico dei ragazzi, ecco, non credo che quelli di oggi fuggano per motivi molto diversi da quelli per cui scappavano i ragazzi degli anni Settanta, Ottanta o Novanta. Lo fanno soprattutto per cercare se stessi, per rompere il cordone ombelicale che li lega agli adulti di riferimento e per imporsi come individui indipendenti, dotati di un proprio carisma e di una propria volontà. Per alcuni è più facile, nel senso che gli adulti accompagnano e facilitano la fuga. Per altri è invece motivo di dolore e di conflitti. Dipende.

 

Cosa vogliono leggere i ragazzi dai 12 ai 19 anni oggi?
Cose che interessino loro. Di nuovo c’è di mezzo la ricerca della propria identità, quindi ognuno va alla scoperta del mondo per capire, nel mondo, dove potersi collocare. Molti amano il fantasy per celebrare il potere della creatività e dell’invenzione. Altri si tuffano in storie che abbiano al centro relazioni che in quello specifico momento della vita stanno sperimentando: di coppia, con i genitori, fra amici, con gli insegnanti. C’è chi legge per scappare (e qui torniamo al tema della raccolta) e chi per ritrovarsi. Come tra gli adulti ci sono lettori forti, lettori saltuari e c’è chi proprio non legge. Conosco sedicenni appassionate di Murakami o di Stephen King o di Tolkien. Diciamo che, in generale, se offriamo loro protagonisti vagamente coetanei è più facile che riescano a immedesimarsi, ma anche questa non è una regola rigida.

 

Perché è importante questa fascia d’età per la formazione culturale e l’abitudine alla lettura?
Perché è quella in cui si inizia a perdere lettori. I ragazzi leggono moltissimo fin verso i tredici anni, poi con il passaggio alle superiori, un nuovo universo da scoprire e una maggiore libertà da parte dei genitori, ed ecco che improvvisamente le giornate si riempiono di nuove avventure, di corpi, di mondo, e tutto ciò spinge la lettura all’esterno della loro sfera di interesse. Non è così per tutte e tutti, ma certo per molti. Per questo è importante avere cura di proporre loro una letteratura varia e policroma in modo che ciascuno possa scegliere ciò che preferisce. Il vero problema, poi, è farglieli arrivare, quei libri; comunicare loro che esistono. Questo è un casino. Chi li ha tutti i giorni tra le mani sono le famiglie e le scuole, quindi mi verrebbe da dire che buona parte della responsabilità è dei genitori e dei docenti. Ma ciascuno di noi deve fare la propria parte.

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