Sei qui: Home » Società » Smartphone accesi durante l’orario scolastico, gli studenti lo fanno già

Smartphone accesi durante l’orario scolastico, gli studenti lo fanno già

Secondo una rilevazione di Skuola.net su circa 4mila studenti, lo smartphone in classe già da tempo è stato sdoganato. Ma non sempre solo per motivi didattici

MILANO – Smartphone accesi durante l’orario scolastico: un dibattito che ha animato la prima campanella e che farà sicuramente discutere quando le norme, preannunciate dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, vedranno la luce. Ma cosa ne pensano gli studenti? Secondo loro, le nuove regole sarebbero un modo per adeguarsi ad una situazione che già esiste. Skuola.net lo ha verificato intervistando 4mila ragazzi di medie e superiori.

LO SMARTPHONE IN CLASSE – Infatti la scuola, in questi anni, ha saputo in qualche modo autodisciplinarsi. Ormai nella maggior parte delle classi lo smartphone è entrato di diritto tra i supporti per la didattica. Circa il 9% degli intervistati dice che tutti i prof hanno ‘adottato’ il cellulare per spiegare; per il 47%, invece, si tratta solo di alcuni dei docenti. Ma che uso se ne fa? A più di 1 ragazzo su 3 – il 36% – viene chiesto di accenderlo per approfondire le spiegazioni; nel 13% dei casi per usare App durante lezioni e compiti in classe; la stessa percentuale (13%) lo sfrutta per prendere appunti e organizzare lo studio. Tuttavia gli studenti sono ancora parzialmente scettici che sia davvero utile ufficializzare l’uso didattico dello smartphone. Solo il 21% di quelli che lo fanno è soddisfatto. Ma la metà – il 50% – si lamenta che i docenti ne sappiano meno di loro sull’argomento, rendendo di fatto poco costruttivo l’uso che se ne fa a scuola. E quasi un terzo – il 29% – è molto perplesso: per loro è perfettamente inutile il modo con cui sinora i professori si sono approcciati allo strumento.

UTILIZZO PER SCOPI PERSONALI – L’unica cosa su cui potrebbe sul serio incidere una disciplina sull’uso degli smartphone a scuola è scoraggiare i ragazzi a maneggiare il cellulare durante le ore di lezione per scopi personali. Lo fa quotidianamente quasi la metà degli studenti: il 16% per chattare con gli amici, il 13% per controllare cosa succede sui social network, il 12% per fare ricerche su Internet (magari per aiutare i compagni durante le interrogazioni), il 4% per svolgere i compiti in classe o direttamente per giocare. In barba alla direttiva attualmente vigente – ma datata 2007, in epoca pre-smartphone – che impone di tenere i telefoni rigorosamente spenti fino all’ultima campanella della giornata.

LE REAZIONI AL MIUR – Ma non è detto che le nuove norme funzionino: solo per il 23% degli studenti è giusto metterle nero su bianco per rendere più difficile trasgredire; mentre per il 42%, pur applaudendo l’iniziativa del Miur, ciò non impedirà di usare i telefoni per motivi non didattici. Per il 28%, invece, non serve proprio a nulla: non cambierà le cose. Alla fine, appena il 7% è spaventato, temendo di non poter più usare lo smartphone a piacimento.

I SINDACATI – “Sull’uso didattico degli smartphone in classe continuiamo a nutrire seri dubbi perché, più che appassionare gli studenti, riteniamo che possa danneggiarli.” Così il sindacato Gilda degli Insegnanti commenta le dichiarazioni della ministra Fedeli. “Inoltre – sottolinea il sindacato – rileviamo una netta contraddizione tra quanto affermato dalla ministra e le disposizioni contenute nelle faq del Miur sulla Carta del Docente che escludono gli smartphone dall’elenco dei beni acquistabili con il bonus. Forse – conclude la Gilda – sarebbe opportuno che viale Trastevere facesse chiarezza su questo punto, visto che secondo la ministra ‘il tema è insegnare ai ragazzi come si sta sul digitale con la gestione e responsabilità dei docenti’ e che, dunque, lo smartphone diventerebbe uno strumento didattico a pieno titolo”.

© Riproduzione Riservata