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Al Piccolo di Milano va in scena il “Sanghenapule” di Saviano

Lo scrittore ha lavorato al testo insieme al regista Mimmo Borrelli

MILANO – Roberto Saviano e Mimmo Borrelli hanno qualcosa in comune. Il luogo di nascita, Napoli; la generazione, sono nati entrambi nel 1979; una maniera differente ma egualmente lucida e appassionata di leggere la ‘napoletanità’. In scena dal 5 aprile al Piccolo di Milano “Sanghenapule”, uno spettacolo per capire Napoli e la napoletanità.

SANGHENAPULE – Entrambi hanno anche un legame consolidato con il Piccolo Teatro: Saviano nel 2009 è in scena, per la prima volta, con La bellezza e l’inferno, diretto da  Serena Sinigaglia; Mimmo Borrelli, nel 2014 porta al Teatro Studio Malacrescita, una Medea nella Terra dei Fuochi. Per entrambi la centralità del lavoro sta nella parola, quella di Saviano come unica possibilità di resistenza; quella di Borrelli, cesellata ‘testorianamente’ in una costante contaminazione tra letterario e popolare. Entrambi hanno raccontato l’inferno della criminalità, Saviano attraverso la cronaca, Borrelli quasi in forma di tragedia classica. Le loro parole si intrecciano, in questa nuova produzione del Piccolo Teatro, per tornare a raccontare la ‘napoletanità’, frammenti della storia della città, intrecciati su una trama, tra il serio e il grottesco, attraverso il suo simbolo per eccellenza, il suo santo protettore, San Gennaro, e la ritualità che lo accompagna.

SAVIANO RACCONTA – “Immaginando uno spettacolo su San Gennaro – dice Saviano – pensiamo a un racconto di Napoli attraverso i secoli. Il Santo ne è protagonista in quanto figura di mediatore, spartiacque tra il bene e il male, tra il celeste il sotterraneo, tra la luce della nostra città e l’oscurità delle sue contraddizioni”. “Quello di San Gennaro è un culto che si afferma nel XV secolo – prosegue Borrelli – intrecciandosi a tradizioni pagane. E se la chiave di questa religiosità è l’innesto, la stessa contaminazione si manifesta nella lingua con cui andiamo a costruire il nostro racconto, ricca, viva, barocca che deve di necessità tradurre sulla scena una tradizione così stratificata nei secoli”. È una Divina Commedia napoletana, con Saviano Virgilio e Borrelli Dante, un viaggio narrativo e figurativo affidato al talento affabulatorio di Saviano, un viaggio drammatico che ruota intorno alla potente presenza scenica di Borrelli, ma anche un percorso linguistico, nella maniera destrutturante, quasi ‘devastatoria’, di Borrelli, e musicale, nelle sonorità partenopee dei brani composti ed eseguiti dal vivo da Antonio Della Ragione e Gianluca Catuogno.

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