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“Assolutamente” e l’uso corretto degli avverbi nella lingua italiana

Il docente e scrittore Massimo Roscia, in occasione della Settimana della lingua italiana nel mondo, ci concede microlezioni tratte dal suo libro. Oggi parliamo dell'uso degli avverbi

MILANO – Ultima giornata dedicata alla “Settimana della lingua italiana nel mondo”, curata dal Ministero degli Affari Esteri, dall’Accademia della Crusca e, all’estero, dagli Istituti Italiani di Cultura, dai Consolati italiani, dalle cattedre di Italianistica attive presso le varie Università, dai Comitati della Società Dante Alighieri e da altre Associazioni di italiani all’estero. Per l’occasione, abbiamo chiesto al docente e scrittore Massimo Roscia, autore del libro “Di grammatica non si muore” (Sperling & Kupfer), di darci in pillole alcune microlezioni tratte dal suo libro e legate ad alcuni degli errori linguistici più comuni. Oggi ci parlerà dell’uso corretto degli avverbi.


ASSOLUTAMENTE SÌ, ASSOLUTAMENTE NO, ASSOLUTAMENTE

Un vizio di cui faremmo volentieri a meno è quello di rispondere a semplici domande con «Assolutamente sì» e «Assolutamente no». Questa cattiva abitudine, assai diffusa da Nord a Sud, rientra in quella generale tendenza all’uso di un linguaggio sempre più aggressivo, in cui le sole affermazioni o negazioni sembrano non bastare. «Hai mangiato?» «Assolutamente sì.» In questo caso rispondere «Assolutamente sì» è un po’ come scrivere messaggi e e-mail interamente in maiuscolo (modo di fare sgarbato che, secondo l’etichetta della rete, equivale a urlare in faccia al proprio interlocutore). Che bisogno c’è di eccedere con inutili avverbi, rimarcare, sottolineare, rafforzare quando non è necessario? Che bisogno c’è di utilizzare iperboli per rendere ancora più perentorie normalissime affermazioni o negazioni? Evitiamo allora di usare questo avverbio in maniera così sovrabbondante, soprattutto in quei contesti in cui è del tutto superfluo, e torniamo ad accontentarci di un semplice o di un semplice no. È chiaro? Assolutamente. Oltre alla combinazione con le particelle affermative e negative, va infatti sempre più diffondendosi anche l’uso (anomalo) dell’avverbio in forma isolata. «Hai mangiato?» «Assolutamente.» Eccolo qua, sospeso nel vuoto, neutro e ambiguo. Senza ulteriori specificazioni, assolutamente lascia aperta la porta del dubbio – avrà voluto dire di sì oppure di no? –, e spesso necessita di una seconda domanda per capire meglio. È chiaro? Assolutissimamente. Sul superlativo di questo avverbio che già reca in sé l’idea dell’assoluto, preferisco non esprimermi.

 

 

 

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