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Affacciata sul mare, la Tate St Ives è il museo dell’anno

Dal 1993 il museo inglese Tate St Ives ospita opere di artisti britannici moderni e si trova in Cornovaglia, affacciato sulla baia omonima che offre ai suoi visitatori una vista unica

MILANO – Dal 1993 il museo inglese Tate St Ives, che ospita opere di artisti britannici moderni, si trova in Cornovaglia, affacciato sulla baia omonima che offre ai suoi visitatori una vista unica. L’ambiente circostante, unito alla recente ristrutturazione da 20 milioni di sterline, ha sicuramente in parte contribuito alla vittoria del premio “Top museum”, cioè museo dell’anno, conferitogli dall’istituito dall’Art Fund inglese.

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Il premio Top Museum

Un premio non solo simbolico, dato che la Tate St Ives oltre al titolo di migliore museo del mondo si porta a casa ben 100 mila sterline di premio. Il premio dell’Art Fund è aperto a tutti i musei del Regno Unito, e tra i candidati quest’anno spiccavano molti musei londinesi. Ma la Tate St Ives è riuscita a vincere pur non avendo il vantaggio della location cittadina, superando le ‘sorelle’ della capitale, la Tate Modern e la Tate Britain. La Tate St Ives attira in media 240 mila visitatori all’anno e nell’ultimo anno ha ospitato le mostre di Rebecca Warren, Virginia Woolf e Patrick Heron.

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Un museo affacciato sul mare

Il museo Tate St Ives si trova a nell’omonimo paese, un villaggio di pescatori con poco più di 10 mila abitanti nel sud del Regno Unito. La cittadina è famosa per aver dato i natali a numerosi e importanti artisti inglesi. La Tate St Ives ha avuto molto successo – superando di molto le previsioni – sin dalla sua apertura nel 1993, quando fu inaugurata su una spiaggia dove in passato c’era una centrale del gas. Le proposte di ampliamento avanzate nel 2017 avevano causato però molte proteste da parte della cittadinanza; per questo gli architetti modificarono il progetto originale con un’intuizione che si è rivelata vincente: ora la Tate St Ives ha un piano interrato e una struttura “così bella da togliere il fiato“, come ha detto Melanie Manchot, una dei giudici che ha assegnato il premio al museo.

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