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Aldo Cazzullo, “I genitori non sono più in grado di comunicare con i propri figli”

Il nuovo libro del celebre giornalista e scrittore è un invito agli adolescenti a non vivere con gli occhi bassi sul telefonino, a non rifiutare il dialogo con i genitori

PORDENONE – “Non è possibile che, quando entriamo in pizzeria, anziché i vostri volti mi vedo davanti i vostri cellulari. Non è possibile che, quando andiamo in un albergo, come prima cosa voi due, Francesco e Rossana, chiedete la password del wi-fi”. Comincia così il nuovo libro di Aldo Cazzullo: Metti via quei cellulare, pubblicato  da Mondadori che l’autore ha scelto di presentare a Pordenonelegge in anteprima assoluta ed in libreria da oggi.

INTERNET AZZERA LA MEMORIA STORICA – Il libro è un invito agli adolescenti a non vivere con gli occhi bassi sul telefonino, a non rifiutare il dialogo con i genitori, ma per evitare l’effetto predica,  Cazzullo ha coinvolto i propri figli nella discussione. “ Figli che – spiega – non sono nativi digitali, perché hanno imparato a scrivere e a leggere su supporti cartacei prima che sullo smartphone”.  E sono loro, nel libro e nella vita vera a prendere le difese del cellulare, spesso un alibi usato dai genitori – come un tempo lo era la televisione – che non sono più in grado di comunicare con i propri figli.  E’ anche vero che il telefonino può essere uno strumento straordinario se usato con accortezza, però ha dei limiti.  “Noi non eravamo sempre connessi – dice Cazzullo – ; e questo ci ha dato modo di esercitare la fantasia. Non avevamo Wikipedia; e questo ci ha allenato la memoria. Non eravamo prigionieri della rete come criceti nella ruota; e questo ci ha insegnato ad assaporare il tempo, a volte persino la noia”. “Secoli di produzione fatti a pezzi, un sapere parcellizzato e frammentato, informazioni che sembrano gratuite ma in realtà lasciamo tracce di noi – snocciola Cazzullo – con la conseguenza che le giovani generazioni non sanno assaporare il tempo, ma vivono l’immediato e il presente, senza coscienza storica”. Il sapere un tempo si comunicava attraverso la trasmissione orale: “ho imparato da mio nonno macellaio ad Alba – ricorda Cazzullo – cosa fosse la Resistenza, oggi invece il sapere è orizzontale e indistinto. In  più una volta, ai tempi della rivoluzione industriale i padroni erano i cattivi, oggi invece Mark Zuckerberg o Steve Jobs sono diventati gli eroi buoni,  segno della mancanza di una prospettiva critica.”

LA FALSA DEMOCRAZIA DELLA RETE – Ma con Aldo Cazzullo non si può non parlare dell’uso politico dei social media : “La rete  – dice il giornalista  – non crea malessere lo intercetta e lo sfrutta ed è fasullo pensarla come una network di partecipazione dal basso perchè non si viene innestata sul mondo della partecipazione degli  anni ‘60 , ma piuttosto sul riflesso narcisista  dei decenni successivi”. Anche i giornali devono tenerne conto, non soltanto creando siti web, ma contaminandosi  con la vita vera: meno deskisti e più cronisti in mezzo alle persone e solo cosi si può sopravvivere e rovesciare lo schema facile secondo cui la fascia alta , quella del potere, è anche quella dei giornali e la in rete invece si vedono vedono le cose come sono.  Per più di una generazione, ormai, la rete coincide con la vita.  Indietro però non si può tornare.  Alla fine le due posizioni opposte si avvicinano: attraverso storie ed esempi, padre e figli , coinvolgendo anche la generazione precedente dei nonni, cercano una soluzione per recuperare il dialogo senza rinunciare al telefonino: “ una sfida da accettare –conclude Cazzullo e spero che molte famiglie si ritrovino in quello che ho scritto in una prospettiva di dialogo e di confronto con i propri figli”

 

Alessandra Pavan

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