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Perchè le scuole stanno uccidendo la creatività

Il successo per i ragazzi non è dato dai buoni risultati scolastici ma dal seguire i propri sogni e ambizioni, a costo di abbandonare gli studi

MILANO – Sir Ken Robinson è il tipo di persona che è sempre stata impeccabile a scuola. Dopo aver conseguito il dottorato è stato docente di educazione per più di un decennio. Ha poi guidato una commissione nazionale sulla creatività, l’istruzione e l’economia nel Regno Unito. E fu nominato cavaliere dalla regina Elisabetta II per il suo servizio alle arti. Ma nonostante tutto questo l’idea che lui ha dell’istruzione potrebbe far discutere qualcuno. Ce ne parla il Time

Buoni risultati scolastici non sono sinonimo di intelligenza

Sir Robinson oggi è uno dei sostenitori più accaniti per tipi di educazione non convenzionale che promuovono la creatività. Ha permesso a sua figlia di lasciare la scuola superiore all’età di 16 anni per seguire un programma di studi da autodidatta. E vuole che altri genitori considerino che un’educazione non tradizionale, persino l’abbandonando scolastico, potrebbe essere la scelta migliore per i loro figli. Questo perchè secondo Robinson, ci sono troppe persone per le quali l’attuale sistema educativo non funziona. Così dichiara: “Abbiamo coltivato una concezione molto sottile dell’intelligenza e mentre il lavoro accademico è di per sé importante e gratificante per le persone a cui piace, non dovrebbe essere considerato l’unica misura di intelligenza”.

Le scuole uccidono la creatività

“Un comune malinteso tra i genitori con cui ho parlato è l’idea che la cosa migliore che possono fare per i loro figli è  incoraggiarli a ottenere tutti risultati scolastici più alti possibile per poter entrare nelle migliori università”.”Quello per cui mi sto battendo, è far capire che ci sono molte altre strade per il successo”.  Il video di Robinson al TED Talk del 2006, “Le scuole uccidono la creatività?”, è stato visto più di 50 milioni di volte ed è il TED Talk più visto di sempre. Ciò di cui Robinson è turbato, è l’elevato tasso di test standardizzati nelle scuole, l’enfasi sulle discipline oltre i programmi di arte e umanistica, gli alti livelli di stress e ansia degli studenti e la tendenza nello svolgere troppi compiti. Una buona scuola, pubblica o privata che sia, dovrebbe avere un programma che incorpori le arti linguistiche, la matematica, le scienze, le arti, le scienze umane, l’educazione fisica e le abilità della vita, comprese l’alfabetizzazione finanziaria e la nutrizione. Se manca tutto questo, i genitori dovrebbero essere incoraggiati a lavorare con insegnanti e presidi, per aiutare a bilanciare l’apprendimento dei loro figli fuori da scuola. O considerare un tipo di educazione del tutto alternativa, piuttosto che costringere i bambini ad adattarsi a un sistema educativo che non fa per loro e non mette a frutto i loro reali interessi.

Spronare i figli a seguire le proprie passioni

Quello che sostiene Robinson è di non far perdere tempo ai propri figli con un tipo di educazione strutturata e basata sul non interesse degli studenti. Se questi hanno particolari attitudini e interessi, sarebbe opportuno far interrompere gli studi così che possano dedicarsi a corsi più specifici o addentrasi già nel mondo del lavoro. In questo dovrebbero fare un passo avanti i genitori, i quali dovrebbero essere più propensi all’ascolto dei figli e capire quali sono i loro sbocchi. Il più delle volte, infatti, pretendere dai figli un percorso accademico tradizionale orientato solo al raggiungimento di una buona media scolastica, potrà avere piuttosto effetti negativi sulla futura carriera dei ragazzi.

 

 

 

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