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Le materie umanistiche sono utili a scuola? Ecco il “Processo al liceo classico”

Uno dei più interessanti dibattiti su questo tema, con protagonista Umberto Eco, è diventato un libro intitolato “Processo al liceo classico”

MILANO – Il Liceo classico? C’è chi sostiene che debba essere abolito perché obsoleto, inutile o perfino dannoso e chi sostiene, invece, che sia l’unica scuola in grado di sviluppare la capacità di analisi e fornire strumenti per affrontare con successo le complessità del presente. Uno dei più interessanti dibattiti su questo tema, organizzato dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, si è avuto al Teatro Carignano di Torino nel novembre di due anni fa, dando vita ad un vero e proprio “Processo al liceo classico”.

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PROCESSO AL LICEO CLASSICO – Protagonisti di questo processo l’economista Andrea Ichino nei panni di “Pubblico ministero” e lo scrittore Umberto Eco nel ruolo di difensore d’eccezione. Altrettanto d’eccezione alcuni testimoni: matematici, scienziati, filosofi e scrittori a formare una vera e propria Corte, e tanti licei classici. Tante voci, tante diverse opinioni, da poco raccolte in un unico volume, intitolato “Processo al liceo classico. Resoconto di un’azione teatrale” e a cura di U. Cardinale e A. Sinigaglia.

 

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L’IMPORTANZA DEL CLASSICO – Qual è la preparazione che il liceo classico riesce a fornire ai maturandi per confrontarsi con il mondo del lavoro, con l’informatica, ma anche con tante altre professioni? E’ questa la domanda di fondo alla quale Eco, nel suo intervento, ha voluto dare una risposta, in difesa ma anche di critica, del classico. Il liceo classico, frutto della riforma della scuola voluta da Gentile, fu pensato per gli studi umanistici: poca scienza, poca matematica, ma tanta preparazione teorica che avrebbe garantito di cavarsela alla grande anche in materie universitarie tecniche, come l’Ingegneria. Ai diplomati dell’altro liceo, lo scientifico, al contrario, non era permesso di poter intraprendere gli studi di filosofia, di giurisprudenza e, men che meno, di filologia greca.

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COSA NON FUNZIONA NEL LICEO ATTUALE – Ma nel liceo classico attuale, secondo Eco, qualcosa non andava. Poca attenzione alle scienze, alle lingue straniere e, perfino, alla storia dell’arte che potrebbe studiarsi con supporti informatici moderni. E, al latino, si potrebbe dedicare meno ore nei programmi liceali cambiandone anche le metodologie di insegnamento: gli studenti potrebbero esercitarsi con conversazioni in un latino basilare come avveniva fino a pochi anni fa tra studiosi europei. Il liceo classico di oggi è, in ogni modo, essenziale non solo per gli studi universitari umanistici, ma anche per quelli scientifici, per la salvaguardia del pianeta e per non uscire sconfitti dalle guerre grazie alla memoria storica. Lo stesso Eco raccontava di aver imparato il programma informatico “Basic” in pochi giorni, semplicemente applicando la logica storica aristotelica “If-then, se-allora” al linguaggio informatico.

 
LA SENTENZA – Alla fine, ecco qual è stata la sentenza: il liceo classico è assolto dalle accuse “perché il fatto non sussiste”  ma, se vuole superare la crisi delle iscrizioni, dovrà aprirsi alle innovazioni, abbandonare certe rigidità d’impostazione e affiancare allo studio dei classici altre materie, indispensabili per affrontare la società del futuro. “Senza cultura umanistica perdiamo la memoria e viviamo concentrati sul presente” affermava Eco durante il suo intervento in difesa del liceo classico, sottolineando come  “solo una nuova passione per latino e greco, da parlare in modo elementare e senza smettere di indagare sulle loro civiltà, può consentire al classico di restare il Liceo per antonomasia”.

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