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Come utilizzare correttamente il punto esclamativo

Il docente e scrittore Massimo Roscia, in occasione della Settimana della lingua italiana nel mondo, ci concede microlezioni tratte dal suo libro. Oggi parliamo del punto esclamativo

MILANO – Fino al 23 ottobre si tiene la “Settimana della lingua italiana nel mondo”, curata dal Ministero degli Affari Esteri, dall’Accademia della Crusca e, all’estero, dagli Istituti Italiani di Cultura, dai Consolati italiani, dalle cattedre di Italianistica attive presso le varie Università, dai Comitati della Società Dante Alighieri e da altre Associazioni di italiani all’estero. Per l’occasione, oltre a presentarvi quali sono gli errori grammaticali più comuni commessi dagli italiani, abbiamo chiesto al docente e scrittore Massimo Roscia, autore del libro “Di grammatica non si muore” (Sperling & Kupfer), di darci in pillole alcune microlezioni tratte dal suo libro e legate ad alcuni degli errori linguistici più comuni. Dopo averci parlato della funzione delle sillabe e del corretto utilizzo degli accenti, della differenza tra nomi comuni e nomi propri, di quella tra nomi individuali e nomi collettivi e dei pronomi personali, oggi ci parlerà dell’suo corretto del punto esclamativo.

 

IL PUNTO ESCLAMATIVO

Il punto esclamativo si usa, come ben sapete, in sostituzione del punto, per chiudere un’esclamazione, un’interiezione o una frase pronunciata con particolare enfasi. «Chi s’è visto, s’è visto!» disse lo specchio andando in frantumi. Segno soggettivo associato all’emotività e a un’ampia gamma di sentimenti, può indicare stupore, meraviglia, entusiasmo, fastidio, collera, biasimo, nostalgia, dolore o immensa gioia («Accidenti!» «Magari!» «Che fatica!» «Ottima idea!» «Mi hai fatto male!» «Ho vinto!» «Non farlo mai più!» «Ahi!») o può servire per impartire un ordine («Chiudi subito quella porta!» «State zitti!»). Sul corretto impiego del punto esclamativo ho poco da aggiungere, salvo raccomandarvi ancora una volta di non esagerare. Il livello di enfasi della frase non è direttamente proporzionale al numero di punti esclamativi che utilizzate. Aggiungendo punti esclamativi non renderete più intense emozioni già evidenti. Quindi, come vi ho detto e ripetuto, evitate se possibile di scrivere «Ciao!!!!!!!» Siate sobri e misurati e lasciatevi alle spalle, una volta per tutte, il fantasmagorico mondo dei bimbiminkia. Se proprio non riuscite a resistere alla tentazione di far brillare grappoli di punti esclamativi come fuochi d’artificio, allontanatevi dalla tastiera, prendetevi una pausa e leggete il divertentissimo racconto del grande Anton Cechov che si intitola, pensate un po’, Il punto esclamativo. Narra di un segretario di collegio, Efim Fomic Perekladin, che, deriso e criticato sull’uso della punteggiatura, trascorre la notte di Natale insonne, tormentato proprio dal punto esclamativo.

 

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