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Una frase di Umberto Eco da dedicare a tutti i papà

Per celebrare la Festa del Papà, vi proponiamo oggi una frase di Umberto Eco, che ci invita a riflettere sul rapporto padre-figlio.

Oggi 19 marzo è la festa del papà. Per iniziare la giornata, vi proponiamo una frase di Umberto Eco, dedicata al rapporto fra padre e figlio. 

“Credo che ciò che diventiamo dipende da quello che i nostri padri ci insegnano in momenti strani, quando in realtà non stanno cercando di insegnarci. Noi siamo formati da questi piccoli frammenti di saggezza.”

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Nella lettera di Giacomo Leopardi al padre emerge un forte contrasto tra il poeta e il suo genitore, poiché Giacomo si oppone alla sua volontà di far rientrare i figli nel rigido piano di famiglia

Chi forgia il nostro sguardo sul mondo

Ci sono persone destinate ad avere un ruolo decisivo nella formazione del nostro essere. Fra queste, senza dubbio, ci sono i nostri genitori. Le loro idee e le loro convinzioni, ad esempio, contribuiscono a forgiare il nostro sguardo sul mondo. E la loro presenza, così come la loro assenza, determina in parte la nostra capacità di amare.

Quello che siamo – ci dice Umberto Eco – dipende dunque dalle persone che ci hanno generato, dal modo in cui ci hanno amato e da quello che hanno voluto trasmetterci.

Ecco perché, in occasione della festa del papà, questo illuminante pensiero di Umberto Eco deve invitare a riflettere tutti noi su quanto siano importanti nel nostro percorso di crescita i nostri genitori e in particolare nostro padre, una persona che spesso riceve meno attenzioni nel corso della vita rispetto a una madre, ma il cui ruolo di educatore e di esempio, anche in silenzio e restando nell’ombra, risulta fondamentale e spesso sottovalutato.

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Un papà insegna, quando non sta cercando di insegnare

“Credo che ciò che diventiamo dipende da quello che i nostri padri ci insegnano in momenti strani, quando in realtà non stanno cercando di insegnarci”, dice Umberto Eco. Un buon padre non saprà forse insegnarci che cos’è l’amore, né saprà spiegarci il senso della vita, non saprà dirci come vivere. Eppure, qualcosa di lui determinerà per sempre la persona che siamo.

Sarà un piccolo gesto, una parola, o un frammento di saggezza ricevuto quando eravamo piccoli in una giornata qualunque. E, senza neanche accorgersi, qualcosa di lui precipiterà improvvisamente dentro di noi e vi si imprimerà a ferro e fuoco. 

Se nel bambino lo spirito di emulazione risulta istintivo, crescendo man mano si tende a prestare maggiore attenzione ed a riflettere su ciò che si osserva e che accade nel mondo, decidendo quali possono essere esempi di vita da emulare e da prendere in considerazione, compresi i gesti e i comportamenti di un padre e di una madre. 

Non sottovalutiamo, quindi, il ruolo pedagogico che i nostri padri hanno avuto nella nostra vita, e rendiamogli omaggio non solo il 19 marzo, ma tutto l’anno, anche se diventati più grandi non viviamo più nella stessa casa dove mamma e papà ci hanno cresciuto e insegnato come stare al mondo, anche solo con l’esempio quotidiano, nel modo con cui hanno affrontato la vita in casa cercando di non farci mai mancare nulla.

Umberto Eco

Nato ad Alessandria nel 1932, Umberto Eco ha frequentato il Liceo Classico e l’università a Torino, dove si è laureato in Filosofia medievale a 22 anni con una tesi sull’estetica in San Tommaso d’Aquino. Fino al 1959 ha lavorato ai programmi culturali della RAI e presso la casa editrice Bompiani. Dal 1971 è diventato professore di Semiotica all’Università di Bologna.

Umberto Eco ha collaborato con quotidiani e riviste, italiane e straniere. In Italia è stato uno dei primi a studiare i meccanismi dell’arte contemporanea e della cultura di massa. In seguito ha sviluppato le sue ricerche soprattutto nella direzione aperta dalla semiotica.

Umberto Eco è stato autore di numerosi saggi e romanzi di grande successo, fra i quali spicca “Il nome della rosa” (1980), giallo filosofico di ambientazione medievale. Nel 1999 ricevette l’American Academy Award of Arts and Letters. Morì nel 2016.

Durante la sua vita gli vennero conferite ben 40 lauree ad honoris causa per le sue ricerche e i suoi studi.

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