Nasceva il 25 giugno 1903 George Orwell, lo scrittore capace di creare nel suo capolavoro “1984” un universo distopico che ancora oggi inquieta i lettori. Per celebrare il suo anniversario, iniziamo oggi con una sua frase, tratta dal capolavoro “1984”.
Forse non si desiderava tanto essere amati, quanto essere capiti.
George Orwell
Orwell è di certo uno degli scrittori britannici più importanti di tutti i tempi. Non solo per la sua produzione artistica ma per la sua filosofia di vita e per il suo impegno civile e sociale. Nato in una colonia inglese nello stato indiano del Bengala, con il nome di Eric Arthur Blair, si trasferì dopo poco in Inghilterra con la madre e le sorella una famiglia di origini scozzesi. Lì frequentò tutte le scuole e l’università, senza mai terminare il percorso di laurea. Considerando che trascorse gran parte del tempo in povertà e che fu perseguitato da continue malattie, è un miracolo che Orwell sia riuscito in soli quarantasei anni a dare alle stampe dieci libri e due raccolte di saggi. Nel libro “Tra sdegno e passione” viene fuori una figura eclettica e passionale, un reporter di grande sagacia. Ma anche un attivista politico provocatorio e tenace, una personalità radicale così come i suoi romanzi.
1984
L’azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l’anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c’è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un’esistenza “sovversiva”. Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.