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Arte e cinema, i 10 più bei film ispirati da opere d’arte

Ecco i 10 migliori film che si ispirano alle opere d'arte. Da "Arancia meccanica" a "The monuments men" ve li consigliamo dal primo all'ultimo

MILANO – Che raccontino la vita di un grande artista, o che sia un solo grande e immortale dipinto a crearne la trama, che l’arte sia protagonista, o che all’arte facciano soltanto accenno, i film che hanno un legame con il mondo dell’arte e traggono da qui ispirazione sono numerosissimi. Con l’avvicinarsi della notte degli Oscar, abbiamo scelto per voi i 10 più belli. Eccoli qui di seguito…

Arancia meccanica

I film di Stanley Kubrick sono una perfetta alchimia di arti diverse e di canali comunicativi. Nel film Arancia meccanica vi sono riferimenti all’opera di Mondrian, Lichtenstein e Brancusi, ed inoltre alla “Op art” (abbreviazione di optical art) di Vasarely. Tipico della Op Art era il contrasto bianco e nero, assai presente nel film, come si può notare ad esempio nella casa di Alex e dello scrittore Alexander, oltre alle divise indossate dai  Drughi.  È difficile non immaginare Alex senza la scenografia pop-art che caratterizza quasi tutti i futuristici interni del film.

Sogni

Il film Sogni, diretto dal regista Akira Kurosawa,  è composto da 8 episodi, basato sui concetti del realismo magico e di alcuni sogni del regista. L’esile filo che collega gli otto episodi è la presenza di un io narrante. Nel film, oltre alla diretta citazione/evocazione di Van Gogh, sono presenti anche numerosi richiami ad Hokusai. In particolare nel  5 episodio intitolato “I Corvi” il protagonista (alter-ego del regista) ammira in un museo alcuni celebri quadri di Vincent Van Gogh, e come d’incanto si ritrova in uno di essi, alla ricerca del pittore appena dimesso dal manicomio. L’uomo comincia a cercarlo per i campi (e magicamente si ritrova a ‘camminare’ in suoi quadri celebri), finché lo scorge scomparire sul sentiero che conduce all’interno di un campo di grano. Un colpo di pistola echeggia nell’aria, spaventando uno stormo di corvi che volano via terrorizzati (ricostruzione, questa, del celeberrimo Campo di grano con volo di corvi). Un fischio di locomotiva riporta il protagonista alla realtà di fronte al quadro omonimo.

La ragazza con l’orecchino di perla

La ragazza con l’orecchino di perla è un film del regista Peter Webber, ispirato al romanzo omonimo di Tracy Chevalier. Il titolo e l’opera ruotano attorno alla vita del pittore Johannes Vermeer, meglio noto come Jan Vermeer, ed in particolare al suo quadro “Ragazza col turbante”, noto anche con il titolo di “Ragazza con l’orecchino di perla”. La storia narra l’infatuazione di Vermeer per una ragazza arrivata nella sua dimora per fare la domestica. L’infatuazione culmina nel celebre ritratto della ragazza con gli orecchini di perla che rappresenteranno l’amore dell’artista verso la ragazza anche dopo la sua morte.

I colori dell’anima – Modigliani

E’ un film scritto e diretto da Mick Davis. Il film è una versione molto romanzata dell’ultimo periodo della vita di Modigliani. È una pellicola che crea disagio, tra luci ed ombre, impressioni geniali e cadute rovinose, mostrando la Parigi del primo ventennio del secolo scorso, con la fotografia e le scenografie che ricordano i dagherrotipi, quelle stampe un po’ bruciate che riconducono al passato con un velo di malinconia, che nel film abbonda.

La migliore offerta

È un film del 2013 scritto e diretto da Giuseppe Tornatore. Virgil Oldman è un sessantenne antiquario e battitore d’aste. Conduce una vita tanto lussuosa quanto solitaria. Non ha mai avuto una donna al suo fianco e tutta la sua passione è rivolta all’arte. Fino a quando riceve un incarico telefonico da una giovane erede di una ricca famiglia. La ragazza, che vuole venga fatta una valutazione degli oggetti preziosi che arredano la sua villa e di cui vuole liberarsi. Tra i dipinti che s’intravedono nella collezione di Virgil Oldman spiccano Sofonisba Anguissola, Autoritratto alla spinetta; Franz Xaver Winterhalter, Ritratto di Pauline Von Metternich; Rose-Adélaïde Ducreux, Autoritratto con arpa; Vittorio Matteo Corcos, Nel giardino; Amedeo Modigliani, Femme aux Macarons; Lawrence Alma Tadema, A listener; Bronzino, Ritratto di Lucrezia Panciatichi; Dante Gabriel Rossetti, La donna della finestra; Pierre-Auguste Renoir, Jeanne Samary in abito scollato; Raffaello Sanzio, La Fornarina.

Barry Lindon

Barry Lyndon è un film storico-drammatico, diretto da Stanley Kubrick e tratto dal romanzo di William Makepeace Thackeray, “Le memorie di Barry Lyndon”. Nonostante all’uscita nelle sale non abbia prodotto incassi cospicui, Barry Lyndon è oggi considerato uno dei migliori film di Kubrick e una delle più grandi opere cinematografiche mai realizzate. Per creare un’opera il più possibile realistica, Kubrick trasse ispirazione dai più famosi paesaggisti del XVIII secolo per scegliere le ambientazioni dei set. Le riprese vennero effettuate nei luoghi in cui è stato ambientato il film: Inghilterra, Irlanda e Germania. Le scene e i costumi vennero ricavati da quadri, stampe e disegni d’epoca. A ricreare quest’atmosfera collaborarono anche i quadri di autori come Hayez (“Il bacio” è riproposto in una scena d’amore tra Barry Lyndon e una sua amante), William Hogarth, Joshua Reynolds, Chardin, Antoine Watteau, Zoffany e altri.

Labyrinth

Labyrinth – Dove tutto è possibile è un film fantastico diretto da Jim Henson. Il regista Jim Henson, creatore dei Muppets. I personaggi umani principali sono Jareth il re dei Goblin, interpretato da David Bowie, e Sarah, una giovane Jennifer Connelly. La trama si basa sul percorso di Sarah in uno strano labirinto fantastico. La maggior parte degli altri ruoli importanti sono personificati da pupazzi o da una combinazione di performance umana e di pupazzi. Nel film Labyrint, il labirinto è una metafora fantasy delle iniziazioni in società e del passaggio dalla pubertà all’adolescenza. Le ambientazioni rappresentano alcune delle più interessanti ricerche visive sul tema, con più di un omaggio ai mondi di Escher.

Inland Empire

L’impero della mente di David Lynch non è un film organico, lineare, comprensibile, con un inizio e una fine definibili tali, ma è innanzitutto un’esperienza sensoriale. Un flusso di pensiero libero di un artista, che non richiede spiegazioni, ma solamente intuizioni, emozioni personali, positive o negative che siano. Si potrebbe parlare di mondi paralleli, di realtà e finzione che si fondono, si incontrano, si abbandonano, di cinema e televisione (e di pellicola e digitale), del concetto del Tempo, non sequenziale, ‘random’ e assoluto. Per il taglio dell’inquadratura e l’uso della luce, anche la precisione della rappresentazione e la costruzione scenografica il film rimandano decisamente a molti quadri di Edward Hopper, il popolare pittore americano scomparso nel 1967.

Ultimo tango a Parigi

Il regista Bernardo Bertolucci, dalle pagine del Corriere della Sera spiega il legame del suo film con l’arte:  “Della primavera del ‘ 72, mentre stavo preparando «Ultimo Tango a Parigi», mi resta soprattutto il ricordo delle frequenti visite al Grand Palais, che ospitava la prima grande esposizione di Francis Bacon. Erano visite intermittenti, a due, con me nel ruolo di guida. Prima con il direttore della fotografia del film, poi con lo scenografo, con la costumista, l’ ultima esplorazione fu con Marlon Brando. Volevo che i miei collaboratori più vicini si facessero affascinare e travolgere assieme a me da quella disperazione così carnale, dal quell’ atroce monologo-urlo. Ricordo che i quadri erano lontani uno dall’altro, un pò come i pianeti nell’ infinito, e noi ci spostavamo in quel pericoloso infinito-Bacon. Alla fine del montaggio mi accorsi che durante quelle visite al Grand Palais era nato il cuore segreto del film. Dell’ influenza che Bacon aveva avuto su tutti noi mi sembrò che fosse rimasto nel film un’ allarmante sensazione di pericolo. Per questo i titoli di testa di «Ultimo tango a Parigi» scorrono su due figure di Francis Bacon, un uomo e una donna.”

The monuments men

The Monuments Men è un film scritto, diretto, prodotto ed interpretato da George Clooney. La pellicola è la trasposizione cinematografica del libro omonimo “Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia” scritto da Robert M. Edsel. Un plotone dell’esercito americano, composto da critici ed esperti d’arte, direttori di musei ed elementi simili, durante la seconda guerra mondiale ha il compito di cercare e recuperare le opere d’arte trafugate nei paesi occupati dai nazisti per salvarle dall’ordine di distruggerle di Adolf Hitler e restituirle ai legittimi proprietari. Nel film vengono salvate più di 1500 opere d’arte saccheggiate, nel corso della Seconda guerra mondiale, dai musei dei Paesi europei occupati dalla Wehrmacht o trafugati a famiglie ebree e collezionisti dal Terzo Reich. Tra le opere citate nel film ci sono i capolavori di alcuni dei grandi maestri della pittura del XIX e XX secolo come Matisse, Emil Nolde, Franz Marc, Otto Dix, Max Beckmann, Paul Klee, Oskar Kokoschka, Ernst Ludwig Kirchner, Max Liebermann, Renoir inoltre, per il plotone diventa un obiettivo vitale salvare la Madonna di Bruges e la Pala di Gand.

 

 

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