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Quanto è importante oggi un manuale di conversazione?

Prendendo spunto dall'opera di Achille Campanile, una lucida analisi su quanto sia necessario un manuale d’istruzioni "per eludere distruzioni, morali, di chi della grammatica ha fatto il suo credo"

MILANOManuale di conversazione, un titolo che è tutto un programma. È mai possibile che occorra scrivere un libro per insegnare il modo esatto di conversare? La risposta, certamente affermativa, era più obsoleta ai tempi della pubblicazione dello stesso (correva l’anno 1973, edizioni Rizzoli) che oggi. Ascoltando, infatti, interventi pubblici o televisivi, leggendo articoli di giornale o siti istituzionali (le «traccie» di sbadataggine, seppur ascrivibili ad un errore di battitura, gridano vendetta nell’ansia generale della Maturità 2017), si ravvede la sincera necessità di un manuale d’istruzioni per eludere distruzioni, morali, di chi della grammatica ha fatto il suo credo.

L’IMPORTANZA DEL CONTENUTO – Onde evitare sproloqui intellettualoidi, è chiaro che resiste un bisogno di riportare al centro dell’attività letteraria e sociale la parola nelle sue forme corrette. Achille Campanile, un perfezionista attento persino alla «o» larga, in tal senso smette parzialmente i panni dell’umorista per diventare un Catone del Novecento, inteso come fustigatore dei costumi (anzi, dei malcostumi) riversati sulla povera lingua italiana. Nel mondo dei social e dell’immediatezza del messaggio, nell’era degli slogan e dell’essenzialità, il rischio dello svuotamento contenutistico di ogni discorso aleggia in qualunque conversazione. È un quesito da porci, con la «o» stretta, per evitare figure barbine, non da porci, con la «o» larga[1]. La risposta alla domanda, sconveniente quanto quella che Antonio pose alla direttrice/contessa del periodico mondano che invitava i lettori a porre quesiti, è davvero difficile da articolare ma allo stesso tempo questa complessità tematica aiuta a comprendere meglio la lungimiranza e la profondità di Campanile. Lo scrittore romano e veliterno d’adozione, infatti, da precursore e da rappresentante di un umorismo colto dalla riflessione amara, che per certi versi lo accomuna a Eduardo De Filippo, aveva in qualche modo profetizzato quella che sarebbe diventata la natura dell’eloquio pubblico negli anni della contemporaneità. Come dimenticare il geniale pezzo che racconta le vicissitudini del professor Codaro[2], campione di improvvisazione grazie ad un’infallibile tecnica? Quello che Achille Campanile descrive in Orator fit, uno degli scritti più densi di acume, grottesco realismo e verità, è quanto di più attuale ci si possa immaginare. Interessarsi alla politica, guardare semplicemente la televisione, oppure ascoltare un discorso fatto di fronte ad una cornice di pubblico più o meno ampia, impone da sempre gli stessi stati d’animo: ansia, incertezza, vuoti di memoria. La paura impedisce di vivere in serenità i momenti in cui ci si dovrebbe esprimere al meglio, e solo chi sa recitare bene si salva. Chi invece comincia a balbettare, esitante, e rischia di mandare tutto all’aria ha bisogno di seguire una semplice procedura: quella della negazione inserita tra due termini opposti. Campanile naturalmente la fa più semplice, perché scatenare la vis comica sottintende una preparazione oratoria priva di troppi orpelli lessicali. Una formula la quale vi permetterà di parlare in ogni momento su qualsiasi tema […]. Questa formula si riassume in tre parole sole: parlare del futuro. Beninteso, essa vi consentirà di parlare anche del passato, non foss’altro che per contrapporlo[3].

OTTIMISMO BATTE TIMIDEZZA – E allora, quando si è chiamati in causa, per sottolineare un evento importante o fare un augurio accorato, non resta che legare due concetti opposti, come il bianco e nero, con un bel “non”. Ecco così il nuovo Sindaco, il quale dopo aver vinto le elezioni, si rivolge ai cittadini sbandierando il suo essere primo cittadino per tutti (sarebbe originale trovarne uno che senza luoghi comuni dicesse “Sarò il Sindaco di chi mi ha votato e basta!”) e dichiara come il responso delle urne sia un punto di partenza e non di arrivo per rilanciare l’azione amministrativa. Luigi Vinelli, se fosse stato un ipotetico cittadino del Comune che ha rinnovato l’amministrazione, non potrebbe che lodare la prontezza e la qualità del discorso del Sindaco. Timidezza e mancanza di argomenti, i problemi più insormontabili per chi davanti alla platea ha bisogno di conforto, si possono arginare con l’ottimismo a prescindere, anche se infondato. Così la prima vittoria dopo novanta minuti di sofferenza di una squadra di calcio ultima in classifica è un punto di partenza e non di arrivo, anche se i calciatori non vedevano l’ora che l’arbitro emettesse il triplice fischio (e che arrivasse, quindi, la fine, dopo un match vinto fortunosamente). Uno spettacolo teatrale che fa sold out è il punto di partenza e non di arrivo, anche se probabilmente meglio di così non si potrà fare in termini di incassi e di presenze. Persino una sconfitta, sportiva, elettorale, umana, è un punto di partenza e non di arrivo. Andatelo a raccontare ad un adolescente che si è visto rispondere picche ad una dichiarazione d’amore. “L’ottimismo è il profumo della vita” – diceva il poeta Tonino Guerra in un noto spot pubblicitario – ed è il punto di partenza per l’avvenire.

PUNTO DI ARRIVO O DI PARTENZA? – Solo una cosa resta in sospeso, nel discorso lineare e impeccabile del professor Codaro: con i treni come la mettiamo? Quando il regionale, dopo dieci fermate, arriva al capolinea, si può dire lo stesso che è un punto di partenza nonostante gli altoparlanti diano il treno inevitabilmente “in arrivo”. La risposta è affermativa, non perché il treno ripartirà e ripercorrerà la stessa ferrovia in direzione opposta: dietro l’ironia di Campanile si nasconde la saggezza di un’epoca, e la straordinarietà del suo umorismo è data dal fatto che bisogna scardinare ciò che giace sotto al testo per capirlo appieno. I proverbi sulle porte e i portoni che si aprono e si chiudono, sintomo popolaresco di un sentore comune, sono semplicemente il lato meno dottrinale della medaglia esistenzialista secondo cui la vita è un fluire continuo, un susseguirsi di attimi, un passaggio istantaneo da un respiro all’altro. Ogni gesto è dunque preludio al successivo, partenza e arrivo sono categorie interscambiabili e paradossalmente sinonimiche. Non è un concetto ovvio né scontato, nonostante la sua diffusione globale propria e sentita da ogni essere umano. Campanile dà il via (la partenza!) alla riflessione sociologica, seria, con il solito garbato umorismo, abbracciando la saggezza e approcciandovisi in modo dolce. Dovrebbe essere, questo insegnamento non cattedratico impartito in poche pagine scritte con naturalezza e narratività, il punto di partenza per l’espressione di contenuti che tronfi personaggi storpiano con l’oratoria vacua, che ambigui scalatori sociali cercano di camuffare con paroloni o aforismi impropri, ma che in realtà, in fondo in fondo, è solo un monologo interiore incessante, come quello di Joyce, che può fare a meno persino della punteggiatura. Il fatto da cui si parte si deve considerare non un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. Parentesi: una sola variante può essere concessa a questa messa a punto, diciamo così, topografica: messi in non cale l’arrivo e la partenza, considerarsi “a una svolta decisiva”.[4]

RASSEGNA NAZIONALE “CAMPANILIANA 2017” – La città di Velletri che ha ospitato Achille Campanile negli ultimi anni della sua vita, a quarant’anni dalla morte del grande scrittore propone una serie di appuntamenti in una rassegna nazionale denominata “Campaniliana”. Queste, in breve, le date principali: il 21 ottobre inaugurazione della mostra e convegno “Umorista sarà lei!” (Relatori: Giorgio Montefoschi, Vito Molinari, Arnaldo Colasanti, Gaetano Campanile; luogo: Casa delle Culture e della Musica). Dal 21 al 29 ottobre Mostra fotografica-documentaria con immagini, gigantografie, manoscritti, bozzetti, disegni e oggetti di uso quotidiano dell’autore (Luogo: Casa delle Culture e della Musica di Velletri, aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 18.30. A cura di Silvio Moretti, Angelo Cannatà, Gaetano Campanile). Il 24 e il 26 ottobre sono previsti Reading Campaniliani anche per le Scuole. Domenica 29 ottobre 2017 alle ore 21.00 presso il Teatro Artemisio Gianmaria Volontè premiazione del vincitore del I Premio Nazionale Teatrale “Achille Campanile” (scrittura di un copione di genere umoristico) decretato dalla giuria composta da Arnaldo Colasanti (Presidente), Simona Marchini, Gaetano Campanile. A seguire rappresentazione teatrale di una commedia tratta dal repertorio Campaniliano. Evento realizzato in co-produzione tra la Fondazione Arte & Cultura Città di Velletri, l’Associazione Memoria ‘900. In collaborazione con il Fondo Campanile e con il patrocinio del Comune di Velletri.

[1] A. CAMPANILE, Manuale di Conversazione, Rizzoli, Bologna, 1973, pp. 101-103. Il testo è La «o» larga.

[2]  CAMPANILE, Manuale di Conversazione, cit., pp. 93-99: il professor Codaro e Luigi Vinelli sono rispettivamente docente e discente della lezione sull’orazione.

[3]  CAMPANILE, Manuale di conversazione, cit., p. 95.

[4]  Ivi, p. 95.

 

Rocco Della Corte  

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