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Il successo de “Il giardino dei ciliegi” al teatro Elfo Puccini

L’ultima opera di Anton Čechov nell'adattamento di Bruni

MILANO – Il giardino dei ciliegi, nell’adattamento di Bruni e con un cast davvero eccezionale, rivive con splendore al teatro Elfo Puccini di Milano. Un classico che regala ancora una volta una visione poetica della vita.

UN’OPERA ATTUALE – Čechov pensò al Giardino dei ciliegi come a una commedia, nonostante i tanti momenti drammatici, dalla rievocazione della morte del figlio al cadere quasi arreso dei ciliegi sotto i colpi della scure. Grazie anche ai suoni di scena, diventa inevitabile l’immedesimazione nel malinconico, e a volte irriverente, tourbillon cecoviano. Se è vero che come per Casablanca ci si aspetta anche alla decima visione/lettura un lieto fine, l’opera del maestro russo porta con sé più di un semplice finale desiderabile. Si tratta di un’eredità spirituale, di una riflessione sul peso dei valori, del passato, ma anche di un’attenta disamina del presente e quello che verrà. Sono tante quindi le lezioni che si possono apprendere dall’opera russa, risalente al 1904, ma così avanguardistica nel sottolineare come una certa crisi sociale fosse in atto.

LA METAFORA DEL TEMPO – Il giardino dei ciliegi è la metafora del passato, del presente e del futuro. E’ la bella infanzia, è l’incerta contemporaneità e quello che ne conseguirà. Come cadono i ciliegi cadono le certezze di una famiglia, l’avvento di una visione commerciale che spodesta quella aristocratica. A partire dalla realizzazione di lotti turistici anziché un bel – ma poco redditizio – frutteto.  La bellezza elitaria destinata a ridursi con l’avvento della società di massa lascia il posto a nuovo sistema improntato al capitalismo: con i lotti si guadagna, le persone scelgono di trascorrere il tempo in vacanza, per una villeggiatura che non è solo appannaggio di pochi (ricchi) ma anche di una lanciatissima borghesia. Quelli che i protagonisti in declino considerano volgari parvenu ma che grazie a una darwiniana furbizia metteranno le mani sul prezioso terreno da edificare.

I CAMBIAMENTI SOCIALI – I cambiamenti non riguardano solo l’economia ma anche i rapporti sociali: l’aristocrazia contro la borghesia, le tradizioni contro la modernità. Lo vediamo anche attraverso la retorica un po’ faziosa dello studente socialista Peter che osserva la crisi dei valori crescere e contaminare ogni dove. Un input  arriva anche dalle donne:  i personaggi femminili si sentono vittime del loro destino, a metà fra due mondi, due sistemi, il vecchio e il nuovo. A partire dalla madre Ljuba che è non più nel fiore dei suoi anni si arrenderebbe a un uomo senza sostanza per via della solitudine. Due visioni contraddistinte in qualche modo dagli approcci differenti delle due figlie: la giovane entusiasta Anjia e Varjia che aspetta disperatamente una dichiarazione di matrimonio che non arriverà mai – mentre l’arricchito Lopachin si comprerà all’asta il giardino portandosi via anche le sue belle speranze.

 

”Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov
Italiano di Ferdinando Bruni (supervisione di Rosa Molteni Grieco)
Uno spettacolo di Ferdinando Bruni
Cast: Ida Marinelli, Elio De Capitani, Federico Vanni, Elena Russo Arman, Luca Toracca, Nicola Stravalaci, Corinna Agustoni, Carolina Cametti, Fabiano Fantini, Vincenzo Giordano, Marco Vergani, Liliana Benini
Luci di Nando Frigerio; suono di Jean-Christophe Potvin
Produzione: Teatro dell’Elfo

Premio Persefone 2008 a Ferdinando Bruni (Miglior scenografia e Miglior attore coprotagonista)

‘Il giardino dei ciliegi”

di Anton Cechov
Italiano di Ferdinando Bruni (supervisione di Rosa Molteni Grieco)
Uno spettacolo di Ferdinando Bruni
Cast: Ida Marinelli, Elio De Capitani, Federico Vanni, Elena Russo Arman, Luca Toracca, Nicola Stravalaci, Corinna Agustoni, Carolina Cametti, Fabiano Fantini, Vincenzo Giordano, Marco Vergani, Liliana Benini
Luci di Nando Frigerio; suono di Jean-Christophe Potvin
Produzione: Teatro dell’Elfo

Premio Persefone 2008 a Ferdinando Bruni (Miglior scenografia e Miglior attore coprotagonista)
Foto di scena di Luca Piva

 

 

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