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Come accorgerci della bellezza intorno a noi secondo Gabriele D’Annunzio

Come cogliere la bellezza di quanto ci circonda? La citazione del giorno è tratta dal dramma "Il ferro", scritto da Gabriele D'Annunzio nel 1913

La citazione con cui vi proponiamo di iniziare la giornata appartiene a Gabriele D’Annunzio.

“Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo. Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede. In un attimo, non si sa il perché, non si sa come, qualcosa si rompe come una diga fra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono, e precipitano”

“Il ferro”, un dramma borghese

La citazione è tratta dal volume “Il ferro“, uscito nel 1913 contemporaneamente alla versione francese intitolata “Le chèvrefeuille“, un dramma moderno d’ambientazione borghese. Scritto in prosa da D’Annunzio, il testo di quest’opera si richiama al teatro naturalistico attraverso la messa in scena di un’ossessiva vendetta familiare, all’interno della quale sopravvivono tuttavia anche temi superomistici.

Il poeta vate

Uno dei poeti e scrittori più importanti, famosi e amati della letteratura italiana, “il Vate” Gabriele D’Annunzio. La sua poetica verte intorno a due concetti: l’estetismo e il superomismo. L’estetismo è quella corrente di pensiero che si pone come obiettivo il raggiungimento e la celebrazione del Bello e delle opere d’arte, intese nella loro perfezione formale e stilistica.

L’arte per D’annunzio è come la vita: non ci sono differenze tra ciò che l’artista vive e ciò che l’artista produce. L’estetismo culmina nell’attenzione al piacere, nell’edonismo, che si concretizza sia nella produzione e nel godimento del Bello e dell’Arte, sia nelle avventure erotiche.

Inoltre, la vita di Gabriele D’Annunzio è sempre stata caratterizzata da esperienze fuori dagli schemi, basti citare l’impresa della conquista di Fiume: infatti il poeta abruzzese vuole vivere come un superuomo, diverso dagli altri uomini, contrario all’omologazione borghese e ai ragionamenti comuni.

Si vive per anni accanto a un essere umano, senza vederlo…

A quanti di noi è capitato di vivere per lungo tempo accanto a una persona senza vederla davvero? Il poeta libanese Kahlil Gibran dichiarava in una delle sue poesie più celebri: “Quando vi separate dall’amico non rattristatevi: La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura“. Sempre tesi a ideali lontani e irraggiungibili, fatichiamo a cogliere la bellezza di quanto ci circonda quotidianamente.

Immersi in una nebbia fitta che ci offusca la vista, siamo ciechi e distratti, incapaci di vedere davvero la persona che abbiamo davanti. Eppure, un giorno alziamo gli occhi, non si sa come né perché, ci racconta D’Annunzio, e improvvisamente davanti a noi si spalanca un mondo, fino a quel momento nascosto, dunque invisibile.

Un’epifania, una rivelazione, in grado di scardinare le leggi del nostro piccolo universo e rifondare il nostro sguardo, cambiando per sempre la nostra vita: “In un attimo, non si sa il perché, non si sa come, qualcosa si rompe come una diga fra due acque. E due sorti si mescolano, si confondono, e precipitano“.

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo del 1863. È stato un influente scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista, militare nonché uomo politico del Novecento. Legato agli eventi della Prima Guerra Mondiale e simbolo del Decadentismo, Gabriele D’Annunzio è stato insignito nel 1924 del titolo di Principe di Montenevoso da Re Vittorio Emanuele III.

Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s’iscrisse alla facoltà di lettere di Roma. Poi, dal 1897 al 1903 si dedicò interamente alla produzione teatrale. Nel 1910 si trasferì in Francia, dove ebbe l’occasione di conoscere molti intellettuali suoi contemporanei e scrisse testi teatrali in francese. Nel 1925 D’Annunzio ritornò in Italia e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come volontario. Nel 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro. L’anno successivo, nel 1921, lasciò definitivamente la politica attiva e si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata il “Vittoriale degli italiani”. Nel 1924 Mussolini lo nominò principe di Montenevoso. Morì il 1° Marzo del 1938.

La produzione letteraria di Gabriele D’Annunzio ha costituito una pietra miliare della cultura di massa in Italia: le opere dell’autore hanno profondamente influenzato gli usi e i costumi dell’Italia del Novecento, tanto che più tardi, questo periodo della storia italiana è stato definito “Dannunzianesimo”.

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